Giorno per giorno – 03 Aprile 2009

Carissimi,
“Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (Gv 10, 34-38). Ecco l’unica preoccupazione di Gesù: che noi si creda a quello che è l’agire di Dio, perché poi sappiamo entrare nella sua logica. Quando Gesù cita il versetto della Salmo che dice: “Voi siete dèi, /siete tutti figli dell’Altissimo” (Sal 82, 6), sa bene, e lo sanno i suoi interlocutori, in che cosa consistano le opere di Dio che ci rendono tali, dato che il salmista ce l’ha fatto sapere subito prima: “Difendete il debole e l’orfano, /al misero e al povero fate giustizia. / Salvate il debole e l’indigente, /liberatelo dalla mano degli empi” (Sal 82, 3-4). Ed è proprio ciò che Lui ha appreso dal Padre e che continuamente fa. Stamattina, nel fare memoria della vita, abbiamo ricordato la riunione del G20, e ci è venuto abbastanza automatico di pensare all’apertura dello stesso Salmo citato nel Vangelo: “Dio si alza nell’assemblea dei potenti, giudica in mezzo ai governanti. Fino a quando giudicherete iniquamente e sosterrete la parte degli empi?” (Sal 82, 1-2). E a come lo stesso salmo prosegue: “Non capiscono, non vogliono intendere, / avanzano nelle tenebre; /vacillano tutte le fondamenta della terra” (v. 5). E poi:” Eppure morirete come ogni uomo, /cadrete come tutti i potenti” (v.7). E abbiamo fatto nostra l’invocazione finale: “Sorgi, Dio, a giudicare la terra, / perché a te appartengono tutte le genti” (v.8). In sua presenza (ma dov’è la sua presenza, dato che è, invece, senza sosta minacciata?) ci si sentirebbe più a nostro agio.

Oggi noi si fa memoria di Jean Goss, profeta di pace e di nonviolenza.

03 Jean_Goss.jpgJean Goss era nato il 20 novembre 1912 a Lyon (Francia). Tredicenne era dovuto andare a lavorare come artigiano, per aiutare la famiglia. In seguito sarebbe diventato ferroviere e militante sindacalista. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu inviato al fronte, dove fece in tempo a guadagnarsi qualche medaglia, prima di finire prigioniero, internato in un campo di concentramento. L’esperienza della prigionia gli cambiò la vita. Conobbe Dio, incontrò la fede e decise di porsi al servizio della volontà d’amore che Dio nutre nei confronti di tutta l’umanità. Dopo la liberazione, rientrato in patria, Goss restituì le decorazioni militari e divenne obiettore di coscienza. Nel 1953 incontrò colei che sarebbe diventata la compagna della sua vita, una viennese, classe 1930, Hildegard Mayr, figlia di uno dei fondatori del Movimento Internazionale della Riconciliazione e segretaria itinerante della stessa organizzazione, tenace assertrice della non-violenza. Dal loro matrimonio nacquero due gemelli, Myriam e Etienne. La loro attività non conoscerà più sosta. Durante il Concilio Vaticano II, assieme a Dorothy Day, Lanza del Vasto e altri esponenti non-violenti, si recarono a Roma per pregare e digiunare al fine di sensibilizzare i padri conciliari sui temi dell’obiezione di coscienza e sul pericolo della dottrina della deterrenza nucleare. Riuscirono a trovare udienza, e alcuni documenti conciliari, ma anche altre prese di posizioni ecclesiali, negli anni successivi e nei diversi continenti, lasceranno trasparire l’influenza dei loro suggerimenti. A partire da allora si moltiplicarono i contatti con coloro che passeranno allo storia come i testimoni del pensiero e della prassi non-violenta: Martin Luther King, dom Helder Camara, Luthuli, Adolfo Perez Esquivel, Lech Walesa, mons. Romero e, lì in Italia, don Milani, Danilo Dolci, mons. Bettazzi, don Tonino Bello, ecc. Sempre con la moglie Hildegard, organizzò tra il 1984 e il 1986 numerosi seminari non-violenti nelle Filippine, che contribuirono non poco al rovesciamento della dittatura di Marcos. Lo stesso sarebbe accaduto qualche anno dopo in Madagascar. Nel pieno delle sue forze, Goss morì improvvisamente il 3 aprile 1991. La moglie disse: “È morto con lo stesso vigore col quale ha vissuto”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Geremia, cap.20, 10-13; Salmo 18; Vangelo di Giovanni, cap.10, 31-42.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Stasera abbiamo partecipato all’Eucaristia per il settimo giorno dalla morte di Pedrão. Era presente anche Dom Tomás Balduino, il profetico e battagliero vescovo emerito della nostra città, che, essendo la settimana passata in viaggio, non aveva potuto prendere parte ai funerali. Ha ricordato ciò che la testimonianza di Pedro e la storia del monastero di Goiás hanno significato per molti, nei decenni passati, in Brasile e fuori, un’eredità che dev’essere recuperata, ancorandola alle scelte coraggiose compiute allora: la presenza solidale tra i poveri della periferia, l’impegno a favore dei movimenti di lotta per la conquista della terra, alimentati da una spiritualità profonda, radicata nella Bibbia e nella pratica di Gesù. Anche se resta comunque difficile indovinare i percorsi che lo rendano possibile.

