Giorno per giorno – 17 Marzo 2009

Carissimi,
“Allora Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette” (Mt 18, 21-22). Stamattina ci dicevamo che l’incapacità di perdonare gli altri rivela, in realtà, l’incapacità di perdonare noi stessi, l’incapacità di accoglierci con i nostri limiti, imperfezioni, difetti, peccati (compresa la nostra difficoltà a perdonare), con lo stesso sguardo di Dio. Che è appunto quello che perdona “settanta volte sette”, cioè sempre. Qualche tempo fa ci avevano inviato questa citazione di Thomas Merton, tratta dal suo “Nessun uomo è un’isola”: “Vuoi conoscere Dio? Impara a comprendere le debolezze e le imperfezioni altrui. Ma come potrai capire le debolezze degli altri senza capire le tue? E come potrai capire il significato dei tuoi limiti, senza aver prima ricevuto la misericordia di Dio, per la quale tu conosci te stesso e Lui? Non è sufficiente perdonare agli altri: dobbiamo perdonar loro con umiltà e compassione. Se noi li perdoniamo senza umiltà, il nostro perdono è una beffa; presuppone che noi siamo migliori di loro”. diceva che forse Dio perdona alla stessa maniera di un bambino. Che non ricorda più il torto che può aver subito da qualcuno e torna subito, con naturalezza, a ridere e giocare con lui. In questo senso, possiamo dire che anche Dio ci perdona con umiltà, oltre che con compassione. E desidererebbe che lo imparassimo a fare anche noi.

Oggi la Chiesa fa memoria di Patrizio, evangelizzatore e pastore dell’Irlanda.

17 PATRICIO.jpgPatrizio era nato, forse nell’anno 385, nella Britannia romana, e a sedici anni era stato rapito dai pirati che l’avevano venduto come schiavo, in Irlanda, ad un pastore. Dopo sei anni, tuttavia, il giovane era riuscito a fuggire e a imbarcarsi alla volta delle Gallie. Lì, maturata in lui la vocazione per lo stato ecclesiastico, visitò e soggiornò per qualche tempo in alcuni monasteri, preparandosi, poi, all’ordinazione sacerdotale, sotto la guida di san Germano, nella città di Auxerre. Intorno al 432, consacrato vescovo, fu inviato dal Papa ad evangelizzare l’Irlanda. Patrizio prese allora a percorrere l’isola che l’aveva visto prigioniero ragazzino, predicando la Buona Notizia con semplicità nelle categorie culturali proprie di quelle popolazioni. L’impatto deve essere stato straordinario, se è vero che, nonostante l’ostilità dei druidi, prima, e degli eretici pelagiani poi, alla sua morte, avvenuta nel 461, la quasi totalità della popolazione era passata al nuovo credo. Divenendo in poco tempo una vera e propria fucina di vocazioni sacerdotali e monastiche, che avrebbero raggiunto negli anni successivisi i paesi del vicino Continente.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Daniele, cap.3, 25. 34-43; Salmo 25; Vangelo di Matteo, cap. 18, 21-35.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

“Getta sul Signore il tuo affanno ed Egli ti darà sostegno” (Sal 55, 23). Questo versetto del salmista è un po’ il cuore del brano della “Confessione di San Patrizio” che vi offriamo come ultima lettura. E qualche affanno lo registriamo anche qui nel bairro, per la salute di seu Ciato, di Dominga, di , di Maria Helena, di Maria de Jesus. Che mettiamo nella vostra preghiera, perché lo gettiate sul Signore. Bene, per oggi è tutto. Eccovi, qui di seguito, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Guardate, Dio mi è testimone che non sto mentendo; né vi scriverei per fare di ciò occasione di adulazione o per interesse o sperando di ricavarne un qualche onore da parte vostra. È sufficiente l’onore che non si vede ancora, ma nel quale il cuore ripone fiducia. Colui che ha promesso è fedele; Lui non mente mai. Vedo però che già, qui ed ora, pur senza meritarlo, sono stato esaltato oltre misura dal Signore, pur sapendo che povertà e incapacità mi si addicono più di ricchezza e piacere (ma Cristo il Signore è stato povero per amor nostro); certo io sono infelice e sfortunato; e anche se volessi ricchezze, non ho risorse, del resto non è questo che ricerco per me, dato che ogni giorno mi aspetto piuttosto di essere ucciso o tradito o ridotto in schiavitù, alla prima occasione. Ma io non temo nulla, a causa della promessa di Dio; perché mi sono gettato tra le mani di Dio Onnipotente, che regna ovunque. Come dice il Profeta: “Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno”. Guardate, ora io affido la mia anima a Dio che è sempre fedele e per il quale adempio la mia missione nell’oscurità. Egli, che non fa preferenza di persone, mi ha scelto per questo servizio perché io possa essere uno dei più piccoli tra i suoi ministri. E questo comporta che dovrò rendergli conto di tutto ciò Lui che mi ha dato. Ma, cosà potrei dire o promettere al mio Signore, se da solo non posso fare nulla, salvo che non sia Egli stesso a concedermelo? Lasciate però che Lui scruti il mio cuore e la mia natura, poiché è questo che bramo, anche troppo, e sono disponibile a che Egli mi conceda di bere del suo calice, come ha concesso ad altri che lo amano. Non mi accada mai perciò che Dio mi separi dal popolo che si è conquistato in questa remotissima terra. Quanto a me, prego Dio di darmi perseveranza e di degnarsi di farmi un testimone fedele per amor suo fino all’ora della mia morte. (The confession of St Patrick n. 54-58).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Marzo 2009ultima modifica: 2009-03-17T23:36:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo