Giorno per giorno – 28 Maggio 2009

Carissimi,
“Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro” (Gv 17, 25-26). Noi, chi ci manda? Quale nome facciamo conoscere alla gente? Come è l’amore che ci portiamo dentro? E, più in profondità e all’origine di tutto: noi l’abbiamo conosciuto davvero? Erano queste le domande che ci ponevamo stamattina, ascoltando il Vangelo del giorno. In genere, non abbiamo difficoltà a farci contagiare da una certa speranzosa fiducia, che costituisce a volte l’ultima risorsa della nostra gente, anche in situazioni difficili, però stamattina, e poi durante il giorno e, per finire, a sera, qualcosa ce lo ha impedito. Sarà il fatto che in casa, questa casa grande che è il bairro (e noi ne conosciamo tutto sommato solo una parte), le cose sembrano andare meno bene del solito. O forse noi ci se ne accorge solo ora (il che sarebbe anche peggio). E non sono solo i primi freddi, per proteggersi dai quali i ripari non sono mai abbastanza, né la polvere che il vento solleva o il fumo acre di roghi, accesi non si sa dove, che ha già preso ad appestare l’aria, o i malanni di stagione che colpiscono soprattutto i più piccoli e gli anziani. Con i primi ricoveri ospedalieri per chi ha fortuna. Mentre gli altri cercano di curarsi alla bell’e meglio a casa. C’è un altro freddo che ti gela dento e un’altra preoccupazione, che rifiuta (per quanto ancora?) di cedere al fatalismo, circa l’oggi e il domani di alcuni dei più giovani di qui (ma subito fuori dalla porta sono anche molti di più). Scoprire, per esempio, che la ragazza, che pure partecipava alla comunità, ha abbandonato la scuola e si è messa con un uomo molto più grande di lei e passa con lui ore e ore del giorno e della notte a bere, e quando tornano a casa – di volta in volta, quella della nonna di lei, o del padre, o della madre di lui -, i comportamenti sono quelli che sono, e i piccoli assistono e riportano a scuola. E il consiglio tutelare minaccia, a questo punto, giustamente, ma con quanta sofferenza per chi chi vi è coinvolto, di togliere i figli alla madre, che vive anche lei, col nuovo compagno, nella stessa casa. O è il padre che se n’è andato da tempo e ha dimenticato da troppi mesi di passare l’assegno, sia pure irrisorio, dovuto per il mantenimento dei figli. E bisognerà pur prendere qualche iniziativa, anche sapendo che, in questi casi, per il genitore inadempiente, c’è la prigione. O sono i piccoli furti denunciati a scuola e l’incredulità degli adulti: chi? Mio figlio? E, ancora, sempre di più, i riflessi della crisi economica che si fa sentire pesantemente: il lavoro che manca, i tagli drastici alle spese anche necessarie, i debiti che si accumulano, le medicine che non si possono più comprare. “Padre giusto, io ho fatto conoscere loro il tuo nome”. Beh, stasera non ne siamo più tanto convinti. Però Lui continua incessantemente a intercedere per noi: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 20-21).

Il calendario ci porta la memoria di Rabí‘a al-‘Adawíyya, mistica islamica, “testimone dell’amore di Dio”.

28 Rabí‘a al-‘Adawíyya.jpgRabí‘a era nata in una povera famiglia della regione di Bassora, nell’attuale Iraq, all’inizio del VIII secolo. Ancora giovanissima, a causa di una carestia, era stata venduta schiava ad un ricco signore che tuttavia, impressionato dai doni spirituali di cui ella godeva, la rimandò libera. E, libera, lei volle restare, scegliendosi schiava del suo Signore. Così, a chi le faceva notare l’obbligatorietà del matrimonio, soleva rispondere: Hai ragione, il matrimonio è obbligatorio, almeno per chi è libero di scegliere. Ma io appartengo a Dio. È a Lui, dunque, che bisogna chiedere la mia mano. E nessuno sapeva come arrivare da Lui a chiedergliela. Rabí‘a visse per alcuni anni come eremita nel deserto, poi si stabilì a Bassora, dove condusse una vita in assoluta povertà, abitando in una capanna di giunchi in compagnia di una ancella, ‘Abdia, che fece conoscere ai contemporanei e ai posteri parole e vita della santa. Un giorno i suoi devoti le chiesero se amasse il Profeta. Lei rispose: Certo che lo amo, e molto, ma l’amore di Dio non mi lascia il tempo di amare il Profeta. Le domandarono allora: Odi Satana? Certo che lo odio, ma l’amore di Dio non mi permette di occupare il mio tempo ad odiarlo. Un giorno fu vista correre per la strada portando una torcia accesa in una mano e un secchio d’acqua nell’altra. Quando le chiesero dove corresse, ella rispose: “Voglio incendiare il paradiso e spegnere l’inferno perché i credenti adorino Dio non per la speranza nel paradiso o per la paura dell’inferno, ma solo per amore”. Già, liberi. Per amare. Morí nell’ 801, più che ottantenne.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.22, 30; 23, 6-11; Salmo 16; Vangelo di Giovanni, cap.17, 20-26.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto. In più vorremmo solo chiedervi una preghiera per la nostra gente, soprattutto per quanti ne hanno più bisogno: la nostra amica Simone, dona Domingas, José Lucas, Vitor, Mariana, Aparecida, seu Ciato, dona Fia, Viviana, Maria Helena, Gabriel, Maria Paula, Letícia e tutti gli altri che Lui sa. Ed ora ci congediamo, con una poesia di Rabí‘a al-‘Adawíyya, che è anche una preghiera del mattino: “O Dio, un’altra notte è trascorsa”. È il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
O Dio, un’altra Notte è trascorsa, / un altro Giorno sta sorgendo. / Dimmi che ho speso bene la Notte così che possa essere in pace, / O che invece l’ho sprecata, perché possa piangere per ciò che è stato perduto. / Giuro che dal primo giorno in cui mi hai riportato in vita, / il giorno in cui sei divenuto mio Amico, / io non ho dormito. / E anche se Tu mi allontanerai dalla tua porta, / Giuro di nuovo che nulla potrà mai separarci. / Perché Tu vivi nel mio cuore. (Rabí‘a al-‘Adawíyya, God, Another Night is passing away).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Maggio 2009ultima modifica: 2009-05-28T23:58:00+02:00da fraternidade
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