Giorno per giorno – 08 Aprile 2009

Carissimi,
“Insegnarono i nostri maestri: Chi vede il sole nel momento del suo ritorno alla posizione originale dovrebbe dire: Benedetto è Colui che ha fatto le opere della Creazione. E quando accade ciò? Abaye disse: ogni 28 anni ritorna il suo ciclo e il periodo di nissan cade in Saturno nella notte tra il martedì e il mercoledì” (Talmud babilonese, Berachot 59b). Oggi, per il calendario ebraico, è come allora, il quarto giorno della creazione, quando Dio, 5769 anni fa (una data, ovviamente, convenzionale), nel mese di Nissan, secondo il racconto di Genesi: “Fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle” (Gen 1, 16). Per ottemperare a quell’insegnamento, le comunità ebraiche di tutto il mondo, stamattina, si sono date appuntamento nei pressi dei loro templi, per un breve rito, la Birkat Hachamà (Benedizione del sole), che nulla, evidentemente, ha da spartire con qualsivoglia adorazione del sole, e che invece intende lodare, benedire, magnificare e ringraziare Dio, per l’opera della creazione: “Baruch atta, Adonai Elohenu, Melech haolam, ossé maassé bereshit”, ovvero: “Benedetto sei Tu, Signore, nostro Dio, Re dell’Universo, che rinnovi l’opera della Creazione”. Il tutto si è concluso con questa preghiera: “Sia Tua volontà, o Signore Dio nostro e Dio dei nostri padri, che come ci hai fatto vivere e giungere stabilmente a questo momento per recitare questa benedizione, così Tu ci faccia vivere e mantenere stabili e darci il merito di benedire in altre ricorrenze solari che verranno in futuro in pace, lieti per la ricostruzione della Tua città e per il Tuo culto; facci meritare di vedere il Tuo Messia e che sia realizzato per noi ciò che è scritto dai tuoi profeti: ‘La luce della luna sarà come quella del sole ed il sole splenderà sette volte tanto, come nei giorni della creazione, nel giorno in cui il Signore fascerà le ferite del Suo popolo e guarirà le sue piaghe’ (Is 30, 26) presto e ai nostri giorni. Amen”. Anche in terra d’Abruzzo e ovunque ce ne sia bisogno.

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Armando Carlos Bustos, cappuccino, piccolo fratello del Vangelo, martire per la giustizia sotto la dittatura argentina.

08 CARLOS ARMANDO BUSTOS.jpgArmando Carlos Bustos era nato il 10 gennaio 1942 a Córdoba (Argentina). Entrato nell’ordine dei frati minori cappuccini e ordinato sacerdote, esercitò per un certo tempo il suo ministero nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli, situata in un quartiere borghese della capitale argentina, e da cui, per questo motivo, chiese di essere trasferito. Dopo un periodo trascorso a Chepes, nella provincia di La Rioja, dove seguì la strada tracciata da Mons. Enrique Angelelli, si recò nel 1971 a lavorare con padre Pedro Lephaille nella “villa miseria” (baraccopoli) di Ciudad Oculta, alla periferia di Buenos Aires. Del suo passaggio là, un amico lasciò scritto: “Ciò che maggiormente ricordo di lui è il suo spirito gioviale, che gli permetteva di trasformare qualunque situazione in un avvenimento allegro. La sua casa era un rifugio per ogni fratello, che avesse bisogno di dormire, di condividere qualcosa o anche solo fare quattro chiacchiere….”. Nel 1976 Carlos si recò a trascorrere un periodo nella Comunità dei Piccoli fratelli del Vangelo, di cui facevano parte anche Pablo Gazarri e Maurício Silva, entrambi in seguito sequestrati e uccisi. L’8 Aprile 1977, Venerdì Santo, mentre si recava per la celebrazione del pomeriggio nella chiesa del barrio Nuova Pompeya, a Buenos Aires, fu sequestrato. Le autorità militari ammisero in un primo momento la detenzione. Poi smentirono e di Carlos non si seppe più nulla.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.50, 4-9a; Salmo 69; Vangelo di Matteo, cap.26, 14-25.

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale che ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

Per stasera è tutto. Con la luna piena di stasera, siamo entrati nel 15 del mese di Nissan, il primo giorno di Pesah, la Pasqua ebraica. Contiamo di parlarne più diffusamente domani. Per ora vi lasciamo al brano di una lettera scritta da Armando Carlos Bustos a suo fratello Marcelo, nel giugno del 1972. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ti sto scrivendo dalla mia nuova baracca. Con un altro compagno cappuccino, anche lui sacerdote, siamo venuti a vivere in questa bidonville di Mataderos. Per molti potrà essere strano. Per noi, no, dato che capiamo che il Vangelo deve essere vissuto pienamente tra i più poveri. Abbiamo una piccola cappella, dove la domenica celebriamo l’Eucaristia per la comunità. Ci guadagniamo la vita come qualunque figlio dei nostri vicini. Fino a poco tempo fa lavoravamo come imbianchini; adesso con un taxi. Lavoro dalle tre del pomeriggio e vado avanti senza sosta fino alle undici di sera. È la vita dei poveri e la chiesa deve incarnarsi in questa vita. Non si può predicare il Vangelo dalle comodità di una vita borghese o dalle altezze irraggiungibili di pulpiti solenni. Forse un domani, e se il Signore mi darà forza, il mio futuro sarà di perdermi su qualche montagna tra i boscaioli e i taglialegna del nord o nelle desolate pianure del sud. Mi sto preparando a tutto. Sono stanco dell’ipocrisia del mondo, dell’egoismo delle persone, che porta tutti ad cercare solo il proprio interesse. I nostri politici non fanno altro che giocare con le speranze della gente. Tutti pensano solo a fare soldi, spassarsela e a chi gli sta accanto vada alla malora. (Carlos Bustos, Lettera al fratello Marcelo, giugno 1972).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Aprile 2009ultima modifica: 2009-04-08T23:44:00+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo