Giorno per giorno – 17 Febbraio 2009

Carissimi,
“Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo” (Mc 8, 14). Ma l’avevano preso o no, il pane? chiedeva Valdecí, stamattina, rilevando un’apparente contraddizione del brano evangelico. E, la risposta, se l’è data da sé: Sì, i discepoli avevano dimenticato il pane, ma il pane che c’era sulla barca, quel pane che è Gesù, sopperisce alla mancanza di ogni altro alimento. E questo, noi, ancora oggi, duemila anni dopo, mica l’abbiamo ancora capito. Noi che ci diciamo suoi discepoli, sua chiesa! Per questo Gesù può rivolgersi a noi e interrogarci: “Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?” (v.17-18). E metterci in guardia: “Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode” (v.15). L’esibizionismo religioso, il successo mondano, la ricerca e l’esercizio del potere ci impediscono di cogliere la presenza nella barca (= la chiesa) di quell’unico Pane, capace di moltiplicare a dismisura la nostra disponibilità a servizio della vita delle moltitudini. Senza del quale, riduciamo la nostra chiesa a un circolino (con tutto il rispetto per i circolini!), e le nostre riunioni a varianti di un giro di briscola.

Il nostro calendario, prendendo spunto dall’anniversario della morte di Giordano Bruno, ci porta oggi la memoria di tutti i Martiri dell’Inquisizione (non importa se cristiani o no, santi o peccatori, ortodossi o eretici, beghine o streghe). Essa richiama la nostra attenzione sul fatto che l’unica verità da affermare (a cui ogni altro dogma rimanda), a partire almeno dall’annuncio di Gesù, era ed è che Dio è Amore incondizionato per tutti. Il che comporta, come inevitabile corollario, che ci si debba impegnare, come cristiani, perché tutti (non solo alcuni, i nostri, o i buoni, ma tutti, compresi i suoi nemici o negatori) abbiano vita e vita in abbondanza.

17_GIORDANO_BRUNO.JPGIl nome di battesimo di Giordano Bruno, nato a Nola, nel 1548, era in realtà Filippo. Egli lo cambiò in Giordano, quando, a diciassette anni, entrò in convento dai domenicani. Il suo temperamento vivace e anticonformista, l’intelligenza fervida e un certo eclettismo di interessi che lo portava ad interessarsi delle nuove scoperte scientifiche, non meno che di studi esoterici e pratiche magiche, lo misero presto nei pasticci. Sicché, sospettato di eresia, dovette nel 1576 fuggire dal convento, cominciando un lungo periodo di peregrinazioni, da una città all’altra, prima nel nord d’Italia e poi altrove. Fu in Francia, poi in Svizzera, a Ginevra, dove aderì al calvinismo, ma fu per poco tempo, perché l’istituzione gli stava stretta. Fece ritorno in Francia, dove insegnò qualche tempo a Parigi, poi, passò in Inghilterra e quindi in Germania. Invitato a Venezia dal doge Mocenigo, fu da questi tradito e denunciato. Trasferito a Roma, nel febbraio del 1593, per essere sottoposto al giudizio dell’Inquisizione, rimase rinchiuso sette anni nelle prigioni di Castel Sant’Angelo, dove venne spesso sottoposto a tortura. Lo studio meticoloso delle sue opere da parte di una commissione presieduta dal card. Bellarmino, portò, nel gennaio 1599 all’individuazione di otto capi d’accusa. Nel settembre dello stesso anno fu richiesto al Bruno di abiurare sinceramente e definitivamente dai suoi errori. Dopo lunghe notti insonni, l’ex-frate domenicano che, inutilmente aveva chiesto di poter parlare direttamente al papa, dichiarò di non aver nulla da abiurare. Il 20 gennaio 1600, Clemente VIII ordinava di consegnarlo al braccio secolare per l’esecuzione della condanna a morte. Bruno fu bruciato vivo in Campo dei Fiori, il 17 febbraio 1600.

Oggi noi ricordiamo anche Jiddu Krishnamurti, [non-]maestro del nostro tempo.

