Giorno per giorno – 27 Maggio 2009

Carissimi,
“Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17, 14-16). Per noi è sufficientemente chiaro il fatto che quando nel Vangelo o negli altri scritti neotestamentari si parla di “mondo”, se ne parla, volta a volta, con significati diversi, come espressione della creazione buona di Dio, o, invece, come sistema di potere che si oppone all’affermarsi del progetto di Dio. La cui preoccupazione non è in primo luogo la salvaguardia, quand’anche desiderabile, delle istituzioni religiose, ma un’umanità solidale, libera, felice. Gesù, nella sua ultima preghiera al Padre, tutto ciò che chiede per noi è la fedeltà a questa sua parola. Sfidando l’odio, il disprezzo, l’irrisione del Sistema.

Oggi è memoria di Agostino di Canterbury, missionario e pastore, di Giovanni Calvino, riformatore della Chiesa, e di padre Enrique Pereira Neto, martire in Brasile.

27 AGOSTINHO DE CANTUARIA.jpgDi Agostino sappiamo che era priore del monastero benedettino di Sant’Andrea al Celio di Roma e che, nel 596, fu inviato dal papa Gregorio Magno a evangelizzare l’Inghilterra, con altri quaranta monaci. Quando la comitiva, durante il viaggio, venne a conoscenza della bellicosità dei sassoni, Agostino pensò: è più prudente rinunciare. E, di fatto, tornó a Roma, dicendo al Papa che non era il caso. Ma, inutilmente. Imbarcatisi nuovamente e giunti a destinazione, i timorosi evangelizzatori scoprirono la missione più facile del previsto. La sposa del re, la cattolica Berta, aveva ammansito il cuore del re Etelberto, che si convertì e chiese il battesimo insieme a molti dei suoi sudditi. Eletto arcivescovo di Canterbury e primate di Inghilterra, Agostino organizzò la nuova giurisdizione ecclesiastica. Contribuì alla diffusione del canto gregoriano in Inghilterra. Morì il 26 maggio 604, ma la sua memoria, nella chiesa cattolica, è celebrata oggi.

27 Jean Calvin bis.jpgGiovanni Calvino (il suo nome in realtà è Jean Cauvin), era nato a Noyon, in Picardia il 10 luglio 1509, da Gérard e Jeanne Le Franc. Il padre, finanziere e uomo di legge, curava gli affari del vescovo locale e sembra che ne seppe quanto basta per divenire anticlericale e morire in seguito scomunicato. Giovanni, che era stato mandato a Parigi per studiarvi teologia, preferì Diritto e si recò a Orleans, dedicandosi poi agli studi umanistici. Intorno al 1532 aderì alla Riforma di Lutero e, dopo essersi dedicato alla lettura e allo studio della Bibbia, nel 1536 pubblicò la prima edizione de L’Istituzione della religione cristiana, in cui espose i principi della sua teologia. Passando da Ginevra, venne invitato da Guillaume Farel a prestare assistenza ai simpatizzanti della Riforma. Ed egli dotò la chiesa ginevrina di un ordinamento giuridico e di una disciplina del culto e redasse per essa un Catechismo e una Confessione di Fede. La sua azione non fu esente da atteggiamenti intolleranti, com’era piuttosto comune a quei tempi. Temporaneamente bandito da Ginevra, sposò Idelette de Bure, vedova di un anabattista, e scrisse numerosi commenti alla Bibbia. Nel 1541 rientrò a Ginevra, organizzando negli anni successivi la vita religiosa, sociale e politica della città elvetica. È forse interessante notare che Calvino, al contrario di Lutero, riteneva doveroso rovesciare lo Stato che coprisse l’ingiustizia con il manto del legittimismo. Sulla sua scia, la Confessione Scozzese del 1560, di chiara ispirazione calvinista, classificherà tra le opere giudicate buone da Dio la resistenza alla tirannia e la difesa degli oppressi. Calvino morì il 27 maggio 1564. Prima di spirare disse: “Signore tu mi schiacci, ma a me basta che sia la tua mano a farlo!”.

