Giorno per giorno – 15 Novembre 2008

Carissimi,
“Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente” (Lc 18, 7-8). Così afferma Gesù, ma noi, se dobbiamo dirla proprio tutta, mica ne siamo troppo convinti. E non perché ci si ponga noi tra quanti, inascoltati, elevano senza sosta la loro preghiera a Dio. Passi, se è la nostra preghiera, così spesso costruita sul nulla dei nostri egoismi, a non venire esaudita. Ma noi, ora, abbiamo in mente l’invocazione degli ultimi, dei dannati della terra, che Egli ha detto primi e beati, proprio per il fatto di avere Lui dalla loro. Perché, dunque, tarda? Perché questo suo silenzio di fronte a tanta ingiustizia, sofferenza, morte? Noi non lo sappiamo bene. Forse Lui cerca di passare attraverso noi e siamo noi a non lasciare spazio a Dio, a ritardarne l’intervento. Forse Lui non è riuscito ancora a cambiarci il cuore. Forse non abbiamo ancora imparato a dire davvero con tutte le fibre del nostro essere: venga il tuo regno. Forse abbiamo dimenticato il salmo che dice: “Eppure tu vedi l’affanno e il dolore, tutto tu guardi e prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, dell’orfano tu sei il sostegno. Spezza il braccio dell’empio e del malvagio; punisci il peccato e più non lo trovi. Il Signore è re in eterno, per sempre (ecco, il regno è accaduto!): dalla sua terra è scomparso chi opprime. Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri, rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio per fare giustizia all’orfano e all’oppresso; e non incuta più terrore l’uomo fatto di terra” (Sal 10, 14-18). Noi sappiamo essere testimoni di “questo” regno? Noi abbiamo ancora fede?

Oggi facciamo memoria di Vinoba Bhave, maestro della lotta non-violenta.

15_VINOBA_BHAVE.JPGDi casta braminica, Vinayak Bhave, detto Vinoba, nacque l’11 settembre 1895, nel villaggio di Gagoda, in India. L’incontro con Gandhi, il 7 giugno 1916, cambiò il corso della sua vita ed egli cominciò a partecipare con entusiasmo alle attività dell’ashram di Gandhi e del movimento di indipendenza. Dopo l’assassinio di Gandhi, i discepoli del Mahatma si riunirono, nel marzo 1948 per approfondire le forme di lotta popolare non-violenta. Fu lanciato il movimento Bhoodan (Dono della terra), che mirava alla distribuzione della terra tra gli “harijans”, i paria senza-terra dell’India. Altri movimenti vennero poi per affermare il diritto di tutti alla salute, al lavoro, alle ricchezze, alla pace, alla vita. Per tredici anni, dal 12 settembre 1951 al 10 aprile 1964, Bhave viaggiò attraverso l’India intera, mobilitando la gente, tentando di convincerla ad abbattere ogni barriera di casta, classe, lingua e religione. Il 7 giugno 1966, cinquant’anni dopo l’incontro con Gandhi, Vinoba lasciò le attività più esteriori per dedicarsi ad una forma più nascosta di azione spirituale. Morì il 15 novembre 1982 nel suo ashram di Paunar. Di sé ebbe a dire: “Sono un uomo che appartiene a un mondo diverso da questo. Perché pretendo di essere mosso solo dall’amore. È ciò che sento ad ogni momento”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
3ª Lettera di Giovanni, 5-8; Salmo 112; Vangelo di Luca, cap.18, 1-8.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Un’amica di costì ci scriveva ieri: “Qui si respira un clima di dittatura: penso alla sentenza del G8 di Genova, ma anche a come hanno votato il presidente del Cda della Rai, ai pestaggi degli stranieri, a quelli che hanno dato fuoco a un poveraccio che dormiva su una panchina, alla strafottenza di chi governa, a tutti questi licenziamenti – ogni giorno ce n’è una quantità che è persino ormai difficile starci dietro. Che fare? Sembra di non vedere neppure un piccolo spiraglio di cielo”. E, stamattina, leggendo della vedova della parabola e della sua richiesta insistente di giustizia, ci è venuta in mente lei. Noi, sarà anche per via di come il racconto si conclude, non riusciamo ad essere pessimisti. E poi, le manifestazioni che in questi giorni si susseguono lì da voi, sono forse già un primo segno di una nuova presa di coscienza. Comunque, alla nostra amica, un po’ ridanciani, avevamo risposto così: “Quanto all’Italia, e ai suoi attuali governanti, consólati, pensa che un giorno non ci saranno più e, sperabilmente, non potrà essercene di peggio, e allora l’Italia vi sembrerà il migliore dei mondi possibili. Che, se non aveste sperimentato questi, vi potrebbe sembrare ancora bruttina e sostanzialmente invivibile”. Sempre che sia possibile consolarsi così.

Si è fatto tardi e non vediamo l’ora di consegnare le stanche membra al sonno dei giusti. Nel libro di Giovanni VannucciLa ricerca della parola perduta” (CENS), troviamo questa citazione di Vinoba Bhave, che, congedandoci, vi proponiamo come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La mia fede è: se Dio vive nel cuore di tutti gli esseri e ne dirige i movimenti, anche il respiro, se è la fonte di ogni ispirazione, un cambiamento nel cuore sarà sempre possibile. Il Signore dei secoli è eternamente presente e se vuole un cambiamento esso accadrà. Quando uno cade in una corrente d’acqua, non è soltanto la sua abilità di nuotatore che lo salverà, ma anche la forza delle onde, ed è così, sia che gli piaccia o no. Così se il corso del tempo va in questo senso, esso aiuterà il cambiamento dei cuori. È giunta l’ora di dilatare i nostri cuori e di dividere i beni che abbiamo con gli altri. Il dono è un’arma divina; le altre sono armi diaboliche e non prevarranno, essendo fatte di egoismo e non di universalità come le armi divine. (Vinoba Bhave).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Novembre 2008ultima modifica: 2008-11-15T23:09:00+01:00da fraternidade
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