Giorno per giorno – 30 Giugno 2009

Carissimi,

“Essendo poi Gesù salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva” (Mt 8, 23-24). Durce dice subito: ma questo  testo l’abbiamo già letto. E, infatti era il vangelo dell’altra domenica (Mc 4, 35-41), ma con qualche discrepanza. Questo, tra l’altro, ci fa capire che i Vangeli non sono mai delle semplici cronache di fatti. C’è un’intenzione che sottosta al racconto. Che risponde a situazioni diverse, problemi differenti, urgenze le più varie, a seconda delle comunità in cui il Vangelo è stato messo per iscritto, quella di Marco, di Matteo, di Luca, e, per ultimo, quella di Giovanni. Qui, per esempio, i discepoli sanno “chi è” Gesù. Gli dicono infatti: Signore, salvaci! Nel racconto di Marco gli chiedevano: non ti importa che moriamo? E, alla fine, dopo il suo intervento risolutore, si domandavano: Chi sarà mai costui? In Matteo, invece, sono gli spettatori a chiederselo. Ora, la barca di cui si parla è abbastanza chiaramente la chiesa, in cui entrano, al seguito di Gesù, i suoi discepoli. Quelli che, anche dopo aver sentito da Lui che seguirlo non è uno scherzo (Mt 8, 20 ss), vanno lo stesso. In questo sono diversi dalla folla. La gente si accontenta di molto meno, lo segue un po’, lo applaude, si lascia magari tentare per un momento, poi però preferisce tornare agli orizzonti e alla vita di sempre, scandita sui valori facili dettati dai re Erode di turno, di cui le gaudenti, ma anche tragiche, Salomè sono solo metafora. Con i sommi sacerdoti che non fanno una piega. Dunque, quando la chiesa si mette in mare e comincia a navigare, già sorgono i problemi. Quali sono questi problemi che mettono a rischio la sopravvivenza della stessa chiesa? Forse, un tempo, potevano essere le persecuzioni da parte dei potenti, oggi, il Potere è divenuto assai più esperto, compra il nostro consenso, ci convince a svendere il nostro messaggio, di più, ci omologa a sé. E in quattro e quattr’otto, senza neanche accorgercene, ecco che noi parliamo il suo stesso linguaggio, usiamo i suoi stessi metodi, perseguiamo i suoi stessi fini, adottiamo i suoi stessi valori. (Pensiamo solo allo scandalo IOR di cui si sta riparlando proprio in questi giorni). “Ma come voi non eravate quelli di Gesù, quelli che si lasciano evangelizzare dai poveri, convertire dallo sguardo di Dio, dal suo atteggiamento di cura per i piccoli, dalla sua azione liberatrice nei confronti di tutti gli oppressi?”. Sì, forse, eravamo. Un po’ tanto tempo fa. Ma ora siamo cresciuti. Noi siamo gente che ha studiato, anche marketing (in Brasile, possiamo contare sull’Instituto Brasileiro de Marketing católico!!). I poveri, come si sa, non rendono granché, i nuovi-poveri, invece, i veri poveri, i ricchi, ci garantiscono molto di più. Oltretutto, sono intellettualmente più stimolanti, e i loro salotti più gratificanti, e noi siamo in grado di soddisfare i loro bisogni. E di aiutarli a mantenere ordine, perdinci! Sì, la Chiesa, o meglio le Chiese, rischiano davvero spesso di andare a fondo, come hanno sempre rischiato da [quasi] subito. Del resto, siamo solo tutti poveri diavoli! Ma le Chiese, comprese le piccole barche delle nostre comunità, possono anche salvarsi. Sempre che riusciamo a svegliare il Gesù che è in noi, la Buona Notizia delle origini, e la trasformiamo in vita e atteggiamenti concreti. E minacciamo le onde. Senza cedere mai. Senza sosta.

 

Il calendario di oggi ci porta la memoria di Raimondo Lullo, mistico e missionario, e dei Diciotto Martiri ebrei dell’Inquisizione a Madrid. Ricordiamo anche il prete italiano Leandro Rossi, avvocato dei poveri.

