Giorno per giorno – 27 Febbraio 2009

Carissimi,
“Gesù disse loro: Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno” (Mt 9,15). Valdecí, stamattina, diceva: è chiaro che quando Gesù parla dello sposo, si riferisce a sé e dicendo del tempo in cui lo sposo sarà tolto, allude alla sua morte. Sì, è vero, è questo, ma anche più di questo. Possiamo dire che lo sguardo del Vangelo va oltre la morte di Gesù in sé, per abbracciare ogni altro tempo in cui il significato di Gesù, cioè le relazioni nuove del Regno, viene meno. Allora siamo chiamati a digiunare. C’è infatti poco da stare allegri. Il nostro digiuno (ciascuno di noi sa da cosa è chiamato a digiunare, che cosa lo distoglie, lo rende sordo alle necessità degli altri) diventa allora l’occasione per fare tornare lo sposo in mezzo a noi. E questo è, se vogliamo, ciò che significa anche la Quaresima. Avere occhi grandi sulla realtà che ci circonda, e orecchie attente al gemito di chi soffre e mente lucida per prendere le decisioni giuste e e cuore generoso per esservi fedeli. Per poi potergli dire: adesso, se vuoi, puoi tornare, sai? Ora starai bene tra noi.

Accennavamo l’altro ieri alla Campagna della Fraternità che accompagnerà questa nostra Quaresima e che quest’anno ha come tema “Fraternità e sicurezza”. Ovvero, come pensare la sicurezza a partire dalla fraternità. La chiave di soluzione è in qualche modo offerta dallo slogan proposto, che è citazione di un versetto di Isaia: “La pace è frutto di giustizia” (Is 32, 17), e dalle immagini che il testo isaiano evoca subito dopo: “Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri” (Is 32, 18). “Pace” è intesa naturalmente, come lo shalom biblico, cioè, vita, pienezza di vita, dispiegamento di tutte le sue potenzialità, ricchezza di benedizioni. E “giustizia” è la Sua giustizia divenuta finalmente nostra, quando, speriamo che accada presto, “in noi sarà infuso uno spirito dall’alto” (v.15) e succederà allora che i governanti, ma anche noi tutti (guarda un po’ ritorna anche qui!), saranno espressione del Principio della cura: “Ognuno sarà come un riparo contro il vento e uno schermo dall’acquazzone, come canali d’acqua in una steppa, come l’ombra di una grande roccia su arida terra” (Is 32, 2). Non ci sarà più spazio per l’indifferenza: “Non si chiuderanno più gli occhi di chi vede e gli orecchi di chi sente staranno attenti. Gli animi volubili si applicheranno a comprendere e la lingua dei balbuzienti parlerà spedita e con chiarezza” (Is 32, 3-4). Sicurezza, dunque, per tutti, a partire da quanti non hanno strumenti per garantirsela, i più deboli, poveri, oppressi. Sicurezza della casa, perché tutti ce l’abbiano e sia almeno dignitosa. Sicurezza nella casa, senza più bambini e donne vittime di violenza e di stupri, liberi dalla cultura maschilista che ne è sempre la causa; sicurezza del lavoro, che sottragga individui e famiglie all’incubo della miseria, alla fuga nell’alcool e nella droga e alla devastazione che ne segue, alla deriva della criminalità; sicurezza nel lavoro, che eviti le morti bianche, le condizioni disumane di sfruttamento, l’assenza di ogni tutela nelle lavorazioni insalubri; sicurezza della salute, come diritto primario di ogni cittadino all’attendimento medico, a cure e medicine gratuite per i più carenti, a strutture sanitarie idonee a garantirla. E, poi, ancora, sicurezza nel transito, nelle periferie degradate, nelle prigioni, che, da noi ben più che altrove, significano per molti, troppi, una giustizia che discrimina, segrega, ammucchia in condizioni disumane, e molto spesso tortura e uccide. Potremmo continuare a lungo, fino a disperarci. Certo, noi potremo fare poco. Ma l’importante è cominciare a fare qualcosa. Il resto seguirà.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Gregorio di Narek, asceta, mistico e poeta del X secolo.

