Giorno per giorno – 26 Maggio 2009

Carissimi,
“Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola” (Gv 17, 4-6). Questi sono solo alcuni dei versetti che Dominga ci ha letto stamattina e forse ne basterebbe uno solo per restarci sopra il giorno intero. Assieme al resto di questo capitolo di Giovanni, fanno parte del discorso d’addio di Gesù e lo concludono in forma di preghiera. “Ora, Padre, glorificami, davanti a te”: a Gesù dovevano tremare le gambe nel pronunciare queste parole, perché sapeva il tremendo prezzo della gloria di Dio, cioè il prezzo dell’amore, quando si coniuga con l’Assoluto. Il cui esito non può che essere la Croce. Eppure sarebbe bastato ciò che Lui aveva fatto sino ad allora: prendersi cura, guarire, sfamare, perdonare. Per noi, essere amati così, poteva e può bastare, ma non basta, amare così, all’Amante, o all’Amore, o all’Amato che si trasformi in tale, fatto uno con Lui. Questi esige di più, pretende tutto: venir meno, annientarsi, estinguersi, morire. Per far vivere l’altro. Credere in questo è la vita eterna. Da allora noi conosciamo il nome di Dio. Non come si scrive o si pronuncia. Come è. È come Gesù. Il contrario di come ci vorrebbe il sistema. Per il quale, non a caso, Gesù non prega (v. 9).

Oggi è memoria di Filippo Neri, il prete dell’allegria, e di Abd el Kader, mistico islamico.

26 FILIPE_NERI.GIFFilippo Neri era nato a Firenze il 21 luglio 1515, nella famiglia di un notaio. Per un certo tempo, aveva pensato di seguire il padre nella sua professione. Poi cambiò d’idea e andò via dalla città, trasferendosi prima a Cassino e poi, nel 1538, a Roma. Lí cominciò a lavorare tra i ragazzi delle borgate e li lasciava fare tutto il casino che volevano, perché pensava che comportarsi male non consiste nel contravvenire il galateo, ma è altro. Poi, a quelli che se la sentivano, gli insegnava a leggere la Bibbia, a cantare e li portava perfino a messa. Fondò una confraternita di laici che si incontravano per pregare e per dare aiuto ai pellegrini e ai malati. A 36 anni il suo confessore decise che era bene che fosse ordinato prete e Filippo obbedì, dando vita, poco dopo, all’Oratorio, una congregazione religiosa di sacerdoti, impegnati in particolar modo nell’educazione dei giovani. A scanso di possibili delusioni, pregava spesso così: “Signore, non aspettare da me se non male e peccati; Signore, non ti fidar di me, perché cadrò di certo, se non m’aiuti”. La gente faceva fila davanti al confessionale, perché non era malato di testa e dicevano che sapesse leggere nei cuori. Morì ottantenne, il 26 maggio 1595.

26 ABD_EL_KADER bis.jpgAbd el Kader era nato nel villaggio di Guetna, poco distante da Mascara, in Algeria, nel 1808. Era stato educato nella zaouia diretta da suo padre, Si Mahieddine e, in seguito, aveva completato la sua formazione a Arzew e a Orano, sotto la guida di maestri prestigiosi. Dopo la presa d’Algeri, nel 1830, padre e figlio parteciparono alla resistenza, che elesse Abd el Kader emiro e gli affidò il comando del fronte anti-coloniale. Arresosi ai francesi nel 1847, Abd el Kader, dopo sei anni di prigionia in Francia, scelse la via dell’esilio, stabilendosi, nel 1855, a Damasco, in Siria, dove abiterà fino alla morte nella casa di Ibn Arabi, il mistico, vissuto sei secoli prima, che egli considerava suo maestro. Non lascerà, più il paese, se non per brevi viaggi e un pellegrinaggio alla Mecca, consacrando il suo tempo alla meditazione, alla preghiera, all’insegnamento e alla beneficienza. Nel 1860, i moti di Damasco gli fornirono l’occasione di mostrare la grandezza del suo animo. Dimentico dei soprusi a suo tempo subiti, salvò migliaia di cristiani dal massacro, inducendo i rivoltosi a ritirarsi. Celebrato e onorato, Abd el Kader si spense a Damasco il 26 maggio 1883.

I testi che la liturgia odierna odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.20, 17-27; Salmo 68; Vangelo di Giovanni, cap.17, 1-11a.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto per stasera. Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di una citazione tratta dal “Kitab al Mawaqif” di Abd el Kader, edito in Francia col titolo “Écrits spirituels” (Seuil). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dio disse a uno dei suoi servitori: “Tu sostieni di amarmi? In questo caso, sappi che il tuo amore per Me è solo una conseguenza del Mio amore per te. Tu ami Colui che è. Ma, Io, Io ti ho amato quando tu non eri ancora!”. Gli disse poi: “Sostieni di cercare di avvicinarti a Me fino a perderti in Me? Ma Io, Io ti cerco assai più di quanto tu Mi cerchi! Io ti ho cercato perché tu possa stare alla Mia presenza senza nessun intermediario, il Giorno in cui ho detto “Non sono io il vostro signore?” (Corano 7 ,172), quando tu non eri che spirito (rûh). Poi tu Mi hai dimenticato, ed Io ti ho cercato di nuovo, mandandoti i Miei messaggeri, quando tu hai avuto un corpo. Tutto ciò era amore di te per te e non per Me”. E gli disse ancora: “Cosa pensi che faresti, se, trovandoti in una condizione estrema di fame, di sete, di prostrazione, Io ti chiamassi a Me offrendoti il Mio paradiso con tutte le sue uri, i suoi palazzi, i suoi fiumi, i suoi frutti, i suoi paggi, i suoi coppieri, dopo averti prevenuto che presso di Me non avresti trovato nulla di tutto ciò?”. Il servitore rispose: “Mi rifugerei in Te contro Te” (Émir Abd el-Kader, Écrits spirituels, Mawqif 112).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratlli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Maggio 2009ultima modifica: 2009-05-26T23:11:00+02:00da fraternidade
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