17_KRISHNAMURTI.JPGKrishnamurti era nato l’11 maggio 1895 a Madanapalle, un piccolo paese vicino Madras, nell’India Meridionale, ottavo di una famiglia di dieci figli. La sua infanzia non presentò tratti particolarmente distintivi rispetto a quella degli altri bambini. La famiglia viveva in condizioni miserevoli, gli insegnanti lo ritenevano un caso problematico per le accentuate difficoltà di apprendimento. In compenso rivelava già da allora quello straordinario altruismo che lo caratterizzerà sempre. Avvicinato dai dirigenti della Società Teosofica (un movimento religioso che credeva nell’avvento imminente di un nuovo messia), Krishnamurti fu inviato in Inghilterra per completare la sua formazione ed essere iniziato alle dottrine esoteriche della Teosofia. Negli anni successivi, tuttavia, egli prese sempre più le distanze dai metodi teosofici, preferendo proseguire il suo cammino da solo. Affermò che la “verità è una terra senza sentieri” e ad essa “non si perviene per un processo evolutivo, ma per una mutazione, un improvviso cambiamento”. Diceva anche: “Voi siete esseri umani, non una nazione o un’istituzione; come esseri umani dovete combattere il potere in voi stessi. Potete infatti ribellarvi contro il potere, e poi esercitarlo sugli altri. Cominciate da voi stessi, diventate responsabili di voi stessi, cercate di scoprire se state usando un potere psicologico con le vostre idee e istituzioni. […] Domandatevi anche se vi sentite legati ad una patria, a un certo colore sulle carte geografiche. Tutte queste cose sono disumane, e, se sono in voi, non raggiungerete la libertà e la verità”. Per quasi sessant’anni Krishnamurti andò per il mondo, per trasmettere, con assoluta semplicità, il suo insegnamento liberatorio. Morì il 17 febbraio 1986 ad Ojai, in California.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.6, 5-8; ; 7, 1-5.10; Salmo 29; Vangelo di Marco, cap.8, 14-21.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

Noi ci si congeda qui, lasciandovi a una parola sufficientemte provocatoria di Jiddu Krishnamurti, tratta dal suo “La prima ed ultima libertà” (Ubaldini). Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ove non c’è rispetto, non nc’è amore; ove non c’è misericordia, pietà, perdono, non c’è amore. E poiché la maggior parte di noi si trova in questa condizione, ebbene, noi non abbiamo l’amore. Non siamo né rispettosi né misericordiosi né generosi. Siamo possessivi, colmi di sentimentalismo e di emotività che possono prendere qualsiasi strada; uccidere, massacrare o unificarsi in base a qualche intento folle e ignorante. Così, come potrebbe esservi amore? […] Se veramente sentiste rispetto, lo sentireste per gli inferiori come per coloro che chiamate i superiori; ma non avendolo, non vi è amore. Quanti pochi fra noi sono generosi, misericordiosi, quanti pochi perdonano! Siete generosi quando ciò vi conviene, siete misericordiosi quando potete aspettarvi qualche cosa in cambio. Quando tali cose scompaiono, quando tali cose non occupano più la vostra mente, e le cose della mente non riempiono il vostro cuore, allora vi è amore; e solo l’amore può trasformare la presente follia ed insania nel mondo: non i sistemi, non le teorie, né di destra né di sinistra. Amerete realmente quando non sarete invidiosi né avidi, quando nutrirete rispetto, quando sentirete misericordia e compassione, quando avrete considerazione per vostra moglie, i vostri figli ed il vostro vicino, e i vostri meno fortunati servi. All’amore non si può pensare, l’amore non si può coltivare, l’amore non si può praticare. La pratica dell’amore, la pratica della fraternità, resta pur sempre nell’ambito della mente, e perciò non è amore. Quando tutto questo è giunto a termine, nasce l’amore, e solo allora saprete cos’è l’amore. Dunque l’amore non è quantitativo, ma qualitativo. Voi non dite: “amo tutto il mondo”; ma quando saprete come amare una sola persona, saprete come amare tutti. Ma poiché non sappiamo come amare una sola persona, il nostro amore per l’umanità fallisce. Quando si ama, non è questione di uno o di molti; vi è soltanto l’amore. Soltanto quando vi è amore tutti i nostri problemi potranno risolversi, e soltanto allora potremo conoscerne la beatitudine e felicità. (Krishnamurti, La prima ed ultima libertà).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Febbraio 2009ultima modifica: 2009-02-17T23:52:00+01:00da fraternidade
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