27 gregorio di narek.jpgNato intorno all’anno 951, Gregorio entrò giovanissimo nel monastero di Narek, dove era abate Ananaia Narekatsi, uno dei monaci più celebri dell’epoca, fratello di suo nonno. Il monastero sorgeva, ad un’altezza di 1650 metri, a pochi chilometri dalla riva sud-orientale del Lago di Van (oggi in territorio turco), che con i suoi 120 chilometri di lunghezza e gli 80 di larghezza è un vero e proprio mare. Di Gregorio non si sa più nulla, se non che, in quel monastero, visse tutta la sua vita, facendo ciò che deve fare un monaco, pregando, lavorando, insegnando e contemplando. Tradusse in versi mirabili la sua esperienza, il senso acuto del peccato e il desiderio estremo di esprimere e giungere a toccare il Dio che, indicibile e inafferrabile, come in un gioco amoroso a rimpiattino, ci insegue e ci sfugge. Gli cantava: “Tu, se noi sfuggiamo, corri dietro a noi, / se siamo indeboliti, Tu ci fortifichi, / se ci smarriamo, Tu ci spiani un sentiero facile, / se siamo intimiditi, Tu ci incoraggi, … / se mentiamo, Tu ci giustifichi con la tua verità, … / se non desistiamo dalla nostra volontà, Tu ci fai desistere…/ se ci alieniamo, Tu tieni lutto, / se ci avviciniamo, Tu fai festa, / se diamo, Tu accetti, / se noi ci rifiutiamo, Tu maggiormente elargisci i tuoi doni”. Gregorio morì il 27 febbraio 1010 (o forse 1011). Il corpo fu sepolto nel monastero dedicato a santa Sanducht, prima martire armena (I° secolo) e figlia del re Sanatruk, che la tradizione vuole sacrificata per la fede su ordine del padre. Più tardi i resti del santo furono trasferiti a Sebaste, l’attuale Sivaz, nell’Anatolia centrale, accompagnando l’esodo delle popolazioni che fuggivano le prime invasioni delle tribù turciche.

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap,58, 1-9; Salmo 51; Vangelo di Matteo, cap.9, 14-15.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

Ogni tanto noi vi si chiede una preghiera per una o l’altra intenzione e sappiamo che voi lo fate volentieri e di buona lena (e ci dicono che si vedono i risultati). Così anche stasera ci facciamo avanti e vi chiediamo di accompagnare per qualche settimana la nostra amica Gilda di Premia, che affronta alcuni problemi di salute. E Lui, come dice Gregorio di Narek, nella preghiera che vi proponiamo qui sotto, invierà la potenza protettrice della sua destra. E tutto sarà, presto, nuovamente bene. Quella preghiera è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dio eterno, Benefattore e Onnipotente, / Tu che hai creato la luce e modellato la notte, / Vita nella morte e Luce nelle tenebre, / Speranza per coloro che attendono, / e Longanimità per quanti dubitano, // Tu che con la tua saggezza molto industriosa / muti in aurora le ombre della morte, / Oriente senza declino e Sole senza tramonto / L’oscurità della notte non può celare la gloria della tua Potenza; / davanti a cui si piega nell’adorazione il ginocchio di tutti gli esseri creati, / in cielo, sulla terra e negli inferi. // Tu che ascolti il gemito dei prigionieri, / che guardi alla preghiera degli umili e accogli le loro suppliche, / mio Dio e mio Re, / mia Vita e mio Rifugio, / mia Speranza e mia Fiducia, / GESÙ CRISTO, Tu, Dio di tutti, / Santo che riposi nelle anime dei santi, / Consolazione degli afflitti e Riconciliazione dei peccatori, // Tu che conosci tutte le cose prima ancora che esse vengano ad esistere, / invia la potenza protettrice della tua destra / e liberami dalle angosce della notte e dal demonio perverso, / affinché, baciando sempre la memoria del tuo Nome santo e temibile / con le labbra dell’anima e il desiderio del mio respiro, / io viva protetto con quanti t’invocano con tutto il loro cuore! // E attraverso il sigillo del segno della Croce, / che Tu hai rinnovato tingendola con il tuo Sangue divino, / con la quale Tu ci hai battezzati in vista della grazia dell’adozione / e ci hai modellati formandoci a immagine della tua gloria, // fa sì che per questi doni divini Satana sia confuso, / distrutte le macchinazioni, allontanati i tranelli, / vinti i nemici, respinte le armi affilate; / che sia dissolta la foschia, dissipate le tenebre, / che svanisca la nebbia! // Che il tuo braccio ci protegga sotto la sua ombra / e la tua destra ci apponga il suo sigillo! / Tu sei, infatti, compassionevole e misericordioso, / e il tuo Nome è stato invocato sui tuoi servitori. // A Te / con il Padre / attraverso il tuo Spirito Santo, / la gloria e il dominio / nei secoli dei secoli! / Amen. (Saint Grégoire de Narek, Prière 94, Du fond du cœur. Colloque avec Dieu).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Febbraio 2009ultima modifica: 2009-02-27T23:14:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo