Giorno per giorno – 11 Agosto 2009

Carissimi,

“In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: Chi dunque è più grande nel regno dei cieli? Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:  In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me” (Mt 18, 1-5). Si apre così quello che, nel Vangelo di Matteo, è comunemente chiamato il Discorso comunitario (o ecclesiastico). In esso l’evangelista riunisce i detti di Gesù che meglio definiscono i tratti caratteristici della sua comunità: luogo dell’accoglienza, della cura e del perdono. Il bambino è qui l’immagine dei più deboli, poveri, insignificanti, quelli che, qui, chiamiamo i “sem voz e sem vez”, senza voce e senza opportunità, o senza parola e senza diritti. Il regno di Dio è dove loro sono al centro delle nostre priorità. E la chiesa, se vuol essere sacramento del regno di Dio, è quella che si converte ad essi, di più, si identifica con essi. Chiesa povera, di poveri, per i poveri.

 

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Chiara d’Assisi, povera per essere libera; John Henry Newman, pastore buono che seppe andare controcorrente; Maurice Zundel, profeta della povertà di Dio; e Yves de Montcheuil, prete, resistente, martire.

        

11_CHIARA_D_ASSISI.JPGChiara Offreduccio, nata nel 1193, era figlia di una nobile famiglia d’Assisi. A 18 anni, ascoltando l’omelia del suo concittadino Francesco, fu spinta a seguire l’esempio dei “fratelli minori”, consacrandosi ad una vita di povertà. Lottando con determinazione contro l’opposizione dei familiari, assieme ad Agnese, sua sorella più giovane, e altre compagne, Chiara andò ad abitare nell’oratorio di san Damiano. Era l’inizio delle “povere dame”, che sceglievano di dedicarsi alla preghiera, ad assistere gli ammalati e ad aiutare poveri ed emarginati, adottando una regola di vita di estrema austerità e di assoluta povertà, individuale e collettiva. Chiara morì all’alba dell’11 agosto 1253. 

 

11_JOHN_HENRY_NEWMAN.JPGJohn Henry Newman era nato a Londra il 21 febbraio 1801 da John Newman e Jemima Fordrinier, entrambi appartenenti a famiglie di tradizione riformata. Battezzato nella chiesa anglicana, dopo gli studi a Oxford, fu, nel 1824, ordinato presbitero. Negli anni successivi, assieme ad altre figure di prestigio, diede vita al Movimento di Oxford, con il proposito di riformare la vita della Chiesa d’Inghilterra. Il 9 ottobre 1845, dopo un lungo periodo di riflessione, decise di passare alla Chiesa cattolica. Nel 1847, a Roma, fu ordinato presbitero nella congregazione dei preti dell’Oratorio di san Filippo Neri. Al tempo del Concilio Vaticano I (1869-1870), Newman giudicò inopportuna la definizione dell’infallibilità pontificia. Ma, quando, in Inghilterra, ci fu chi osservò che questo dogma rendeva i cattolici cittadini inaffidabili, affermò che in nessun modo l’obbedienza dovuta al papa, avrebbe minato il principio della responsabilità morale dell’individuo. La sua comprensione della storicità della dottrina, la sua difesa della laicità, il suo approccio non scolastico alla teologia, il suo spirito di tolleranza, la sua affermazione della separazione tra chiesa e stato, la sua celebrazione dei dirittti della coscienza, tutti questi valori concordano in profondità con la moderna sensibilità cattolica. Nominato cardinale nel 1879 da papa Leone XIII, morì ad Edgbastion l’11 agosto  1890.

 

11 MAURICE ZUNDEL.jpgMaurice Zundel era nato il 21 gennaio 1897 a Neuchâtel, in Svizzera. Una profonda esperienza mistica all’età di 14 anni gli farà percepire in Maria il sacramento dell’amore materno e verginale di Dio, che senza sosta dona, senza voler mai arrivare a  possedere l’altro. A questo e ad uno straordinario amore per i poveri comincerà da subito a conformare la sua vita. Entrato in seminario a Friburgo, fu ordinato sacerdote nel 1919, e, subito dopo, venne mandato come vicario nella parrocchia di san Giuseppe a Ginevra. Qui assunse subito posizioni coraggiose e innovatrici su temi ecclesiali, sociali ed economici, suscitando l’inevitabile ostilità degli ambienti più conservatori del clero. Fu così che il suo vescovo, mons. Besson, pensò bene di inviarlo a Roma, a riciclare la sua teologia nella facoltà tomista dell’Angelicum. Negli anni seguenti Zundel si recò, come predicatore itinerante, a Parigi, poi nuovamente in Svizzera, a Bruxelles, a Londra, al Cairo e a Beirut. Fu in quegli anni che Zundel scoprì la figura di Francesco d’Assisi e la sua povertà, che lo confermarono nella sua passione per uno stile di vita povero ed essenziale, e per la cura e l’attenzione nei confronti degli ultimi. Uomo di una curiosità insaziabile e di una cultura enciclopedica, prese l’abitudine di dormire tre ore per notte, studiando senza sosta per meglio comprendere il mondo. Nel 1972, Paolo VI lo chiamò in Vaticano a predicarvi il ritiro quaresimale. All’inizio del 1975 un’embolia lo rese muto fino alla morte, avvenuta il 10 agosto dello stesso anno.

