Giorno per giorno – 29 Giugno 2009

Carissimi,

“Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all’altra riva” (Mt 8, 18). Curioso come Gesù rifugga dalle grandi folle. Forse perché impediscono incontri ravvicinati e personali, gli sguardi che si incontrano, le risposte che, a quel punto, non si può evitare di dare. Noi si preferisce la folla da stadio: olè, oh oh, olè ah ah! E poi, tutti a casa e chi si è visto si è visto. Anche le chiese spesso cadono in questo tranello. Si guarda con sospetto e con segreta invidia ai templi dei vicini che si riempiono e si cerca di escogitare qualche stratagemma, magari non proprio per rubare le pecorelle a loro, ma almeno per attirare quelle senza pastore. Entrando così nella concorrenza e fare la nostra bella figura. E, in questo caso, gregoriano o rock, organo o chitarre, silenzio o caciara, travestimenti dorati o proprio nulla, danzando o fermi impalati, nella lingua con cui si mangia o in latino, tutto serve. O, più probabilmente, tutto a nulla serve. Perché ci siamo persi il più importante. Che è l’incontro con Lui. Nel Vangelo di oggi, mentre Gesù sta per salire in barca con i discepoli, che non avevano ancora inventato la talare, né il saio, né il clergy-man, perché non avevano problemi d’identità, ma erano vestiti come comuni povericristi; beh, mentre Gesù sta per salire in barca, ecco che, uno dopo l’altro, due si staccano dalla folla, per dirgli: voglio anch’io venire con te. Ah, che miracolo, ogni volta! A Gesù veniva il groppo in gola quando sentiva cose del genere. Però, non può fare a meno di dire (lo dice anche a noi): guarda che ti metti in un guaio. Non avrai più dove, né quando riposare! E dovrai scordarti della tua casa, di tuo padre, di ogni altra cosa, essere libero da tutto, persino dalla religione, persino, sto bestemmiando, dai precetti del buon Dio, per seguire me. Io, no, non io, ma il Regno, il Regno esige tutto.  Noi non sappiamo se i due se la siano sentita di seguirlo lì per lì. Forse ci avranno fatto un pensiero. Come anche noi, ce lo facciamo sempre. Solo che nel frattempo perdiamo il treno. Cioè, la barca. Cioè, l’occasione di andare e stare con Lui.

 

29 PEDRO E PAULO.jpgDi due che, invece, su quella barca, in tempi diversi, ci sono saliti, la  Chiesa fa oggi  memoria. Sono le sue due colonne: gli Apostoli Pietro e Paolo.

 

Simone (chiamato Pietro, ovvero Roccia), figlio di un certo Giona, (cf Mt 16,17), fratello di Andrea, (Mt 10,12) e, come questi, pescatore, era, con Giacomo e Giovanni, uno dei discepoli prediletti di Gesù (Mc 5,37; 9,2; 14,33), che, per altro,  al momento decisivo, rinnegò (Mc 14,66-72). Fu uno dei primi testimoni della Resurrezione. Dopo la morte di Gesù, divenne figura di riferimento della giovane comunità di Gerusalemme. Una tradizione credibile afferma che morì martire a Roma, durante la persecuzione di Nerone (64-67).       

 

L’ebreo Saulo, (con il nome romano di Paolo), nacque a Tarso, in Cilicia, si recò a Gerusalemme dove per alcuni anni, alla scuola di Gamaliele, studiò la Scrittura, diventando uno zelante fariseo. Persecutore dei cristiani, fu raggiunto dal Signore che lo chiamò a diventare “servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per portare coloro che Dio ha scelti alla fede a alla conoscenza della verità” (Tt 1,1). Partendo da Antiochia di Siria, organizzò, prima con Barnaba, poi con Sila e Timoteo, tre grandi spedizioni missionarie, con l’obiettivo di annunciare il Vangelo ai pagani, fondando numerose comunità cristiane, che, successivamente contribuì a consolidare, visitandole personalmente o inviando loro le sue lettere pastorali. Prima di morire martire a Roma (probabilmente nell’anno 67), potè confessare (secondo la testimonianza dell’autore della lettera a Timoteo): “Ho combattuto la buona battaglia, sono arrivato fino al termine della mia corsa e ho conservato la fede” (2 Tm 4, 7 ).

 

Dato che per noi, qui in Brasile, la celebrazione liturgica dei santi Pietro e Paolo è stata anticipata a ieri, i testi proposti oggi alla nostra riflessione sono quelli del Tempo Comune e sono tratti da:

Libro della Genesi, cap.18, 16-33; Salmo 104; Vangelo di Matteo, cap.8, 18-22.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Paolo, lo conosciamo poco in tanti. Nonostante la sua importanza nella storia della fede e della comunità cristiana. Forse, l’Anno Paolino che si è appena concluso sarà almeno servito a smuovere le acque. O forse no. Qui, nelle comunità, a partire dalle prossime settimane, studieremo con cura particolare la Lettera ai Filippesi. Noi ci congediamo, offrendovi una citazione di Giuseppe Barbaglio, che è stato certo uno dei più appassionati conoscitori dell’Apostolo delle genti. La troviamo in rete, in un testo dal titolo: “Gesù e Paolo: un confronto. Conversazione con Giuseppe Barbaglio” di Doriano Fasoli per il sito  Riflessioni.it. È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Nella chiesa cattolica, intendo parlare della sensibilità più diffusa e della religiosità più curata, Paolo è messo ai margini […] Soprattutto, è ignorato nella sua comprensione della chiesa come corpo sociale animato dallo Spirito che attiva tutti e singoli i credenti elargendo loro i doni carismatici, cioè le capacità di rendere gli essenziali ‘servizi’ (diakoniai) alla crescita spirituale e maturante della comunità; vi viene preferita invece la prospettiva delle lettere Pastorali, indirizzate a Timoteo e Tito, che portano nell’indirizzo il nome dell’apostolo come mittente ma che in realtà sono scritti pseudepigrafici della fine del I secolo; in esse la chiesa è compresa come famiglia di Dio, simile alla famiglia patriarcale del tempo, strutturata gerarchicamente con quelli che governano (proistamenoi) e gli altri che devono sottomettersi (hypotassesthai). Soprattutto Paolo è alieno alla chiesa cattolica italiana di oggi, perché egli esprime una fede radicale ed estrema che mette in discussione, alla radice, ogni religione, soprattutto quella cosiddetta civile che dà voce e cerca d’imporre valori umani generali specialmente di carattere conservatore per non dire reazionario, ottenendo l’appoggio dei cosiddetti atei devoti e bigotti. (Giuseppe Barbaglio, Gesù e Paolo: un confronto).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.  

 

 

Giorno per giorno – 29 Giugno 2009ultima modifica: 2009-06-29T23:05:00+02:00da fraternidade
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