Giorno per giorno – 06 Dicembre 2008

Carissimi,
uno di noi che ha trascorsi italiani, quando ne ha letto finalmente oggi sul giornale, ha detto: ciusca, se ne sentiva la mancanza! Un po’ per via del basso profilo della politica del vostro Paese, e scusateci se siamo franchi. Del resto, non è il caso di aversene a male: è così un po’ dovunque. E, anzi, voi, siete in qualche modo fortunati, o geniali, a scegliere di rifugiarvi nel cabaret e inventarvi un Ermes Rubagotti come ministro per la semplificazione (che già il nome del ministero è tutto un programma!). E infatti quello che ci si aspetta, guardandolo in faccia, al massimo è un “E alùra?”. E, invece no, ogni tanto si spara fuori a cercare di organizzare un discorso. E il risultato è assicurato. Come oggi, che tenta di far la predica al cardinal Tettamanzi. Ma, tutto quel che gli viene fuori è un rutto.

pellegrino.jpgOggi, per il calendario islamico, è il giorno 8 di Dhul Hijjah, il dodicesimo mese dell’anno 1429 (dall’Egira), il primo giorno dell’Hajj, il Pellegrinaggio alla Mecca, cui, almeno una volta nella vita, sono obbligati tutti i musulmani in condizione di effettuarlo, e che durerà fino al 13 dello stesso mese. Durante esso saranno due-tre milioni di uomini e donne a chiedere a Dio il perdono di tutte le loro colpe, in un’esperienza irripetibile che porterà gente di ogni etnia, di ogni età e condizione sociale a incontrarsi in un’atmosfera di uguaglianza perfetta.

“Strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni” (Mt 10, 7-8). È la missione che Gesù affida ai Dodici. E quel “sanate i lebbrosi” è particolarmente significativo oggi per via di una delle nostre memorie. Qui da noi, poi, il problema della lebbra, (anche se non è certo che la lebbra di cui si parla la Bibbia sia riconducibile tout court all’hanseniasi che noi conosciamo), è particolarmente sentito. In Brasile si registrano ogni anno circa quarantamila nuovi casi di questa malattia. Di essi qualche migliaio nello stato di Goias. Un elenco di dieci città, tra cui la nostra, è considerato a rischio dal Ministero della Salute, per l’aumento registrato negli ultimi anni. Stasera, durante la veglia, si cantava: “Vieni, Signore Gesù, vieni; vieni, amato Signore! Vieni a liberarci, vieni a salvarci, l’ingiustizia è grande, il nemico è forte, vieni, vincitore della morte. Corri in fretta, vieni ad aiutarci. Il giorno è passato, la notte incombe, resta sempre con noi. Vieni, Signore Gesù, vieni; vieni, amato Signore!”. Perché ci guarisca da ogni lebbra. Anche quelle dell’anima.

Oggi il nostro calendario ci porta le memorie di Nicola di Mira, pastore, e di Raoul Follereau, amico dei lebbrosi.

06 nicola di mira.jpgNicola nacque probabilmente, intorno al 270, a Pàtara di Licia, in Asia Minore (attuale Turchia). Eletto vescovo di Mira, nella stessa Licia, partecipò nel 325 al Concilio di Nicea. Morì il 6 dicembre dell’anno 343 e fu sepolto fuori le mura della città. Il suo culto, anche per la fama di protettore dei poveri e di taumaturgo che l’aveva accompagnato in vita, si diffuse ben presto in tutta l’Asia Minore e la sua tomba divenne centro di pellegrinaggi. Il 9 maggio 1087, le spoglie del santo, sottratte alla città di Mira con un’incursione di marinai baresi, vennero trasportate a Bari, che lo volle da allora come suo patrono.

06_RAOUL_FOLLEREAU ii.jpgNato il 17 agosto 1903 a Nevers, in Francia, da una famiglia di industriali, Raoul Follereau incontrò nel 1918 Madeleine Boudou, che divenne la compagna di tutta la vita. Dopo aver studiato Diritto e Filosofia, nel 1935, compiendo un viaggio in Africa, come giornalista, sulle orme di padre De Foucauld, visitò un villaggio di lebbrosi, ad Adfzopé, in Costa d’Avorio. Questo incontro gli cambiò la vita. Nel 1942, mentre infuriava la seconda guerra mondiale, lanciò l’iniziativa di solidarietà “L’Ora dei poveri”. Ricercato dai nazisti, per una serie di articoli contro Hitler, fu costretto a nascondersi. Dopo la guerra, nel 1946 promosse il “Natale del Padre de Foucauld” e fondò l’ “Ordine della Carità“, che in seguito diverrà la “Fondazione Raoul Follereau“. Nel 1953 con il denaro raccolto nel corso delle sue conferenze venne inaugurata ad Adzopé la città dei lebbrosi, per offrire ai malati la possibilità di uscire finalmente da un’emarginazione secolare. Da allora, instancabilmente, Follereau girerà il mondo per raccogliere fondi al fine di combattere il flagello della lebbra, ma anche per denunciare le altre ‘lebbre’ che ne sono all’origine: l’ingiustizia, l’ipocrisia, la povertà, lo sfruttamento, la corsa agli armamenti ed ogni atteggiamento di indifferenza e di egoismo. Nel 1954 istituì la “Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra“. Tra il 1964 e il 1969 animò la campagna il costo di un giorno di guerra per la pace, rivolta all’ONU, a cui aderirono 4 milioni di giovani in 125 paesi. Morì a Parigi il 6 dicembre del 1977.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.30, 19-21. 23-26; Salmo 147; Vangelo di Matteo, cap.9, 35 – 10, 1. 6-8.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È ora di salutarci. E nel congedarci vi proponiamo una citazione di Raoul Follereau che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ora, voi mi avete capito. Non si tratta di asciugare con gesto vago una lacrima: è troppo presto fatto. Neppure di avere un istante di pietà: è troppo facile. Si tratta di prender coscienza, e di non più accettare. Non accontentarsi più di girare attorno a se stessi – e a quelli che sono dei suoi – nell’attesa della sua piccola porzione di Paradiso. Rifiutarsi di concedersi una piccola siesta ben pensante, quando tutto urla e si dispera attorno a noi. Non più accettare questo modo di vivere che è una rinuncia perpetua dell’uomo. Non più accettare un Cristianesimo negativo che i piccoli borghesi dell’Eternità asfissiano in un labirinto di formule e di interdetti. Non più accettare di essere felici da soli. Davanti alla miseria, all’ingiustizia, alla viltà, non rinunciate mai, non venite a compromessi, non battete mai in ritirata. Lottate, combattete. Partite all’assalto! Impedite ai responsabili di dormire! Voi che siete il domani, pretendete la felicità per gli altri, costruite la felicità degli altri. Il mondo ha fame di grano e di tenerezza. Lavoriamo. (Raoul Follereau, Il mondo ha fame di grano e di tenerezza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Dicembre 2008ultima modifica: 2008-12-06T23:28:00+01:00da fraternidade
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