Giorno per giorno – 06 Novembre 2008

Carissimi,
“Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro” (Lc 15, 1-2). Stamattina ci dicevamo che la cosa che più colpisce nel Vangelo di oggi è questa capacità di attrazione che Gesù esercita su “tutti” i pubblicani e i peccatori. E ci chiedevamo se la Chiesa che agisce (o dovrebbe agire) in suo nome possa sempre dire la stessa cosa. Chi cerca la Chiesa oggi e perché? Chi subisce e risente ancora in essa il fascino di Gesù? O non siamo noi piuttosto una chiesa di mormoratori, che tengono a debita distanza chi è comunque alla ricerca di vita, anche se sbaglia ogni (o qualche) volta il bersaglio? Perché se noi siamo così, l’obiettivo maggiore, l’abbiamo sbagliato noi. Noi siamo nel luogo sbagliato, nel tempo sbagliato. A fare la cosa sbagliata. Perché il luogo è il cuore di Dio e il tempo è sempre e solo quello della sua misericordia. E se non percepiamo e non viviamo questo, allora siamo come il fratello maggiore della parabola che Gesù racconterà da lì a poco, che vive come servo, ostile e straniero nella casa del Padre, di cui disconosce la natura più vera. Allora, è noi, che Gesù, pieno di pazienza e buona volontà, dovrà mettersi a cercare. Noi, apparentemente, così vicini a Lui, eppure così irrimediabilmente lontani. No, non irrimediabilmente. Lui infatti ci troverà. E allora sarà gran festa.

Oggi facciamo memoria di Piccola sorella Magdeleine de Jésus, contemplativa tra i poveri.

06_MADALENA_DE_JESUS.JPGMagdeleine Hutin era nata a Parigi, il 26 aprile 1898, in una famiglia originaria della Lorena, a pochi chilometri dalla frontiera con la Germania. La Guerra del 15-18 aveva avuto pesanti conseguenze sulla sua famiglia: la nonna uccisa, due fratelli morti al fronte, la sorella uccisa dall’epidemia di spagnola, lei stessa colpita da una pleurite tubercolosa. Restata sola con i genitori, nonostante tutte le sofferenze che avrebbero potuto schiacciarla, scelse di vivere, coraggiosamente e alla grande. Cioè, secondo il Vangelo, da piccola, piccolissima. Sognava di recarsi in Africa, quando s’imbattè in una vita di Charles de Foucauld, pubblicata nel 1921. Di quella lettura dirà poi: “Mi resi conto che tutte le idee che avevo da così tanto tempo, qualcuno le aveva avute prima di me, e ho pensato che non dovevo far altro che seguire le sue tracce, lasciandomi condurre da lui”. La salute malferma tuttavia non le lasciava troppe speranze, finché il medico un giorno le disse che solo un clima secco poteva darle qualche speranza di guarire. Fu così che con una compagna, Anna, decise di partire per l’Algeria. Nel 1938 incontrò per la prima volta il p. René Voillaume, che pochi anni prima aveva fondato, nel Sahara, la fraternità dei piccoli fratelli di Gesù, che si rifanno alla spiritualità foucauldiana. E, di lì a poco, l’8 settembre 1939, Magdeleine fonderà la Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, a Touggourt (Algeria), seguendo la stessa ispirazione. Ciò che maggiormente colpiva in Magdeleine era l’amore ardente che la spingeva instancabilmente all’incontro con i più poveri, i più abbandonati del mondo, per comunicar loro, attraverso la sua amicizia, qualcosa della tenerezza di Dio. Lasciò scritto: “Dio mi ha preso per mano ed io l’ho seguito ciecamente…. Sempre, fin dal primo istante, il Signore mi ha dato una fede pazza, quella fede che Lui aveva promesso di ricompensare spostando montagne”. Magdeleine morì il 6 novembre 1989.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.3, 3-8; Salmo 105; Vangelo di Luca, cap.15, 1-10.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

“Noi cominciamo appena adesso dopo dieci mesi a vedere la nostra figlia a posare i piedi per terra, ma è già importante vedere che va verso il meglio, cosa che invece non vediamo nel figlio con la lotta inutile contro la sua malattia. Se è stato deciso che io sia una copia di Giobbe, dovrò farmene una ragione”. Ce lo scriveva oggi il nostro amico Beppe, in una lettera che abbiamo letto per intero stasera, durante la riunione della Comunità a casa di Maria Helena. Noi abbiamo messo le difficili e sofferte vicende della sua famiglia nel cuore della preghiera del bairro. Come, ora, le mettiamo nella vostra. Lui saprà come rispondere.

Nel febbraio del 1983, p. s. Magdeleine accettò di concedere un intervista al New City Magazine. Quando le fu chiesto: “Come vede il futuro della Chiesa?”, lei rispose con le parole che vi riportiamo più sotto e che sono per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ciò che immagino, o vorrei vedere, per la chiesa, è soprattutto – e questo è il desiderio di molti – che, pur restando la Chiesa di tutti, diventi sempre più la Chiesa dei poveri; che i pastori della Chiesa, senza paura, prendano le parti di coloro che sono oppressi e disprezzati. E, per essere davvero la Chiesa dei poveri, spero che che non costruiscano più palazzi vescovili, né si circondino di articoli di lusso, che eliminino tutti quei titoli tipo Reverendo e Reverendissimo, per esprimere sempre meglio le loro funzioni di servizio… Io spero che la Chiesa spalanchi le porte alle altre Chiese, che sia sempre più misericordiosa con i peccatori, e accogliente, come lo era Cristo, con gli increduli e persino con quanti la perseguitano. (P.s. Magdeleine de Jésus).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Novembre 2008ultima modifica: 2008-11-06T23:46:00+01:00da fraternidade
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