Giorno per giorno – 15 Luglio 2009

Carissimi,

“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Mt 11, 25-26). Come reagisce la gente alla missione di Gesù? Chi é in grado, per davvero, di intenderlo, accoglierlo, seguirlo? I capitoli 11 e 12 di Matteo, che vengono subito dopo il Discorso missionario, rappresentano una sorta di riepilogo delle prese di posizione che accompagnano l’attività di Gesù. E perciò anche quella dei suoi discepoli (se e quando sono davvero tali). Bisogna confessare che non è semplice credere a Gesù. La sua “pretesa” suonerebbe (anzi, suona) eccessiva anche ai nostri giorni. Soprattutto per preti, religiosi e dintorni. Perché, Lui non è funzionale alla religione. È funzionale, invece, alla vita dei suoi figli e figlie. Ora, persino uno, certo in buona fede, come Giovanni Battista, qualche dubbio ce l’ha avuto (Mt 11, 3). Ed è comprensibile allora che, quando Gesù si eclissa all’orizzonte, la tentazione delle Chiese sia di modificarne un po’ (magari tanto) la fisionomia e il messaggio. È per questo che Matteo decide di mettere per iscritto ciò che può servire ai suoi per non cadere nel tranello. Di chi si sia già fatto le ossa, abbia magari accumulato un po’ di potere, pensi di capirne un po’ più degli altri, perché, lui, ha studiato. Magari teologia. Cioè è uno che, in teoria, deve sapere tutto di Dio. Il primo teologo (a modo suo, naturalmente) è stato (lo è ancora) il serpente del racconto di Genesi, che ci ha presentato un immagine di Dio, che è l’esatto contrario di quello che Lui è e vuol continuare ad essere: il nostro Abba (lo mettiamo in aramaico, perché ci si ha ancora una certa vergogna a dirlo semplicemente “babbo” o “papà”). Che solo i “piccoli” riescono a capire. Gli altri possono pure scordarselo. A meno che. Noi questo Vangelo ce lo siamo ascoltati nel Santuario del Divino Padre Eterno, a Trindade, stamattina, con gli amici e amiche di Fé e Luz. Che sono ancora più piccoli dei piccoli. E non c’è stato davvero bisogno di nessuna spiegazione. Solo avremmo avuto voglia di metterci a ballare con Lui e gridare: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra” (Lui, proprio Lui, niente meno che Lui!), perché ti sei rivelato a questi piccoli! (A questi, proprio a questi!).      

 

Oggi il nostro calendario ecumenico ci ricorda Bonaventura di Bagnoregio, mistico, teologo e pastore della Chiesa,  Rodolfo Lunkenbein e Simão, martiri della Chiesa della camminata, qui in Brasile; e i Martiri ebrei e musulmani della Prima Crociata a Gerusalemme.

 

15_BONAVENTURA.JPGGiovanni Fidanza (che assumerà più tardi il nome di Bonaventura) nacque a Civita di Bagnoregio (Viterbo), nel 1217. Entrato a 22 anni nell’ordine dei frati minori, fu per molto tempo professore all’Università di Parigi. Eletto ministro generale dell’Ordine, riusci a conciliare le esigenze di una vita evangelica con il minimo di strutture necessarie ad una famiglia religiosa in espansione. Eletto cardinale e vescovo di Albano, ricevette, assieme a Tommaso d’Aquino, l’incarico di preparare il Concilio di Lione nel 1274. Egli pose al centro della vita cristiana la stessa vita storica di Gesù, individuandone il centro nella sua passione e a morte per amore.  La frase, forse, più bella che ricordiamo di lui, è quella che rivolse a frate Egidio, il discepolo di Francesco, che gli chiedeva come avrebbe potuto salvarsi lui che non sapeva nulla di teologia: “Se Dio dà all’uomo soltanto la grazia di poterlo amare, questo basta… Una vecchierella può amare Dio anche più di un maestro di teologia”. Noi si sarebbe stati portati a dire: più di qualunque maestro di teologia. Morì il 15 luglio del 1274.

