Giorno per giorno – 15 Dicembre 2008

Carissimi,
“Entrato Gesù nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: “Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?” (Mt 21, 23). C’è una incompatibilità e un’incomprensione di fondo tra i rappresentanti (e le rappresentazioni dentro di noi) del potere – religioso, culturale e politico – e il significato di Gesù. E noi, per sapere da che parte realmente stiamo, dovremmo chiederci: che autorità riconosciamo a Gesù? È Lui, per davvero, la parola ultima e definitiva della nostra esistenza? E, più esplicitamente e radicalmente, è la Croce, questo dono incondizionato che si dice nella forma del diminuire fino alla perdizione di sé (in vista della vita del mondo), ciò che determina, passo dopo passo, le mie scelte e il mio agire? Mio, tuo, nostro, come chiesa che si afferma cristiana? Se i sommi pontefici, i teologi e i politici del tempo di Gesù (e di ogni altro tempo), avessero inteso e seguito l’appello alla conversione che veniva da Giovanni, non starebbero ora lì a porgli questa domanda. Ed anche noi, la chiesa, non saremmo guardati ogni volta con sospetto. Perché tutto sarebbe evidente. Quale interesse nascosto? La mia vita per te. Nient’altro. Nessun privilegio o vantaggio, nessun onore, nessuna corsia preferenziale. Noi in mezzo agli altri. Noi ultimi tra gli ultimi. Felici della loro compagnia. E invece.

Oggi noi si fa memoria di Giuseppe Dossetti, monaco e sentinella del buon Dio.

15 GIUSEPPE DOSSETTI.jpgGiuseppe Dossetti era nato a Genova il 13 febbraio 1913. Dopo la laurea in giurisprudenza, insegnò alla Cattolica di Milano. Antifascista e presidente del CLN di Reggio Emilia, nel 1945 divenne vice segretario nazionale della Democrazia Cristiana e l’anno seguente fu eletto all’Assemblea Costituente. Lasciata nel 1952 la politica attiva a causa dei dissensi insorti con la leadership del partito, accettò tuttavia la candidatura a sindaco di Bologna nel 1954, rimanendo in consiglio comunale fino al 1958. Il 6 gennaio 1956, emise la sua professione monastica e tre anni più tardi ricevette l’ordinazione sacerdotale dal card. Lercaro, scegliendo di vivere in silenzio, preghiera, lavoro e povertà, nella Piccola Famiglia dell´Annunziata, la comunità monastica che aveva fondato a Monteveglio, un paesino sulle colline del bolognese. Lercaro lo volle con lui al Concilio come suo perito personale. Insieme daranno voce al desiderio di quanti nella Chiesa vogliono una Chiesa povera e dei poveri. A partire dal 1968 tornò a dedicarsi a tempo pieno alla cura della sua comunità, che intanto si era diffusa in altre regioni italiane e, all´estero, in Palestina e Giordania. Nel 1994, dopo la vittoria elettorale del centro-destra, uscì dal suo ritiro monastico per denunciare il pericolo di un’evoluzione a destra nella vita politica nazionale, facendo udire ripetutamente, negli ultimi anni di vita, la sua voce in difesa della Costituzione. Morì in seguito ad una malattia, la mattina di domenica 15 dicembre 1996 e fu sepolto, per sua espressa volontà, nel cimitero di Monte Sole, nei pressi di Marzabotto, che era stato teatro durante la guerra di un efferato massacro di civili ad opera dei nazifascisti.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dei Numeri, cap.24, 2-7. 15-17a; Salmo 25; Vangelo di Matteo, cap.21, 23-27.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi tradizioni religiose dell’India: Shivaismo, Vishnuismo, Shaktismo.

È tutto per oggi. Tra il 23 luglio e il 1 agosto 1990, don Giuseppe Dossetti fu con don Umberto Neri in Terra Santa a predicare gli Esercizi spirituali a un gruppo di preti e seminaristi della diocesi di Roma. Congedandoci, scegliamo di proporvi qui un brano della meditazione conclusiva, come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Perseverare nella preghiera vuol dire che tutto questo dovrà essere fatto non in modo discontinuo, ma in modo costante e che ci deve essere in noi quel vegliare che deve essere l’espressione, anch’essa molto spontanea, del nostro spirito orientato verso il Signore, del nostro spirito che già è nascosto in Lui. Questa veglia escatologica è la conseguenza inevitabile di ogni eucarestia e più si celebrano le eucarestie e più si riesce a portare il proprio essere in piena adesione al Signore, più anche chi ci sta intorno e le comunità che così costituiamo ed alimentiamo, sono trasportate in questa atmosfera ed in questa inevitabile attesa del Signore. E la conformazione dei costumi, l’applicazione conseguente dei comportamenti, le conseguenze anche sul piano, inevitabile, di quel tanto di attività e di invenzione sociale, è però allora una cosa non impiantata sulla terra e con tutte le limitazioni della terra e della contingenza inevitabile del terreno, ma è già una cosa anch’essa impiantata in qualche modo in Cielo. È tutto un abito diverso. Restano magari le stesse cose, si possono fare anche le stesse cose, ma si fanno con uno spirito e con un abito completamente diverso e che edifica già la comunità cristiana con questo sentire inevitabile della venuta del Signore e della provvisorietà di queste cose terrene, senza nessun pericolo, quindi, di installazioni, di ambizioni conseguenti. Appunto può essere che, talvolta, si veda con tristezza delle persone già avanzate negli anni – come posso essere io – attaccate ancora al loro ruolo terreno, con una morbosità insanabile, e questo certo non costruisce, perché dov’è allora l’attesa escatologica? (Giuseppe Dossetti, Esercizi Spirituali in Terra Santa).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Dicembre 2008ultima modifica: 2008-12-15T23:35:00+01:00da fraternidade
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