A partire dal 19 marzo, una data generalmente accompagnata da quella che una tradizione popolare chiama la “enchente de São José” (la piena di san Giuseppe), anche la nostra città, con i suoi paraggi, è stata “benedetta” da piogge quotidiane, che sono riuscite finalmente ad aumentare il volume d’acqua del Rio Vermelho, diminuendo in proporzione le preoccupazioni per la stagione della siccità che è quasi alle porte. Noi tifiamo perché continui così. Anzi, di più. E, per stasera è tutto. Noi ci congediamo offrendovi in lettura un testo di Jean Goss, dal titolo “N come… nonviolenza”, che troviamo nel sito di Peacelink e che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La nonviolenza esige che ciascuno di noi diventi un uomo. Esistono ricette per uccidere moralmente un uomo, non ne esistono per farlo nascere. Ti si può insegnare come fare per dipingere, ma mai come si deve fare un quadro; questo devi farlo da solo. Penso che si possa far nascere delle esigenze di base, che si possa dare una preparazione nonviolenta, ma sarebbe il massimo dell’illusione voler istituire corsi per corrispondenza per diventare un nonviolento. La prima esigenza della nonviolenza è che si deve “essere”. Io sono Jean. Non sono il signore che tiene conferenze, il ferroviere sindacalista, l’ex decorato dell’esercito francese, il tipo del nonviolento urlatore. No, io sono Jean. Se entrassi nella parte del personaggio, fosse pure il nonviolento profeta dell’Eterno, ebbene non sarei più Jean; sarei un attore cinematografico. La nonviolenza non ha niente a che fare con il cinema. Jean è goloso, Jean è pieno di difetti, Jean è violento… D’Accordo. Io sono Jean. Dio ama Jean così com’è, allora non vedo perché Jean si dovrebbe fare una maschera per nasconderei suoi difetti. La verità non è quella di Jean Goss; io devo presentarla, offrirla, dirla con la mia povertà e la mia forza. Quando inciami in un sasso sulla strada perché non l’hai visto, cominci a renderti conto che eri distratto, e ricominci a guardare dove metti i piedi. Uno scandalo è esattamente questo: un ritorno alla realtà. Non mi costruisco una nonviolenza dove tutto è programmato in anticipo, una specie di teoria scientifica; io inciampo nelle beatitudini. Molto spesso, durante i nostri viaggi, le persone che ci ascoltano si meravigliano perché noi non abbiamo soluzioni già pronte per problemi che vanno dall’educazione nonviolenta dei bambini alla guerra nucleare. È il sistema: “Vota per me, io penso per te, dormi tranquillo”. La nonviolenza invece spinge l’uomo verso la propria libertà: questo è il cammino, non ve ne sono altri. Le dottrine, anche se si definiscono nonviolente, sono giustificazioni della liberta e la “giustificazione nasce della libertà per distruggerla”. (Jean Goss, N come… nonviolenza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Aprile 2009ultima modifica: 2009-04-03T23:30:00+02:00da fraternidade
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