Giorno per giorno – 11 Febbraio 2009

Carissimi,
“Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: “Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo” (Mc 7, 14-15). Gesù, nella linea del miglior profetismo, denuncia e demistifica un apparato religioso che, del tutto funzionale al sistema di potere, accetta di offrirgli una giustificazione ideologico-religiosa (in questo caso le leggi di purità), convalidandone così i meccanismi di sfruttamento e di emarginazione. Come dire i “poveri-ignoranti-sporchi-malati-inutili’ (perciò, necessariamente, almeno un po’, cattivi) sono disprezzati da Dio (e perciò anche da noi). E ci voleva del fegato ad affermarlo, perché Dio si era rivelato esattamente il contrario. Ora, è proprio questa rivelazione originaria che Gesù richiama alle folle di diseredati che lo seguono: Dio è qui in mezzo a voi, come forza che risana, purifica, riconcilia, libera, salva. Ma, soprattutto, come Colui che vi ama, da sempre, così come siete. A gratis. Che vi desidera santi, “come” egli è santo, cioè straripanti di misericordia. Il peccato vero sta annidato nel cuore del sistema del dominio, dei suoi leader politici, delle gerarchie religiose, dei poteri economici che essi esprimono, dei loro intellettuali organici, degli agenti del consenso. “Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornificazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” (Mc 7, 20-21). Stamattina ci dicevamo che non può dirsi chiesa di Gesù una chiesa che non sieda in mezzo a coloro che il “potere teocratico” (che agisce, cioè, in nome di Dio) opprime ed emargina. Chiunque sia questo dio: il dio della religione, certo, ma anche, e sempre più, il mercato, il denaro, la razza, il partito e quant’altro. No, non è chiesa di Gesù, una chiesa alleata di un potere comunque oppressore. E neppure lo è una chiesa che non contribuisca a rimuovere le cause dell’emarginazione. O, per non essere così drastici e non fare e farci troppa paura: al più, si è la chiesa dei discepoli che dormono quando Lui è in agonia, di Pietro che Lo rinnega, di Giuda che Lo tradisce.

11_LOURDES.JPGLa Memoria di Nostra Signora di Lourdes, che la Chiesa cattolica celebra oggi è la maniera per ricordare il rendersi presente della madre di Gesù nella nostra vita e in quella della società e magari della Chiesa, per insegnarci come si dovrebbe essere. Presenti sempre anche noi ad ogni necessità altrui. Ridando vita nella nostra storia al Principio della cura. La memoria trae origine dalle apparizioni avute, tra l’11 febbraio e il 16 aprile 1858, da una giovane contadina analfabeta, Bernadette Soubirous. Una giovane sconosciuta, che Bernadette battezzò subito col nome di Aquerò (Quella là), in seguito le si rivelò con un nome ben più difficile a dirsi e ad intendersi: “Que soy era Immaculada Councepciou”. Aggiunse poi che era tempo che il mondo si desse una mossa. Ma il mondo sembra aver continuato imperterrito. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Noi in questo giorno ricordiamo anche Abraham Johannes Muste, profeta di pace e di nonviolenza.

11 A. J. MUSTE.jpgAbraham Johannes Muste nacque l’8 gennaio 1885 a Zierikzee (Olanda), figlio di Adriana Jonker e Martin Muste. All’età di sei anni si trasferì con la famiglia negli Stati Uniti, di cui acquisì la cittadinanza. Sposato ad Anna Huizenga, nel 1909 fu ordinato pastore della Chiesa riformata. Ma, presto, deluso dagli insegnamenti di questa, passò ad essere pastore della Chiesa congregazionale, lasciandosi poi conquistare dal misticismo pacifista della Società degli Amici (quaccheri). A cavallo tra gli anni venti e trenta, si coinvolse nelle lotte del movimento sindacale, scivolando su posizioni marxiste e trozkiste. Finché, un giorno del 1936, entrando in una chiesa durante un viaggio in Europa, sentì più forte che mai la convinzione che era la chiesa la sua vera casa e il suo cammino, con la proposta evangelica della pace e della nonviolenza. Negli anni della proliferazione nucleare, Muste si persuase che il mondo fosse entrato in una nuova epoca buia e che i cristiani erano chiamati a creare piccole oasi di coscienza e ragionevolezza. Ad un cronista che gli chiese un giorno se pensava di cambiare il mondo facendo veglie all’esterno delle basi nucleari, rispose: “Non lo faccio per cambiare il mondo. Lo faccio per impedire al modo di cambiarmi”. Ripetutamente arrestato per le manifestazioni e proteste organizzate, fu anche uno degli artefici dell’opposizione alla guerra in Vietnam. Nel 1966, già ottantaduenne fu arrestato a Saigon, per aver tentato di manifestare davanti all’ambasciata Usa. Morì l’11 febbraio 1967 dopo esser tornato da un viaggio in Vietnam del Nord, dove potè testimoniare di persona gli effetti dei bombardamenti nordamericani. Soleva dire: “Non esiste una via alla pace, la pace è la via”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.2, 4b-9. 15-17; Salmo 104; Vangelo di Marco, cap.7, 14-23.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

È tutto per stasera. Noi ci congediamo, lasciandovi a una citazione di A. J. Muste, tratta dal suo opuscolo “War is the enemy” (Pendle Hill Publications). Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La nostra riluttanza ad essere riconciliati con la verità, che è una manifestazione di Dio, ad accettarla in tutta la sua pienezza e con tutta la nostra mente (“amerai il Sigmore tuo Dio con tutta la tua mente”) è una delle cause fondamentali di divisione nella vita, nel nostro essere, nella famiglia umana. D’altra parte, quasi nulla è in grado di incrementare la nostra forza e la nostra salute spirituale, la nostra efficacia nell’opera di riconciliazione, quanto l’autodisciplina indirizzata a riconoscere e a rinunciare ai nostri pregiudizi. Quando pensiamo alle nostre intuizioni come a qualcosa con una loro finalità, qualcosa da possedere e difendere, noi innalziamo un muro contro Dio, che è la Sorgente della Luce, e che noi possiamo ricevere soltanto se diventiamo infinitamente ricettivi come bambini. Ora, è nella misura in cui ci saremo spogliati della nostra resistenza interiore alla verità ed avremo sviluppato una prontezza a riceverla da qualsiasi fonte, che diventeremo capaci di “parlare la verita nell’amore”. Allora, potremo sperare che i nostri compagni vedano e accolgano la luce che abbiamo. E permetteremo che la nostra testimonianza vada innanzi, che la nostra luce brilli, e, fuori da qualsiasi segreta viltà o falsa modestia, che sono una forma come un’altra per metterci tranquilli e autoassolverci, non metteremo “la nostra luce sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché illumini tutti coloro che sono nella casa”. Da questo non si deduce, comunque, che l’amore disinteressato consegua immancabilmente una vittoria immediata e prevedibile. Questa, ahimé, non stata l’esperienza dell’Eterno Padre con noi; e, sotto questo o altri aspetti, “il servo non è da più del Maestro”. Non c’è riconciliazione attraverso un qualche amore parziale, ma solo con un amore pronto a pagare il prezzo estremo, fino alla morte. Il prezzo estremo non sempre è richiesto; ma spesso lo è, e sempre la prontezza nel disporsi a pagarlo deve essere chiaramente dimostrata. (A. J. Muste, War is the enemy)

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 11 Febbraio 2009ultima modifica: 2009-02-11T23:28:00+01:00da fraternidade
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