Giorno per giorno – 25 Luglio 2009

Carissimi,

“Allora si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: Che cosa vuoi? Gli rispose: Di’ che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno. Rispose Gesù: Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere? Gli dicono: Lo possiamo” (Mt 20, 20-22).  La memoria dell’apostolo Giacomo ci distoglie dalla sequenza dei Vangeli che stiamo leggendo in questi giorni e ci propone questo brano che ha come protagonisti i due “figli del tuono” com’erano soprannominati i due fratelli Giacomo e Giovanni, i quali erano, assieme a Simon Pietro,  gli amici più intimi del Signore. E tuttavia, o forse proprio per questo, così deboli. Scriverà di loro Agostino: “Quei discepoli che volevano sedersi uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra, cercavano anch’essi la gloria; miravano alla meta, ma non vedevano la via; il Signore li richiamò alla via, onde potessero con sicurezza raggiungere la patria. Eccelsa è la patria, umile è la via. La patria è la vita di Cristo, la via è la sua morte; la patria è lassù ove Cristo dimora presso il Padre, la via è la sua passione. Chi ricusa la via, non cerca la patria”. Ancora una volta è il nostro modello di chiesa – e di essere nella chiesa e nel mondo – che viene questionato. Qual è l’obiettivo che ci muove? La nostra affermazione, il nostro personale successo, la prosperità della nostra famiglia (del nostro Paese, della nostra chiesa) o la vita in abbondanza per tutti,  a costo, ogni volta che si renda necessario,  del nostro personale sacrificio? “Voi non sapete quello che chiedete”. Sì, succede a volte che si sia convinti di seguire Gesù, mentre seguiamo altro. Per esempio, l’idea che ce ne siamo fatti, perfettamente funzionale ai nostri interessi. E Lui, imperturbabile, ad additarci la Croce: Non c’è altra strada, ragazzo(a) mio(a)! 

 

Oggi la Chiesa fa memoria di Giacomo figlio di Zebedeo, apostolo; di Tommaso da Kempis, maestro spirituale; e di Jose Othmaro Caceres e 13 compagni, martiri in El Salvador.

 

25 San Giacomo.jpgGiacomo, figlio di Zebedeo e di Salomè, fratello di Giovanni, fu chiamato con quest’ultimo al seguito di Gesù, mentre stavano nella barca da pesca con il padre. Si deve forse al carattere impulsivo dei due fratelli il soprannome che si guadagnarono di “figli del tuono”. E questo contribuisce a renderceli simpatici! Lui, Giovanni e Simon Pietro formavano il gruppo degli amici più stretti di Gesù, presenti nei momenti cruciali del suo ministero (Mt 17,1; 26,37; Mc 5, 37; 13, 33). Come e forse più degli altri discepoli, anche Giacomo e Giovanni non avevano capito bene la missione di Gesù, e il Vangelo ci testimonia qualche loro ambizione di troppo (cf Mc 10, 35 ss), che il Maestro fu costretto a  censurare. Ma, devono aver appreso la lezione. Giacomo sarà il primo degli apostoli a subire il martirio, sotto Erode Agrippa, nel 42 d.C. (cf At 12,2). Giovanni, secondo la tradizione, sarà invece l’ultimo a morire, sul finire del I secolo.

 

25 Thomas_Kempis.jpgThomas Hammerken (più noto come Tommaso da Kempis) nacque, verso il 1380, a Kempen, cittadina situata tra Krefeld and Venlo, sul confine tedesco-olandese, secondogenito del fabbroferraio Johann Hemerken e di Gertrud Kuyt. Educato nella scuola dei Fratelli della Vita comune, entrò, nel 1399, nel monastero agostiniano di Agnetenberg, nei pressi di Zwolle (Olanda), da poco fondato e di cui era priore il fratello maggiore, Johann. Nel 1406 cominciò il suo noviziato e il 12 aprile 1412 fu ordinato sacerdote. Salvo un breve periodo, tra il 1429 e 1432 (in cui l’intera comunità dovette trasferirsi), Thomas non lasciò mai il convento, dove si dedicò alla stesura di testi spirituali, che avrebbero segnato la sua epoca e quelle successive, e dove morì, più che novantenne, il 25 luglio 1471.

