Giorno per giorno – 28 Febbraio 2009

Carissimi,
“I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori? Gesù rispose: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” (Lc 5, 30-32). La tendenza di qualche comunità primitiva a fare le sue liste di proscrizione per categorie di persone dalla dubbia moralità deve essere sorta ben presto, se l’evangelista ha sentito il bisogno di ricordare questo detto piuttosto categorico di Gesù in loro difesa. Come dire: chi si sente giusto, se ne resti a casa sua, a tavola con il Signore (che non è una tavola qualunque!) ci venga chi si sente davvero peccatore. Gli farò capire cos’è la casa del Padre e così gli verrà voglia di restarci e, se possibile, di rimediare a quello che può esserci stato di sbagliato nella sua vita. Se succede invece (come spesso succede) che il povero peccatore – che anche noi siamo -, entrando in chiesa, si senta, una volta di più, segnato a dito e, per dirne una, escluso magari dalla Cena, che non è una cena qualunque, ma è il Corpo di Dio che si dona indistintamente a tutti, come la pioggia, il sole, il vento, il freddo, il calore, se dunque, persino lì, gli tocchi sperimentare che vige la stessa regola di “questo è solo per la gente perbene”, beh, non stupiamoci se sceglierà di tornare nel mondo, a cercare altri sacramenti dell’accoglienza, dell’amore e del perdono. E Cristo con lui. Lasciando la Chiesa vuota di Dio. Ricordava nella prima lettura di oggi il profeta Isaia: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio” (Is 58, 9-10). Quaresima è anche questa luce in tempi di oscurità. Pensiamoci un po’.

Oggi è memoria di uno dei grandi riformatori della Chiesa, Martin Bucero, testimone di pace e dialogo.

28 Martin_Bucer.jpgMartin Kuhhorn (che avrebbe scelto in seguito il nome umanistico di Bucero) era nato l’11 novembre 1491 a Schlettstadt, in Alsazia, da umile famiglia, ed era entrato quindicenne nell’Ordine domenicano. Nel 1517 fu inviato all’Università di Heidelberg per proseguirvi gli studi. Lì, l’anno successivo, conobbe Lutero e fu subito conquistato dalle sue idee. Allontanato dall’Ordine, nel 1521, svolse il suo ministero come prete secolare a Landstuhl, nel Palatinato, dove conobbe e poi sposò Elizabeth Silbereisen, una ex-monaca, che gli diede tredici figli, di cui uno solo sopravvisse. Trasferitosi a Strasburgo, nel 1523, divenne il principale riformatore della città. Sostenitore convinto della necessità di tornare all’Evangelo, organizzò la chiesa locale in una rete di piccole comunità, che avrebbero dovuto seguire il modello della Chiesa delle origini, delineato negli Atti degli Apostoli. Conobbe e influenzò notevolmente Giovanni Calvino. Nella controversia che opponeva Lutero e Zwingli sulla natura dell’Eucaristia, Bucero tentò inutilmente di mediare tra i due schieramenti. Si dedicò anche con entusiasmo alla ricerca di una riconciliazione fra protestanti e cattolici romani e a far opera di pacificazione nei confronti degli anabattisti. Quando la moglie morì di peste nel 1541, Bucero sposò Wibrandis Rosenblatt, già vedova, in ordine di tempo, dei riformatori Ludwig Keller, Johannes Heusegen (Giovanni Ecolampadio) e Wolfgang Capito. La donna gli diede tre figli, di cui una sola sopravvisse. Nel 1549, esiliato da Strasburgo, per ordine di Carlo V, si trasferì, su invito dell’arcivescovo Thomas Cranmer, in Inghilterra, dove fu ricevuto con tutti gli onori dal re Edoardo VI. Dopo un breve soggiorno a Londra, fu chiamato a Cambridge come professore. Qui lavorò alla sua opera De regno Christi e contribuì alla stesura del Book of Common Prayer della Chiesa anglicana. La morte lo colse il 28 febbraio 1551. Sotto il regno di Maria Stuart (1553-1558), i suoi resti furono esumati e bruciati, e la sua tomba demolita (1556), ma fu ricostruita nel 1560 dalla regina Elisabetta (1558-1603). Dopo Lutero e Melantone, Bucero fu il più influente dei riformatori tedeschi.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.58, 9-14; Salmo 86; Vangelo di Luca, cap.5, 27-32.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una citazione di Martin Bucero, che dice del battesimo, della sua simbologia, del perdono dei peccati che significa, della decisione che esso comporta per noi di servire a Dio con una vita santa, nella nostra prontezza a servire “le necessità di tutti gli uomini”. Di tutti. Niente di meno. È per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La ragione per cui Dio ha autorizzato gli uomini a utilizzare un rito di questa natura, che prevede l’immersione, il lavare o l’aspergere con acqua, e che viene ricevuto da parte dei ministri ufficiali della religione, come il mezzo per ottenere la cancellazione dei peccati e perciò anche come il modo normale di essere iniziati al servizio di Dio, dev’essere trovato nel suo proposito di confermare e stimolare in essi con un più grande vigore, attraverso questo procedimento, il primo e più importante principio della nostra salvezza, vale a dire, la fede nella remissione dei peccati, cioè, nella nostra immeritata giustificazione. Perché Dio stesso ci ha formati in modo tale che ogni volta che noi seriamente promettiamo o conferiamo realtà invisibili, la nostra inclinazione naturale è di farlo attraverso segni percettibili ai sensi. Non diversamente avviene tra le persone nelle più diverse transazioni da esse concluse, come per esempio nello stipulare trattati, insediare i re, contrarre matrimoni, effettuare vendite. Così, nella misura in cui si richiede questo utilizzo di simboli, Dio tratta con noi nei termini mutuati dalla nostra stessa pratica, come è abituato a fare anche sotto altri aspetti. E dato che l’insieme dell’alleanza che ha fatto con noi e la nostra intera salvezza (che è ciò che più gli preme in tutte le sue relazioni con noi) hanno la loro origine e base nella nostra persuasione che egli perdona i nostri peccati, nella sua sapienza ha voluto confermare e stimolare la nostra fede in questo perdono attraverso il suo stesso simbolo, particolarmente quando gli uomini consacrano se stessi al suo servizio in maniera speciale. Perché in tale occasione possano riflettere più da vicino sulla loro indegnità e sulla sua bontà e, come risultato, più pienamente, rinunzino a se stessi, dedicandosi a Lui in una vita totalmente santa e sempre davvero pronta a servire le necessità di tutti gli uomini. (Martin Bucer, Baptism, in Martin Bucer, Courtenay Reformation Classics IV).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Febbraio 2009ultima modifica: 2009-02-28T23:35:00+01:00da fraternidade
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