 

11 Yves de Montcheuil.jpgYves de Montcheuil nacque nel 1900 a  Paimpol (Francia). A diciassette anni entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù e nel 1922, compiuto il servizio militare, cominciò i suoi studi di filosofia, dando in tal modo seguito al lungo processo di iniziazione che caratterizza questa famiglia religiosa. Completò la sua formazione con uno straordinario lavoro personale, approfondendo soprattutto la filosofia di Maurice Blondel, ma anche quella di Kant, Bergson e di altri, spesso piuttosto trascurati negli ambienti clericali. Questo gli consentì di acquisire una cultura di una tale varietà e apertura da sorprendere ogni volta i suoi uditori. A partire dal 1930 intraprese i suoi studi di teologia. Ordinato prete, nel 1936 fu nominato professore all’Institut Catholique di Parigi, dove dispensò un insegnamento solido, chiaro, senza artifici. Contemporaneamente prese a dedicare le sue cure pastorali a studenti, professori, gruppi di preghiera, nonché alla JOC e all’Azione cattolica femminile. Durante la guerra entrò in resistenza spirituale, partecipando attivamente all’elaborazione dei quaderni di “Témoignage chrétien”, denunciando apertamente l’antisemitismo come incompatibile con il cristianesimo, chiamando i cristiani a ridestare le loro coscienze e a non aver paura di testimoniare la loro fede. Nel 1944 si unì alle formazioni partigiane del Vercors. Dopo un attacco nazista, avendo scelto di restare in una grotta ad accudire i feriti, assieme a medici e infermieri, fu con questi  catturato, imprigionato a Grenoble e fucilato, la notte tra il 10 e l’11 agosto 1944. Dopo la guerra, il teologo e futuro cardinale De Lubac, che ne era stato amico e ammiratore, contribuì a farne conoscere il pensiero teologico, anticipatore di molte visioni del Concilio Vaticano II. Scrisse: “Una vita salvata da un gesto di viltà, è peggiore della morte, è al di sotto della morte”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Deuteronomio, cap.31, 1-8; Salmo (Dt 32, 3-12); Vangelo di Matteo, cap.18, 1-5. 10. 12-14.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

È tutto. Noi ci si congeda qui con una citazione tratta da un libro di Yves de Montcheuil, dal titolo “Problèmes de vie spirituelle” (Édiz. de l’Épi), che vi proponiamo come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Il primo lavoro, il lavoro fondamentale della nostra vita cristiana, è di lasciarci condurre in tutto dallo Spirito di Cristo. Non ci viene richiesta una tensione di noi stessi, ma un abbandono a questo impulso divino: abbandono che non è pigrizia o passività, nel senso in cui normalmente si usa questo termine. Si agitano in noi forze egoistiche ed oscure: quando la volontà cede, l’anima rimane in loro balia. Non dobbiamo perciò guidarci da noi, ma lasciarci condurre da Cristo. Da quali sentieri bisogna stare lontani e su quali invece bisogna camminare, per restare sotto la guida di Cristo? Per saperlo, non dobbiamo fidarci solo di una specie di illuminazione interiore. C’è una vita veramente umana, in cui possiamo contemplare, come in un modello perfetto, quel che deve essere la nostra condotta: è la vita di Cristo stesso. Egli ci mostra, con il suo esempio, ciò che è una vita umana sempre penetrata dallo Spirito. Non si tratterà senza dubbio di copiarla materialmente e banalmente, perché non ci troviamo proprio nelle stesse circostanze e, dal punto di vista esterno, il nostro compito non è lo stesso. Negli atti del Cristo però, come pure nelle sue parole, possiamo ritrovare i principi ohe ispirano l’azione, la scala dei valori che determina il suo atteggiamento e comanda le sue reazioni. Queste cose dobbiamo farle nostre, assimilandole progressivamente alla sostanza del nostro essere. Più lo faremo, più agiremo spontaneamente come il Cristo, più ci lasceremo guidare dallo Spirito, più saremo – nelle circostanze in cui Dio ci ha posti – altri Cristi, cioè cristiani. Perciò la meditazione del Vangelo non può essere un esercizio facoltativo: infatti chi vuole vivere la propria incorporazione al Cristo, deve necessariamente attingere a questa fonte. (Yves de Montcheuil, Problèmes de vie spirituelle).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 11 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-11T23:11:00+02:00da fraternidade
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