Giorno per giorno – 10 Agosto 2009

Carissimi,

“In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12, 24-25). Anche oggi lasciamo il Vangelo di Matteo per quello di Giovanni, a causa della memoria del giorno. È difficile prendere sul serio queste parole di Gesù, calarle davvero dentro la vita di ogni giorno. Perché comportano il saper morire. E noi si vuole vivere. Anche se, spesso, il “sentirsi vivi” che cerchiamo porta alla morte. A quella più vera, che è il nostro egoismo. Proprio oggi ci raggiunge attraverso gli spazi virtuali questa citazione di un maestro spirituale contemporaneo, l’Archimandrita Zacharias, tratta dal suo libro “The Enlargement of the Heart” (Mount Thabor Publishing): “Non dimenticate che è perché abbiamo timore della morte che pecchiamo. Il peccato regna nel mondo a causa della paura della morte. La paura della morte ci rende egoisti e faremmo di tutto per sopravvivere; e a causa di questo restiamo egoisticamente rinchiusi nel nostro “circuito chiuso”, ma tutto ciò che riusciamo a fare non è altro che aumentare la morte e il peccato. Perciò, la paura della morte ha fatto sì che il peccato regnasse nel mondo, e quando cerchiamo di sopravvivere a ogni costo, ci creiamo dei sostegni falsi al fine di resistere alla morte ma finiamo per intrappolarci sempre più nei suoi denti”. Il peccato, dicevamo in un recente incontro alla chácara di recupero, consiste solo in un errore di indirizzo nella ricerca della felicità. Il martirio, allora, per noi non è altro che recuperare l’indirizzo esatto. Che ce lo fornisce Lui. Ogni altra scelta produce solo tristezza con un’aggiunta, al più, di una pennellata di ipocrisia.       

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di due martiri: Lorenzo, diacono della chiesa di Roma, e Tito de Alencar Lima, frate domenicano del Brasile.

             

10_LOUREN_O.JPGLorenzo soffrì il martirio durante la persecuzione di Valeriano. Era il primo dei sette diaconi della Chiesa di Roma. Ricopriva un ruolo di rilievo nello svolgimento degli uffici ecclesiastici. Come diacono, Lorenzo era incaricato di assistere il papa nelle celebrazioni, amministrava i beni della Chiesa, provvedeva alle necessità dei poveri, degli orfani e delle vedove, dirigeva la costruzione dei cimiteri. Fu giustiziato con il papa Sisto II e i suoi collaboratori, il 7 agosto dell’anno 258.  Una tradizione, registrata un secolo più tardi dal vescovo di Milano, Ambrogio, asserisce che fu bruciato vivo su una graticola.

 

10_FREI_TITO.GIFTito de Alencar Lima  era nato a  Fortaleza, nel Ceará (Brasile), il 14 settembre 1945, da  Isaura Alencar Lima e Idelfonso Rodrigues Lima.  Dirigente regionale della Gioventù Studentesca Cattolica (ala giovanile dell’Azione Cattolica), partecipò nel 1964 alle prime manifestazioni studentesche contro la dittatura militare. Nel 1966, a Belo Horizonte, entrò nel noviziato dell’ ordine domenicano e il 10 febbraio 1967 fece la sua prima professione religiosa e si trasferì a São Paulo, per continuarvi gli studi. Il 4 novembre 1969 fu arrestato assieme a frei Betto, frei Fernando, frei Ivo e altri, accusati di sovversione e nelle settimane che seguirono fu torturato brutalmente dalla squadraccia agli ordini del delegato Sérgio Paranhos Fleury, capo del Dipartimento per l’Ordine Politico e Sociale (DOPS). Trasferito al Presidio Tiradentes, il 17 dicembre fu portato alla sede dell’Operazione Bandeirantes, dove il capitano Maurício Lopes Lima, gli disse: “Adesso conoscerai la succursale dell’inferno”. E così fu. Fu torturato per due giorni. Appeso al “pau-de-arara”, ricevette scariche elettriche alla testa, agli organi genitali, alle mani e ai piedi, pugni, bastonate e bruciature di sigaretta su tutto il corpo. Il capitano Albernaz sadicamente gli ordinò di aprire la bocca per ricevere l’ostia consacrata, e gli introdusse un filo elettrico che gli bruciò la bocca al punto di impedirgli di parlare. Nel gennaio 1971, incluso nel gruppo di prigionieri politici scambiati con l’ambasciatore svizzero, Giovanni Enrico Bücker, sequestrato dall’APR (Avanguardia Popolare Rivoluzionaria), fu mandato prima in Cile, poi a Roma e, infine, a Lione, in Francia. La piaga aperta dalla tortura psicologica non l’avrebbe, tuttavia, mai abbandonato. E con essa l’immagine del delegato Fleury che continuò ad accusarlo, dargli ordini, minacciarlo, accompagnarlo come un’ombra nel suo esilio in Cile e il Francia. Riuscì a liberarsene solo quando s’impiccò ad un albero, a vent’otto anni, in un pomeriggio torrido d’agosto, nella campagna francese. In quel 10 agosto 1974, Tito risuscitò alla vita, incontrando l’abbraccio amoroso del Padre. Il card. Paulo Evaristo Arns, ne accolse solennemente le spoglie nella cattedrale di São Paulo, il 25 marzo 1983. 

