Giorno per giorno – 25 Maggio 2009

Carissimi,
“Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16, 32-33). “Mi lascerete solo”: la solitudine di Gesù, che poi è la solitudine di Dio. A cui noi lo condanniamo, quando abbandoniamo il Povero, tradiamo, cioè, la causa dei poveri, comunque essi si presentino, di qualunque cosa manchino: pane, casa, lavoro, salute, dignità, rispetto. E noi in fuga dalle nostre responsabilità. Tuttavia, ci dicevamo stamattina, Lui sembra preoccupato di non farcene una colpa: Vi dico queste cose già da adesso, “perché abbiate pace in me”. Lui spera sempre che quando si sia toccato il fondo, qualcosa ci spinga a tornare e a riprendere tra le mani la sua proposta. E, allora, anche i nostri passi falsi, i nostri silenzi, le nostre connivenze, saranno già stati perdonati. Riscattati in qualche modo dal dono della vita di cui verremo resi capaci.

Il calendario ci porta oggi le memorie di Maria Maddalena de’ Pazzi, monaca carmelitana e mistica, e di Dave Dellinger, combattente della pace per tutta la vita.

25 MARIA_MADDALENA_DE_PAZZI.JPGCaterina (questo il nome con cui fu battezzata) era nata a Firenze il 2 aprile 1566 da Maddalena Maria Buondelmonti e da Camillo di Geri de’ Pazzi. Sedicenne era entrata nel Monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli, dove aveva preso il nome di suor Maria Maddalena. Dopo la professione religiosa, il 27 maggio 1584, cominciò a ricevere, in stato di estasi, rivelazioni dall’alto, il cui contenuto fu, per volontà dei suoi direttori di spirito, annotato dalle consorelle e raccolto in quattro grossi volumi di manoscritti originali. Dal 1585 al 1590 sperimentò una tremenda notte spirituale, con tristezza, scoraggiamento e aridità. Nel frattempo le sue “voci” le chiesero di promuovere il rinnovamento della Chiesa, dirigendo esortazioni e ammonizioni alle sue gerarchie. Nell’ottobre 1598 le fu dato l’incarico di maestra delle novizie, che esercitò con grande spirito di dedizione, finché nell’autunno 1602 si manifestarono i primi sintomi di quella tubercolosi che l’avrebbe costretta a letto nel 1604, e portata alla morte il 25 maggio 1607.

25 DELLINGER.jpgDavid Dellinger era nato il 22 agosto 1915 a Wakefield, nel Massachusetts, da una facoltosa famiglia. Studiò a Yale e Oxford, ma anche teologia all’Union Theological Seminary, a Manhattan. Durante la Grande Depressione, tuttavia, lasciò gli studi e le sicurezze del suo ambiente, per andare a vivere con i senza-tetto. Obiettore di coscienza durante la Seconda Guerra Mondiale, continuò per tutti gli anni successivi, le sue battaglie per la pace, con metodi gandhiani, in difesa dei diritti civili e per un cambiamento nonviolento della società. Essendo, a motivo di ciò, ripetutamente arrestato e imprigionato. Fu amico di Martin Luther King, Eleanor Roosvelt, Abraham Muste, Ho Chi Minh. Contratto il morbo di Alzheimer, si spense il 25 maggio 2004. Qualche tempo prima di morire, scrisse questi pochi versi che ne riassumono con ironica semplicitá la testimonianza: Amo tutti, /anche chi non è d’accordo con me. // Sì, amo tutti, / persino coloro che la pensano come me. // Amo tutti, / ricchi e poveri, / amo i figli delle diverse razze, / compresi gli indigeni, / ovunque essi vivano, in questo paese o altrove. // Amo tutti, / di qualsivoglia religione, e anche gli atei. // E le persone che meditano, ovunque questo li conduca. // Amo tutti, / nel mio cuore e nel mio quotidiano. //

I testi che la liturgia odierna propona ella nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.19, 1-8; Salmo 68; Vangelo di Giovanni, cap.16, 29-33.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

Le accese manifestazioni contro la guerra del Vietnam che accompagnarono la Convenzione democratica di Chicago nell’agosto 1968, sfociarono nella celebrazione di un processo (il “Chicago Eight”) a carico di Dave Dellinger e di altri sette imputati. Iniziato nell’aprile 1969, il processo si concluse nel febbraio 1970, con un verdetto di colpevolezza, ribaltato tuttavia in appello. Tom Hayden, imputato con Dellinger, in occasione della morte di quest’ultimo, ne ha tratteggiato un ricordo in “Democracy Now”, del 27 maggio 2004, che potremmo intitolare: “Voi volete che noi stiamo al nostro posto”. Quieti, silenziosi e tranquilli, qualunque cosa accada, vero? Nel congedarci, ve ne proponiamo un brano come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dave si alzò lentamente, provato dalle due settimane nella prigione della contea. Cercò di rispondere alle specifiche accuse del giudice, ma fu subito bloccato dall’ordine di parlare soltanto in relazione alla riduzione della pena. Dave reagì bruscamente, trovando all’improvviso l’eloquenza che voleva riservare per la dichiarazione finale. Disse: “Voi volete che noi si stia come bravi tedeschi ad appoggiare le malvagità di questa nostra epoca e quando rifiutamo di essere bravi tedeschi e veniamo a Chicago, voi pretendete che siamo come bravi ebrei, che se ne vanno tranquillamente ed educatamente nei campi di concentramento, mentre voi e questa corte sopprimete la libertà e la verità. Ma il fatto è che io non sono pronto a fare questo”. Le guardie, obbedendo alle direttive del giudice si fecero incontro a Dave. “Voi volete che noi stiamo al nostro posto, come si suppone che i neri stiano al loro posto, come si suppone che le donne stiano al loro posto. Come si suppone che le persone che non sono andate a scuola stiano al loro posto. Come si suppone che i bambini stiano al loro posto e come si suppone che gli avvocati stiano al loro posto”. Le guardie si avvicinarono afferrando Dave per le braccia. “La gente non se ne starà più tranquilla, la gente comincia ad alzare la voce. Io sono vecchio e parlo senza forza e neppure troppo bene, ma rifletto lo spirito che echeggerà attraverso il mondo”. “Portatelo fuori”, gridò il giudice. Ci fu un tumulto nel settore riservato al pubblico. Io vidi la figlia quindicenne di Dave, Michelle, rossa in viso gridare come una tigre, trattenuta per la gola da una guardia. Dave cercò invano di avvicinarsi a lei. Entrambi erano trattenuti a forza da una dozzina di guardie. Tutti nell’aula giudiziaria erano in piedi. I cronisti gridavano. (Tom Hayde, Revolutionary Non-Violence: Remembering Dave Dellinger, 1915-2004).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 25 Maggio 2009ultima modifica: 2009-05-25T23:53:00+02:00da fraternidade
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