Giorno per giorno – 29 Luglio 2009

Carissimi,

“Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti” (Lc 10, 38-40). Quella casa di Betania era probabilmente il luogo in cui, a Gesù, quando si recava nella Città santa, piaceva sostare, riposare e farsi coccolare. Quella casa è, perciò, come si dovrebbe essere noi. Una comunità la cui vita è scandita dai molti servizi e dall’ascolto della Parola. “Servire” è l’atteggiamento proprio di Gesù ed è perciò anche quello che deve caratterizzare i suoi discepoli. Marta, allora, ne è in qualche modo l’immagine adulta. Ma, come capita spesso agli adulti, è impaziente rispetto ai tempi degli altri, i più giovani (in questo caso, Maria). Ed in questo sbaglia. Perché, ci dicevamo stasera nella chiesetta dell’Aparecida, se il servizio cresce sull’ascolto della Parola, durerà. Diversamente, dopo i primi entusiasmi, (come insegna l’esperienza), ci si stanca presto e si va via. Marta deve essersi dimenticata quanto tempo ha dedicato all’ascolto di Lui, prima di arrivare a servire come sa fare lei. In questo senso, lei rappresenta il futuro di Maria, o questa il passato di Marta.      

 

Il Vangelo di oggi è giustificato dalla memoria di Marta, Maria e Lazzaro, amici e ospiti del Signore; cui noi aggiungiamo quella di William Wilberforce, politico abolizionista, e quella di Yves Lescanne, amico dei “nanga mbôkô”, martire della strada, in Camerun.

 

29 MARTA MARIA LAZZARO.jpgMarta, Maria e Lazzaro erano i tre fratelli di Betania, a cui, secondo il Vangelo, Gesù voleva molto bene (cf Gv 11,5) e nella cui casa il Maestro soleva ospitarsi (cf Lc 10,38ss.): esempio di fede, di accoglienza pronta, di servizio generoso, di disponibilità all’ascolto. Sant’Agostino, parlando di loro, scrisse: “Nessuno di voi dica: Beati quanti ebbero la sorte di ospitare il Signore in casa loro […], perché, di fatto, voi potete avere un uguale  privilegio, dato che lo stesso Signore affermò: – Ogni volta che farete ciò ad uno dei più piccoli tra i miei fratelli, è a me che l’avrete fatto” (Agostino, Discorso 103).

 

29 William-Wilberforce.jpgWilliam Wilberforce era nato il 24 agosto 1759 a Hull, in Inghilterra nella famiglia del ricco commerciante Robert Wilberforce. Rimase orfano di padre all’età di nove anni e, diciassettenne, fu inviato a studiare al St. John’s College a  Cambridge. Dove però, agli studi seri, preferì di gran lunga l’allegro e dissipato mondo che gli si offriva fuori dalle mura. Senza tuttavia particolari eccessi, tanto che riuscì, bene o male, a laurearsi. Non avendo granché voglia di seguire le orme paterne, quasi per scherzo decise di darsi alla politica. Fu così che, nel 1780 a soli ventun anni, si candidò e fu eletto alla Camera dei Comuni. Quello scherzo si sarebbe tradotto poi in serio impegno politico e sarebbe durato cinquant’anni. Il 15 aprile 1797, conobbe Barbara Ann Spooner, e la sposò sei settimane più tardi. Insieme ebbero sei figli. Nel frattempo, la sua vita di fede aveva conosciuto una svolta decisiva. Era successo che, dopo aver trascorso la sua giovinezza senza particolari interessi in materia di religione, durante un viaggio in Francia e in Italia con Isaac Milner, suo antico compagno di università, prese a leggere la Bibbia e a trovar tempo per la preghiera. Sicché al ritorno in patria, nel 1785, maturò la decisione di un cambiamento radicale nella sua vita, che ebbe riflessi profondi anche nella sua attività politica. Nel 1787 presentò alla Camera dei Comuni una mozione per l’abolizione del commercio degli schiavi. La battaglia sarebbe durata vent’anni, ma la sua costanza fu premiata: il 25 marzo 1807 lo Slave Trade Act entrò in vigore. Certo, abolito il commercio, restava però la schiavitù. E Wilberforce continuò per molti anni le sue campagne, volte ad eliminarla. IL 26 luglio 1833, già sul letto di morte, ebbe la gioia di sapere approvata la legge che l’aboliva definitivamente. Dopo tre giorni, la mattina del 29 luglio, William Wilberforce si spense.