    

30 Raimon Lull.jpgRaimondo Lullo (Ramon Llull) era nato da nobile famiglia a Palma di Maiorca nel 1232. Amante della vita gaudente e incorreggibile donnaiolo, entrò in crisi, trentenne, in seguito ad alcune visioni. A farne le spese, prima della conversione e dopo, fu in ogni caso la moglie, Bianca Picany, con i due figli nati dal matrimonio, Domenico e Maddalena, che il nostro lasciò. Desideroso di portare l’Evangelo alle popolazioni musulmane, prese a studiare di gran lena filosofia e teologia, ma anche la lingua araba. In un’epoca difficile, piena di contrapposizioni violente, Lullo comprese, pur nei limiti della cultura del suo tempo, l’importanza del rispetto reciproco e la necessità della conoscenza e dell’approfondimento dell’altrui cultura, facendosi portatore dell’esigenza di privilegiare lo strumento del dialogo. Scrisse oltre duecento opere, di filosofia, teologia, mistica, pedagogia, medicina, scienze naturali, fisica, matematica, letterarie e poetiche. Viaggiò molto, a Roma, nel Medio Oriente (Cipro, Rodi, Siria, Palestina) e nelle regioni dell’Africa settentrionale. Più volte preda di crisi psicologiche e di visioni contrastanti che lo perseguitavano e disorientavano, Lullo restò ancorato ad un’unica certezza, quella dell’amore di Dio. Una leggenda vuole che morì in conseguenza di un linciaggio a Bouge, nel Nordafrica. In realtà morì a Maiorca, il 29 giugno 1315, ultraottuagenario.

 

30 AUTODAFÉ DE MADRID.jpgNel 1680, nel corso del maggiore autodafé nella storia dell’Inquisizione spagnola, svoltosi a Madrid, 72 persone sono accusate di essere giudaizzanti, discendenti cioè di ebrei, battezzati a forza, due secoli prima, ma che hanno continuato segretamente a praticare la loro religione (che poi era la religione di Gesù). L’Inquisizione condanna al rogo diciotto di loro ed è lo stesso re di Spagna, Carlo II, che, nel giorno dell’esecuzione, il 30 giugno di quello stesso anno, appicca il fuoco alla pira. Gli altri 54 inquisiti  sono condannati alla prigione perpetua.

 