 

25 JOSE OTHMARO CACERES.jpgJosé Othmaro era seminarista ed era appena tornato da Guadalajara, in Messico, dove studiava. Aspettava il giorno della sua ordinazione sacerdotale. La mattina del 25 luglio 1980 si riunì con alcuni amici nella cappella in costruzione nel cantón Platanares di Suchitoto, dipartimento di Cuscatlán, a 47 chilometri da San Salvador. Volevano mostrargli lo stato di avanzamento dei lavori. In quel momento giunsero sul posto quattro camion carichi di guardie nazionali, di soldati e di integranti della “difesa civile”. Furono tutti assassinati a colpi di arma da fuoco. Al cadavere di Othmaro staccarono la testa a colpi di machete.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria dell’Apostolo Giacomo  e sono tratti da:

2ª Lettera ai Corinzi, cap.4, 7-15; Salmo 126; Vangelo di Matteo, cap.20, 20-28.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Ogni anno, per tre giorni, nell’anniversario della fondazione della città, Goiás torna ad essere la capitale del nostro Stato, com’era prima del 1937, quando passò la staffetta a Goiânia, creata ad hoc quattro anni prima. L’attuale governatore, Alcides Rodrigues Filho si è premurato di dichiarare: “Se l’atto di trasferimento è simbolico, esprime però la nostra volontà di prenderci cura della Città di Goiás, come nostra antica madre”. E come succede con ogni vecchia madre [magari confinata in un ospizio], con il figlio che se ne ricorda solo per il compleanno, anche Goiás accetta di credergli. O di far finta di credergli. Se, comunque, noi, oggi, ricordiamo la circostanza, è anche perché, quest’anno, nel numero dei nuovi commendatori al merito dell’Ordine dell’Anhanguera, figurano la nostra amica Norma, per il suo lavoro con la Chácara Paraíso, Pio e Robson, per la Vila Esperança e il Pr. Raimundo, per il Projeto Crescer. A dire il vero, non sappiamo mica molto cosa significhi e a cosa serva una commenda. Ma, il merito, in ogni modo, c’è stato.   

 

Di Nicetas David, monaco e vescovo del IX secolo, originario della Paflagonia, antica regione dell’Asia Minore centrosettentrionale, che si stendeva sulle rive del Ponto Eusino (Mar Nero), ci sono stati conservati circa cinquanta “Discorsi”, su diverse figure di santi. Nel  lezionario dell’Abbazia di Citeux troviamo il panegirico da lui dedicato alla figura dell’apostolo Giacomo. Scegliamo, nel congedarci, di proporvene un brano come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Giacomo e Giovanni erano fratelli, frateli di sangue e fratelli nella fede: entrambi figli di Zebedeo sulla terra, entrambi figli di Dio in cielo. Solo i loro nomi li distinguono, dato che la loro azione li unisce strettamente: uguali di cuore, uguali nella grazia, uguali nella forza e nella familiarità con Dio. Unico è il Signore in cui credono e che contemplano, che adorano e che servono; unica è la loro chiamata, unico il loro proposito, unica la loro speranza, unico il loro battesimo. Tutti è due hanno un solo sentimento nella conoscenza del Padre, un solo sentimento nell’amore del Figlio unico e nell’obbedienza e sottomissione allo Spirito Santo. È per questo che i due sono chiamati Figli del Tuono da colui che è la Verità, perché è in un solo Spirito che essi sono stati preparati per proclamare la grande voce del Vangelo. Ora tu, Giacomo, santissimo e ammirevolissimo discepolo di Cristo, assistimi oggi: Tu hai contemplato le meraviglie del Verbo divino, tu hai compiuto la sua opera: tu sei stato iniziato alle parole ineffabili e le hai poi spiegate nei tuoi discorsi. […] Salve, tu che, secondo la tua promessa, hai bevuto il calice di Cristo prima dei tuoi compagni, tu che sei stato battezzato con il battesimo della salvezza, coronato in tal modo, doppiamente, dall’apostolato e dal martirio. […] Rallegrati: quando eri giovane, domandavi il primo posto in un regno terreno; divenuto uomo, sei stato giudicato degno del primo seggio accanto al Signore della Gloria. Rallegrati: tu hai visto coi tuoi occhi il Verbo e l’hai contemplato, perché invece di pesci, tu hai pescato uomini; tu hai scambiato il desiderio di un regno terreno con quello del Regno dei cieli, un’eredità effimera con l’eredità perfetta, i beni passeggeri con quelli duraturi: i beni celesti che non vengono mai meno. (Nicetas David, Discours V).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 25 Luglio 2009ultima modifica: 2009-07-25T23:07:00+02:00da fraternidade
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