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria del Martire Lorenzo e sono tratti da:

2ª Lettera ai Corinzi, cap. 9,6-10; Salmo 112; Vangelo di Giovanni, cap. 12,24-26.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Oggi Dayane, la nostra Dayane, si è trasferita a Carmo do Rio Verde, dove frequenterà, la mattina, un Corso tecnico di Agropecuaria, e la sera la Facoltà di Informatica. Noi la vedremo solo di tanto in tanto. E la Comunità ne sentirà la mancanza. Rafael, sempre oggi, ha cominciato a lavorare al Frigo Estrela, un centro di macellazione e commercializzazione di carni, a venti chilometri da qui. Levataccia ogni mattina, alle quattro. Ma gli farà bene. Dei nostri, Cida e dona Maria hanno problemi di salute, come anche una nipote di Arcelina, che è ricoverata da alcuni giorni in terapia intensiva. Gerson è partito per una breve vacanza [che è sempre di lavoro] in famiglia. Degli amici di lì, ricordiamo soprattutto Giusi, Luigi e Bruna, che attraversano situazioni difficili. Metteteli tutti, anche voi, nella vostra preghiera.

 

Di Fr. Fernando, Fr. Ivo, Fr. Betto, compagni di prigionia di frei Tito Alencar Lima, era uscito, trent’anni fa, un bell’epistolario dal titolo  O Canto na Fogueira, Cartas de três dominicanos quando em cárcere político” (Vozes). Da esso prendiamo il brano di una lettera che, nel congedarci, vi proponiamo come nostro 

 

PENSIERO DEL GIORNO

L’esperienza della prigione è stata per noi questo: l’esperienza dell’insicurezza, del sentirsi mancare la terra sotto i piedi, dell’incertezza del domani, dello spogliamento. Come tutto questo genera libertà! Poco a poco, ciò che  resta siamo noi stessi, noi e la nostra fermezza interiore, la nostra speranza, il nostro amore. Lá fuori, senza dubbio, il Vangelo ci diceva molto. Ma è impressionante come esso si sia chiarito a partire dalla prigione. Abbiamo scoperto che la croce non era riservata solo a Cristo, né solo ai martiri; essa poteva raggiungere anche noi, ci raggiungeva. E non in una visione intimista del “rassegnati e porta la tua croce”, ma in una visione oggettiva: “se testimonierai la verità, passerai per quello che ho passato io”, “se sarai libero, sopporterai ciò che ho sopportato”. Ciò che era centrale nella vita di Cristo – Passione, Morte, Risurrezione – è diventato palpabile per noi. Abbiamo sentito chiaramente che la morte non sarebbe stata la fine, sarebbe stata un seme. Concretamente, “essi possono uccidere il corpo, ma non possono fare niente di più”. Ed è una morte significativa, che genera vita, illumina attorno a sé. Non è una morte che causa tristezza, è una morte che incoraggia, dà forza, comunica speranza, risuscita coloro che sono caduti. (Fr. Fernando, Fr. Ivo, Fr. Betto, O Canto na Fogueira).    

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-10T23:22:00+02:00da fraternidade
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