 

29 Piccoli fratelli del Vangelo.jpgDi Yves Lescanne sappiamo solo che era nato in Gironda, il 20 marzo 1940, ed era un “piccolo fratello del Vangelo”, la stessa famiglia di Carlo Carretto, di Arturo Paoli e dei nostri amici Yves, Gianluca, Alberto, Franco e Gabriele, della fraternità di Spello. Che ha le sue radici nella spiritualità di Charles de Foucauld. Yves viveva in Camerun, dove a partire dagli anni 70 aveva cominciato a occuparsi dei “nanga mbôkô”, i ragazzi di strada di Yaoundé, poi dei minori in carcere e di quelli che, scontata la pena, ne uscivano. Aveva così posto le basi della missione di quella fraternità. Quanti erano ragazzini allora lo ricordano duro e determinato a difenderli, ad aiutarli a ritrovare dignità e speranza, fino a rischiare spesso la vita per loro. Confidò una volta: “Forse soffriamo più noi a generare questi figli dal nostro cuore che le loro mamme dal ventre”. E ancora: “Questi problemi si risolvono in ginocchio”. Fu ucciso a colpi di scure la notte del 29 luglio 2002, a Maroua, nell’estremo nord del Camerun, da uno dei “nanga mbôkô” che la comunità aveva aiutato a trovare un lavoro, ma che poi aveva preso altre strade.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria che celebriamo e sono tratti da:

1ª Lettera di Giovanni, cap.4,7-16; Salmo 34; Vangelo di Giovanni, cap.11, 19-27.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

 

Stasera, al tramanto, i nostri fratelli ebrei entrano in Tisha beAv, una ricorrenza triste, caratterizzata dal lutto e dal digiuno. Su cui ci diffonderemo maggiormente domani. Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di alcuni stralci di un sermone di S. Agostino, centrato sul Vangelo che abbiamo meditato. Lo troviamo nel Lectionnaire dell’Abbazia di Cîteaux  ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Marta e Maria erano sorelle, accomunate non solo dal sangue ma anche dalla pietà. Ugualmente affezionate al Signore, si erano poste entrambe al suo servizio durante la sua vita terrena. Marta lo accolse come si accolgono in genere i viandanti. Tuttavia era una serva che riceveva il suo Padrone, una malata il suo Salvatore, una creatura il suo Creatore. Lo ricevette, e, nutrendolo nella sua carne, ne veniva nutrita nello spirito. […] Marta, preparando il pasto del Signore, era occupata in molti servizi. Maria, sua sorella, scelse invece di essere alimentata dal Signore. Lascia, per così dire, la sorella a prendersi cura di molte cose, e si siede ai piedi del Signore, tranquillamente, in ascolto della sua parola. Ora, le due attitudini erano entrambe buone, ma, diremmo noi, qual era la migliore? […] Il Signore disse a Marta: “Maria si è scelta la parte migliore”. Non dice, Marta, che la tua è cattiva, ma che quella di Maria è migliore. Ecco per te, Marta, una parola lusinghiera. Tu sei benedetta nel tuo buon servizio, e la tua fatica riceverà il riposo come ricompensa. Ora sei impegnata in molti servizi; vuoi nutrire dei corpi mortali, per quanto si tratti di corpi di santi. Ma quando sarai giunta nella patria, vi troverai forse un qualche ospite da accogliere, un affamato a cui spezzare il pane, un assetato a cui dare da bere, un malato da visitare, un attaccabrighe da riconciliare, un morto da seppellire? No, là non ci sarà nulla di tutto questo. Ma, che cosa ci sarà? Ciò che Maria ha scelto; lassù saremo alimentati senza dover alimentare. Lassù si compierà pienamente e perfettamente ciò che Maria ha scelto quaggiù: di questa mensa opulenta della Parola del Signore, ella raccoglieva le briciole. Vuoi sapere cosa succederà lassù? Il Signore stesso lo disse a proposito dei suoi servitori: “In verità vi dico, il padrone li farà sedere alla sua tavola e li servirà”. Essere seduti alla sua tavola, non è forse riposarsi? (Saint Augustin, Sermon 103).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Luglio 2009ultima modifica: 2009-07-29T23:11:00+02:00da fraternidade
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