Giorno per giorno – 16 Maggio 2009

Carissimi,
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15, 18-19). Il “mondo” indica qui il sistema del Potere. Quanto più la chiesa entra nella sua logica, operando con esso in vista di una reciproca legittimazione, o alla ricerca di più ampi spazi, di privilegi, di favoritismi, tanto più dichiara la sua lontananza dal progetto di Gesù e dal suo Vangelo. E questo vale ovviamente per l’istituzione chiesa, ma anche per chiunque pretenda di farne parte. Esiste una totale incompatibilità tra il significato di Gesù (e, a questo punto, anche quello dei suoi discepoli), che è l’amare fino al dono della vita, e il fine intrinsecamente idolatrico del sistema di potere, che per affermarsi è disposto a sacrificare popoli interi e moltitudini di persone. Gesù “ha scelto” e continua a scegliere chi, e soltanto chi, non si identifica in questo sistema (v.19). Lo dice Lui, mica ce lo inventiamo noi. Ora, quanti di coloro che vanno in chiesa si trovano poi ad appoggiare governi che violano sistematicamente e platealmente la Parola che viene annunciata e celebrata ogni domenica in quelle stesse chiese? Quanti si sentono angosciati davanti a questo spettacolo quotidiano? Quanti cercano di dare una risposta a tale angoscia? Quanti la pregano e si sforzano di tradurla in un agire (anche politico) che sia foriero di cambiamento?

Oggi è memoria di Teodoro di Tabennesi, monaco.

16 TEODORO.jpgTeodoro era nato verso il 314 da una ricca famiglia a Shne, in Egitto. Si racconta che, quattordicenne, tornando a casa da scuola, vedendo la famiglia riunita a banchettare, fu colpito da un pensiero improvviso: “Se ti perdi dietro a questi cibi e a questi vini, non conoscerai mai l’allegria vera della vita di Dio”. Il giovane si ritirò allora in un angolo tranquillo della casa, si prostrò a terra e, piangendo, disse: “Signor mio Gesù Cristo, tu sai che non desidero nulla, ma solo te e la tua grande misericordia che amo”. Il giorno seguente lasciò la sua casa e la sua città e si recò in monastero a Tabennesi, dove Pacomio (lo abbiamo ricordato ieri) aveva dato vita alla prima comunità monastica in terra d’Egitto. Pacomio fece di lui, ben presto, il suo discepolo prediletto, ma questo non gli evitò di dover combattere per molti anni la tentazione dell’orgoglio e del potere, che accompagnò da subito il suo radicalismo ascetico. Pacomio percepì la sua fragilità e non lo volle perciò a succedergli nell’ufficio di abate. Solo dopo la morte di quello, il monaco Orsiesi, che gli era subentrato, non riuscendo a mantenere l’unità nella comunità lacerata da antagonismi e divisioni, chiese a Teodoro di prendere il suo posto. Cosa che egli fece, mettendo a frutto la lezione dell’umiltà e della mitezza appresa dal suo maestro. Mantenne questo incarico dal 350 al 368, anno della sua morte. Teodoro è definito dalla liturgia “il santificato”, per mettere in rilievo le difficoltà incontrate e il lungo cammino che gli fu necessario per arrivare a vivere in conformità con l’Evangelo. Il che ci consola non poco.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.16, 1-10; Salmo 100, Vangelo di Giovanni, cap.15, 18-21.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

“Risvegliarsi dal sonno della negligenza, purificarsi dalla sozzura dell’indifferenza e dall’ubriacatura della logica del mondo”: è l’invito che Teodoro rivolge alla sua koinonia, e potremmo essere noi, le nostre famiglie e comunità, “affinché quelli che vedranno le nostre opere buone”, sappiano in quale Dio noi crediamo e gli diano gloria. Noi ci congediamo qui, lasciandovi a questo brano delle Catechesi di Teodoro di Tabennesi, che troviamo nel libro “Pacomio e i suoi discepoli. Regole e scritti” (Qiqajon) e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’amore di Dio per gli uomini fa sì che giungano a noi salvezza e fervore nella misura in cui ciascuno di noi si sforza di rinnovarsi nei frutti dello Spirito, di risvegliarsi dal sonno della negligenza, di purificarsi dalla sozzura dell’indifferenza e dall’ubriacatura dei pensieri mondani e nella misura dell’ardente fervore nell’incessante ruminazione [della Scrittura] giorno e notte. Gli avversari ne vengono indeboliti, essi che ci tendono insidie per distoglierci dalla via della vita eterna, via prescritta all’Apa Pacomio, padre della koinonia, dal Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Mediante la forza di Dio, cominciamo a confondere le potenze perverse, che dicono nel segreto: Dio li ha abbandonati, inseguiamoli e prendiamoli, perché non c’è chi possa salvarli (Sal 70,11). Mostriamo la custodia delle nostre anime, cioè la custodia della nostra bocca dalle parole vane, a quanti non ne conoscono la dolcezza per essere di edificazione gli uni per gli altri e riscatto salutare per i novizi che sono venuti presso di noi perché chiamati dal Signore. Ci siamo circondati di un baluardo di salvezza, l’amore per la legge di Dio e per la vocazione della koinonia, per camminare sulla terra secondo i costumi degli abitanti del cielo e secondo la vita degli angeli venerabili affinché diano gloria a Dio tutti quelli che vedranno le nostre opere buone e sappiano che noi siamo i discepoli di Cristo e per questo ci amiamo a vicenda senza ipocrisie. (Teodoro di Tabennesi, Catechesi).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Maggio 2009ultima modifica: 2009-05-16T23:45:00+02:00da fraternidade
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