27 Enrique P. Neto.jpgP. Enrique Pereira Neto era coordinatore della Pastorale dell’Archidiocesi di Olinda e Recife, stretto collaboratore di dom Helder Câmara. Per aver denunciato ripetutamente e apertamente il sistema repressivo del governo militare, cominciò a ricevere minacce di morte, finché il 26 maggio 1969 fu sequestrato dalla polizia. Il suo corpo fu ritrovato il giorno seguente, appeso ad un albero, a testa in giù, con segni evidenti di tortura: lividi e bruciature di sigarette, tagli profondi in tutto il corpo, castrazione e due ferite di arma da fuoco. Aveva 28 anni ed era prete da tre anni e mezzo. I funerali furono presieduti dall’arcivescovo di Recife nella chiesa matrice del bairro Espinheiro. Poi, migliaia di persone seguirono a piedi la bara portata a braccia fino al cimitero di Várzea, a dieci chilometri di distanza dalla chiesa.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.20,28-38; Salmo 67; Vangelo di Giovanni, cap. 17,11b-19.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti operano in vista della pace, della giustizia e della fraternità tra i popoli, quale che sia la fede religiosa o la filosofia di vita professata.

Cercavamo qualcosa di Giovanni Calvino nel sito creato per il V Centenario dalla nascita (www.calvin09.org), e ci siamo imbattuti in una serie di sermoni e studi, prodotti da Pastori e/ o studiosi che operano nelle Chiese sorte dalla sua riforma. Così abbiamo scelto di tradurvi e proporvi il brano di questa riflessione del Pr. Ben Daniel, della Chiesa Presbiteriana di San Jose (CA – Usa), che ha come tema “Libertà e bellezza della diversità” a partire dal testo di Atti 2, 1-13. Che ci pare adeguato al clima dell’imminente Pentecoste e alla più generale urgenza dei temi legati all’interculturalità. E che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nel racconto della prima Pentecoste, si legge che se molte persone compresero il Vangelo nella loro lingua materna e ne gioirono, altre furono invece incapaci di cogliere il messaggio quale ne fosse la lingua. Per quanti restavano chiusi allo Spirito Santo, il magnifico arazzo di lingue, tessuto per costituire la Chiesa cristiana a Pentecoste, fu trattato con disprezzo e considerato come il prodotto cacofonico di alcuni ubriaconi. Molti, ancora oggi, pensano che sia insensato cercare di incorporare la diversità come ha sempre fatto la tradizione riformata nei suoi momenti migliori. […] Siamo forse impazziti? Abbiamo bevuto anche noi il vino nuovo del relativismo culturale? No. Noi abbiamo colto una visione del regno di Dio. Siamo stati toccati dallo Spirito Santo. Abbiamo avuto visioni, abbiamo avuto sogni. Noi sappiamo che Dio sta per edificare una Chiesa in cui ogni sfaccettatura della diversità umana ha la sua importanza. Dio ha scelto ciascuno di noi per lasciare un segno nel piano della sua Chiesa. A Pentecoste, noi siamo liberati dalle costrizioni del linguaggio, così come siamo liberati dal peccato ad opera della grazia di Dio. Siamo liberati per poter servire Dio come figli, non come servi, siamo liberati dal giogo della confusione linguistica per accedere alla bellezza della diversità umana manifestata nella Chiesa. Sappiamo, allora, utilizzare questa libertà che è un dono di Dio! Rallegriamoci della magnifica diversità dei figli di Dio nella Chiesa! Sappiamo apprezzare nell’uguaglianza ogni membro della Chiesa, sapendo bene che tutte le voci – comprese quelle che sono abitualmente emarginate – tutte le lingue, sono amate da Dio. Questo è stato il lavoro dello Spirito Santo nella Chiesa dopo la Pentecoste, e questo sarà il compito della Chiesa fino a che l’opera di Dio sia compiuta, finché noi prenderemo parte tutti e tutte nell’immenso corale a molteplici lingue e ci abbandoneremo, tutti insieme, all’eterno canto di lode. (Pasteur Ben Daniel, Liberté et beauté de la diversité).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Maggio 2009ultima modifica: 2009-05-27T23:14:00+02:00da fraternidade
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