30 LEANDRO ROSSI.jpgLeandro Rossi era nato a Guardamiglio (Lodi), il il 3 agosto 1933, ed era stato ordinato prete il 15 giugno del 1957. Laureato in Diritto canonico e in Teologia morale, fu docente di quest’ultima disciplina presso il Seminario di Lodi e presso lo Studentato teologico del Pime a Milano, dedicandosi altresì ad approfondirne la problematica in numerosi scritti, pubblicati in quegli anni. Parroco del Tormo e di Cadilana, decise di dedicarsi all’accoglienza e al recupero dei tossicodipendenti. Nel 1997 si trasferì nel Piacentino e venne nominato parroco di San Lorenzo Martire a Gazzola, dove rimase fino al luglio del 2000. Morì il 30 giugno 2003. Il teologo Giannino Piana lo ricorda così: “Le due grandi fasi in cui si divide la vita di don Leandro, pur nella radicale diversità degli impegni, sono tra loro unite da un denominatore comune: la passione per l’uomo, che si è manifestata tanto nell’atteggiamento di grande comprensione con cui ha affrontato, sul piano dottrinale, alcune delicate questioni morali dietro cui si celano situazioni esistenziali problematiche (spesso cariche di grande sofferenza) quanto nel coinvolgimento diretto in un’opera di giustizia (e di carità) volta a riaccendere la speranza in persone umanamente alla deriva. Non è difficile intravedere, dietro a tutto questo, il segno di un’adesione incondizionata alla parola del Vangelo: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’ (Mt 25, 40). La ricchezza di umanità, che si rendeva trasparente soprattutto nel dono dell’amicizia, la schiettezza dei comportamenti (e della parola) – forse la causa principale delle difficoltà incontrate nei rapporti con chi esercitava il potere – il senso profondo del servizio reso sia attraverso la ricerca (e la divulgazione culturale) che attraverso l’azione a favore dei poveri fanno di don Leandro un interprete autorevole di quella ‘civiltà dell’amore’ che è la ‘cifra’ più alta della presenza del regno nella storia degli uomini”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Genesi, cap. 19, 15-29; Salmo 26; Vangelo di Matteo, cap.8, 23-27.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Le intenzioni della nostra preghiera di oggi sono state la tragedia dell’airbus yemenita e quella della stazione di Viareggio, la drammatica repressione in Iran e il vergognoso golpe in Honduras. E, per stasera, è tutto, dato che ci siamo dilungati anche troppo. Salvo un’ultima citazione che dobbiamo a don Leandro Rossi. È tratta da un suo articolo dal titolo “Fare leva sul positivo”, apparso in Famiglia oggi, n.2 Febbraio 2000. Che è il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La grande tentazione della Chiesa è da sempre la tentazione del potere (il trionfalismo). Eppure ha qualche motivo per non vantarsi gloriosamente di tutta la propria storia, né può nascondere i propri caratteri umani. È la Chiesa dei santi, ma anche la Chiesa dei peccatori. La sua è tanto la storia della fedeltà a Dio quanto quella dei fallimenti umani. Perciò ogni cristiano e l’intero popolo di Dio è costantemente sottoposto all’esigenza della conversione. «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). È il popolo di Dio in cammino. Il suo compito non è quello di camminare nel futuro con lo sguardo rivolto indietro. Al contrario, non è orientato al passato, bensì al futuro. Non ci meravigliamo quindi se troviamo nella Chiesa molte cose condizionate dai tempi. Abbiamo bisogno della capacità di discernimento tra ciò che è duraturo e ciò che può mutare nella Chiesa. Duraturo è il suo amore e la sua fedeltà, la sua parola e il suo mandato, il suo corpo e il suo Spirito. I cristiani devono avere una triplice fedeltà: a Dio, anzitutto, come è logico; alla Chiesa, nella quale incontriamo Cristo e avvertiamo gli impulsi dello Spirito Santo nel popolo di Dio e nel mondo di oggi; all’uomo, infine, perché la preoccupazione di Dio è, appunto, l’uomo. Insieme a questa missione, Cristo promette alla sua Chiesa lo Spirito santo: «Egli vi guiderà verso tutta la verità» (Gv 16,13). Incaricati del magistero sono uomini che parlano agli uomini; molte cose della dottrina ecclesiastica possono così mutare secondo i tempi e la storia. Per molti interrogativi della vita non ci possono essere ricette morali e soluzioni sicure. Piuttosto si devono alla luce del Vangelo indicare i veri valori e ideali. Il portatore umano dell’infallibilità è innanzitutto e nel più profondo l’intero popolo di Dio, perché lo Spirito vive e agisce nella Chiesa. «La totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dallo Spirito santo» (1Gv 2,20), non può sbagliarsi nel credere (Lumen gentium, n. 12). Oggi si sottolinea maggiormente in teologia morale la libera scelta secondo la coscienza e l’amore. Non si tratta pertanto di un adeguamento alla moda, ma, da una parte, di un radicale richiamo al Vangelo e, dall’altra, prendere sul serio l’uomo d’oggi. Ne viene fuori una morale della responsabilità e delle intenzioni fondamentali. Che conta è l’atteggiamento fondamentale del nostro animo. Tante norme sono concepite semplicemente come un aiuto per orientarsi, ma non come soluzioni sicure. Ciò che è importante è lo Spirito. Esso dà la vita. La lettera uccide (2 Cor 3,6). (Leandro Rossi, Fare leva sul positivo).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 



Giorno per giorno – 30 Giugno 2009ultima modifica: 2009-06-30T23:38:00+02:00da fraternidade
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