 

15 RODOLFO LUNKENBEIN.jpgRodolfo Lunkenbein era nato il 1o di aprile 1939, a Doringstadt (Germania). Divenuto salesiano andò a vivere tra gli indios bororo, nel Mato Grosso. Fu assassinato il 15 luglio 1976, quando il villaggio fu attaccato  da un gruppo di 60 latifondisti armati, che intendevano vendicarsi con gli indigeni per problemi legati alla terra. Assieme a padre Rodolfo, fu assassinato il cacicco Simão e feriti molti altri. Rodolfo, vivendo in mezzo agli indios, cercò con loro di riscattare la speranza di vita della tribù. Di fatto, prima del suo arrivo nel villaggio, le donne bororo avevano deciso di non procreare più, decretando così l’estinzione della tribù. Erano già sei anni che non nasceva un bambino. Quando, tuttavia, furono celebrate le esequie di Rodolfo e dell’indio Simão, si potevano già contare numerosi bambini.

 

15 Massacri di Gerusalemme.gifIl 15 luglio 1099, Goffredo di Buglione con l’esercito crociato entrava vittorioso in Gerusalemme. In tre giorni, secondo le cronache del tempo, circa settantamila tra ebrei e musulmani furono massacrati o catturati e venduti come schiavi in Italia. Un testimone oculare, Raimondo di Aguilers, testimone oculare scriverà: “Si vedevano mucchi di teste, di mani, di piedi. Nel Tempio e nel portico di Salomone si cavalcava nel sangue fino alle ginocchia e alle briglie”. Cinque mesi dopo il massacro, in città vi erano ancora cadaveri da bruciare.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dell’Esodo, cap.3, 1-6. 9-12; Salmo 103; Vangelo di Matteo, cap.11, 25-27.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

 

È tutto. Noi si va a dormire, anche perché dopo il viaggio di oggi, si è proprio un po’ stancamente beati. No, beatamente stanchi. Così, augurandovi buona notte, ci congediamo, offrendovi come ultima lettura un brano di san Bonaventura, tratto dal suo L’Arbre de Vie” (Les Editions Franciscaines). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Rifletti attentamente, tu che sei stato riscattato, chi è colui che è appeso alla croce per te, qual è la sua grandezza, qual è la sua santità, lui, la cui morte restituisce la vita a quanti sono morti, lui il cui trapasso getta nel lutto il cielo e la terra e fa frantumare le pietre più dure. Perché dal fianco di Cristo, addormentato sulla croce, sorgesse la Chiesa e perché si compisse la parola della Scrittura: “Contempleranno colui che hanno trafitto”, la sapienza divina ha voluto che la lancia di un soldato aprisse e trafiggesse questo fianco. Ne sgorgò sangue ed acqua, ed era il prezzo della nostra salvezza a scorrere così. Scaturito dalla sua fonte, cioè del più profondo del cuore di Cristo, esso dà ai sacramenti della chiesa il potere di conferire la vita della grazia e, a quanti hanno già in loro la vita di Cristo, dà a bere quest’acqua viva che scaturisce per la vita eterna. In piedi! Tu che sei amato da Cristo, sii dunque come la colomba che fa il suo nido sul bordo dell’abisso. E là, come l’uccello che ha trovato un nido, non allentare mai la tua vigilanza; vai là, come la tortora, vai a nascondere i figli del tuo amore casto, e avvicina le labbra a questa ferita per attingere l’acqua alla fonte del Salvatore. È là che si trova la sorgente che zampillava in mezzo al Paradiso e che, dividendosi in quattro corsi, sparsa poi nei cuori amanti, bagna e feconda la terra intera. A questa fonte di vita e di luce, accorri dunque, animato da un desiderio bruciante, tu, chiunque sia, che ti sei donato a Dio; e con tutta la tua forza, dal più profondo del cuore, grida verso lui: O bellezza ineffabile dell’Altissimo Dio, bagliore purissimo dell’eterna luce, vita che comunica vita a tutti i viventi, luce che dona il suo fulgore ad ogni luce! Sei tu che conservi nel loro immutabile splendore e nella loro diversità gli astri che brillano, fin dalla prima aurora, davanti al trono della tua divinità! O zampillare eterno e inaccessibile di questa fonte nascosta a tutti gli sguardi umani, piena di luce e di dolcezza! Profondità senza fondo, altezza illimitata, grandezza incommensurable e purezza inviolabile! È da te che scorre questo fiume che rallegra la città di Dio ed è grazie a te che, in tono di acclamazione e azione di grazia, possiamo cantarti l’inno di lode. Infatti, per esperienza possiamo testimoniare che in te è la fonte della vita, e che con la tua luce, noi vedremo la luce. (Saint Bonaventure, L’Arbre de Vie).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 15 Luglio 2009ultima modifica: 2009-07-15T23:31:00+02:00da fraternidade
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