Giorno per giorno – 14 Gennaio 2009

Carissimi,
“La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli” (Mc 1, 30-31). Quella febbre, ci dicevamo stamattina, ricorda un po’ le nostre febbri. Gesù, nel racconto parallelo del Vangelo di Luca (Lc 4, 39) la sgrida, la febbre. Dopo di che, la donna si alza e serve. “Servire” è il verbo con cui Gesù designa la sua maniera d’essere, sintetizza la sua missione: “Sono in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22, 27), ed è ciò che chiede ai suoi: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (Mc 9, 35). Febbre è tutto ciò che ci impedisce di servire, di essere cioè Sua chiesa, nell’essere “per” e “con” gli altri. È, perciò, anche il nostro ripiegamento su noi stessi, la nostra viltà, indolenza, rassegnazione, indifferenza, di fronte alle necessità e alle sofferenze dei fratelli. C’è bisogno allora che qualcuno Gli parli di noi. Ed egli intervenga, ci venga vicino, ci sollevi, ci prenda per mano.

Oggi è memoria di Serafim di Sarov, mistico e asceta della Russia ortodossa.

14 serafim de sarov.jpgProchor Mosnin (tale il suo nome alla nascita) era nato il 19 luglio 1759 a Kursk in una famiglia di commercianti, conosciuti da tutti come cristiani devoti e caritatevoli. Da ragazzo Prochor amava frequentare la divina liturgia e dedicarsi alla lettura di libri religiosi. Diciottenne, durante un pellegrinaggio alle Grotte di Kiev, vi conobbe il santo staretz Dositeo, che, confermandolo nella vocazione monastica, lo indirizzò al monastero di Sarov, affidandogli la preghiera del Nome come mezzo potente per restare unito a Dio. Dopo otto anni di noviziato, il giovane fece la sua professione monastica, ricevendo il nome di Serafim. Nel 1794 Serafim fu ordinato prete e ricevette il permesso di recarsi a vivere in una piccola capanna nella vicina foresta, per dedicarsi ad una vita di preghiera e digiuno e allo studio delle Scritture e degli scritti dei Padri. Lì visse, salvo brevi interruzioni, fino al 1810, quando, per obbedire alla richiesta dei monaci anziani, Serafim ritornò in monastero. Continuò tuttavia a vivere nella solitudine e nel silenzio della sua cella per altri dieci anni. Fu solo alla fine di questo lungo periodo di tempo che, obbedendo ad una visione del Cielo, si dispose ad accogliere quanti, visitando il monastero, aspettavano da lui una parola o un consiglio spirituale. Il vecchio monaco soleva allora salutare chiunque si recasse da lui con una prostrazione, un bacio e le parole del saluto pasquale: “Cristo è risorto!” e ad ognuno si rivolgeva chiamandolo con l’espressione “gioia mia”. Nel 1825 fece ritorno nella sua capanna nella foresta, dove, arricchito del dono della chiaroveggenza, continuò a ricevere migliaia di pellegrini da tutta la Russia. Serafim si riposò nel Signore il 1° gennaio 1833 del calendario giuliano (corrispondente al 14 gennaio del nostro calendario), mentre era inginocchiato davanti ad un’icona della Madre di Dio.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap. 2, 14-18; Salmo 105; Vangelo di Marco, cap.1, 29-39.

La preghiera del mercoledì è in comunione con i “cercatori dell’Assoluto” lungo i cammini che portano all’impegno per la Pace, la Giustizia, la Fraternità tra i popoli.

Bene, si è fatto un po’ tardi e allora noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di un brano del “Colloquio con Motovilov” di Serafim di Sarov. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il bene compiuto nel nome di Cristo non solo procura una corona di gloria nel mondo a venire, ma fin da quaggiù riempie l’uomo della grazia dello Spirito Santo. Sta scritto infatti: Dio dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. (Gv 3,34-35) Il vero fine della vita cristiana consiste quindi nell’acquisizione di questo Spirito di Dio. L’acquisizione è la stessa cosa dell’ottenimento. Sai cosa significhi acquisire del denaro? Per lo Spirito Santo è lo stesso. Per la gente normale il fine della vita consiste nell’acquisizione del denaro, nel guadagno. I nobili inoltre desiderano ottenere onori, medaglie e altre ricompense per i servizi resi allo stato. Anche l’acquisizione dello Spirito Santo è un capitale, ma un capitale eterno, dispensatore di grazie, analogo ai capitali temporali e che si ottiene con gli stessi procedimenti. Nostro Signore Gesù Cristo, Dio uomo, paragona la nostra vita ad un mercato e la nostra attività sulla terra ad un commercio. Raccomanda a tutti noi: “Datevi da fare fino al mio ritorno, tenendo da conto il tempo, perché i giorni sono incerti, (Cf Lc 19,12-13. Ef 5,15-16) il che significa: sbrigatevi ad ottenere dei beni celesti trafficando merci terrene”. Queste merci non sono niente altro che le buone azioni compiute in nome di Cristo le quali ci ottengono la grazia dello Spirito Santo. (Serafim di Sarov, Colloquio con Motovilov).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Gennaio 2009ultima modifica: 2009-01-14T23:31:00+01:00da fraternidade
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