Giorno per giorno – 26 Ottobre 2008

Carissimi,
“Noi annunciamo la pace, mentre dappertutto infuria la guerra: bisogna che siamo davvero pazzi! Eppure la verità si impone da sola: l’odio stanca, l’amore no. Chi uscirà vincitore? Noi lo sappiamo bene. […] Credo che un giorno sarà l’amore a vincere. Credo che l’Uomo sia fatto di pace, d’amore. Credo che un giorno la guerra si ridurrà a una partita a scacchi. Credo che Cristo non sia morto per niente. No. Perché noi siamo esseri di lacrime, esseri di amori folli, esseri di passioni, ma anche esseri che sanno che la speranza calma e serena conduce alla gratitudine di Dio. Sì, la gratitudine. Questo Dio che invochiamo con le nostre preghiere, per disperazione o per speranza, ma certi di riuscire ad attirarlo ancora più vicino ai nostri dolori. Sempre che ciò fosse ancora possibile, tanto Lui ci parla ad ogni secondo, con il pudore che Lo caratterizza. Sì, il pudore come utopia, la libertà come meta e come cammino, la compassione come avvenire”. È bello avere amici e amiche in giro per il mondo che ogni tanto ti fanno arrivare pensieri come questi (o come altri) che dicono la vita come un incessante fluire di domande e risposte, attese e compimenti, suppliche e grazie, silenzi e silenzi e silenzi e poi, improvvisamente, una parola, anzi la Parola che si fa presenza e ti riempie la vita. E ogni volta da capo. E scoprire che è sempre Dio che si fa voce nell’uno e nell’altro caso, gemito della creatura e dell’intero creato, e subito (?) dopo, capitolo nuovo della sua liberazione e della sua salvezza. Beh, la citazione inviataci questo pomeriggio da una nostra amica di Roma, è dello scrittore francese Lionel Degouy, ed è tratta dal nuovo sito di Temoignage Chretien. Ci raggiunge dopo una mattinata caratterizzata, per qualcuno di noi, da malanimo, malumore e mal di testa. Per via della terza notte in bianco, imposta a chi abita nei dintorni della “Casa do Artesão”, un locale all’aperto, che sempre più spesso, soprattutto, ma non solo, nei fine settimana, è utilizzato come discoteca o per feste private, con manifestazioni sonore che si trascinano fino all’alba. Sicché i pensieri di pace e d’amore non erano quelli che avevano la meglio. Nonostante l’Eucaristia di stamattina, con il Vangelo che proponeva: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Che, teoricamente, chissà come o perché, suona persino facile (ma è invece impossibile). E poi seguiva con: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. E in questo consiste l’osservanza di tutta la Legge. Quella del buon Dio, naturalmente. Che, a quelle degli uomini, mica gli interessa niente dell’amore. E se non bastasse, padre Bernardo, un gesuita francese che è stato paracadutato stamattina a celebrar messa con noi all’Aeroporto, ci fa: questo però è ancora Antico Testamento. Qual è il comandamento che contraddistingue la nuova alleanza stipulata tra noi e Gesù. E noi non glielo si voleva proprio dire e si pregava che nessuno lo ricordasse, e che un’amnesia colpisse pure il santo prete che era arrivato tra noi. E che senza dubbio era riuscito a dormire tutta notte il sonno dei giusti. Ma che farci? Lo Spirito, discolo qual è da sempre, soffiava e soffiava nell’udito di uno dei nostri, ed era già diventato rombo assordante, sicché quello è esploso (ma dopo ci faremo i conti!): Il nuovo comandamento è “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”! Già, ma come ci ha amati? Non ditecelo, non ditecelo, per favore. Non vogliamo saperlo. Noi vogliamo restare a macinare tutta la vita, o almeno tutta la giornata, i nostri piccoli (?) risentimenti e i nostri propositi di vendetta. E Lui ci viene a ricordare che dobbiamo amare come Lui? Dare la vita, morire, perché l’altro viva? Scordatelo, Signore, non contarci proprio. Almeno per oggi. Poi, appunto, nel pomeriggio ci arriva quel messaggino, che, se vi abbiamo messo in apertura, è perché, dalle lettere che riceviamo, scopriamo ogni giorno, qualcuno(a) anche di voi che ha ragione di risentirsi di Dio (se Dio fosse mai il responsabile!) o, più probabilmente, del prossimo. E si deve trovare il modo di amare, cioè, anche di perdonare. Senza tuttavia avallare prepotenze e soprusi.

I testi che la liturgia di questa XXX Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dell’Esodo, cap. 22,20-26; Salmo 18; 1ª Lettera ai Tessalonicesi, cap. 1,5-10; Vangelo di Matteo, cap. 22,34-40.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Il nostro calendario ecumenico ci porta proprio la memoria di William Temple, pastore e testimone di ecumenismo.

936862117.jpgWilliam Temple, figlio di Beatrice e Frederick Temple, era nato il 15 Ottobre 1881, a Exeter, città di cui il padre era a quel tempo vescovo, prima di diventare, nel 1897, primate della Chiesa d’Inghileterra. Dopo gli studi a Oxford, William decise di seguire le orme paterne; fu, così, ordinato diacono nel 1909 e presbitero nel 1910. Il suo impegno ecclesiale fu sempre accompagnato da una profonda attenzione al mondo dei poveri. Nel 1908 era divenuto presidente dell’Associazione per l’istruzione dei lavoratori e nel 1918 aderì al Partito laburista, all’attuazione del cui programma si dedicò sempre attivamente. Sposatosi nel 1916 con Frances Anson, divenne, nel 1921, vescovo di Manchester, dove si conoscere, ammirare e amare, per la sua spiritualità, ma anche per la semplicità, l’umorismo, l’affabilità che lo caratterizzavano. Risalgono a quegli anni due tra i suoi maggiori lavori teologici: La Mente Creatrice e Cristo, la Verità. Nel famoso sciopero generale del 1926 si fece mediatore tra le parti in conflitto e contribuì al raggiungimento di una soluzione gradita a tutti. Nel 1928 fu nominato arcivescovo di York. Dopo che il Fronte Cristiano Unito conquistò l’appoggio di numerosi leader di chiesa, quando ne percepì la deriva reazionaria, Temple non esitò, nel 1937, a denunciarne pubblicamente errori e manovre. Promotore del Consiglio britannico delle Chiese, Temple prediedette nel 1937, a Edimburgo, la seconda conferenza internazionale di Fede e Costituzione, in cui propose di creare un Consiglio Mondiale delle Chiese, che avrebbe trovato realizzazione qualche anno dopo la sua morte. Temple divenne arcivescovo di Canterbury nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale. Notevole fu il suo zelo per recar sollievo ai rifugiati ebrei, sfuggiti alle persecuzioni hitleriane e il suo appoggio ad una pace negoziata. La sua ultima apparizione in pubblico fu ad un ritiro del clero, che volle ugualmente predicare, nonostante le cattive condizioni di salute. William Temple morì il 26 ottobre 1944 a Westgate-on-Sea, nel Kent. Il calendario della Chiesa d’Inghilterra lo ricorda il 6 novembre, giorno anniversario del suo battesimo.

Forse non ve lo si era ancora detto, ma una domenica al mese, la sera, c’è nel Centro comunitario “Giovanni Gavazzoli”, la proiezione di un film, anzi normalmente di due: uno a carattere educativo, l’altro ricreativo. Il che è già importante. A gratis. E questo riveste un aliquale interesse aggiuntivo. Con pipoka e refrigerante. Ovvero pop-corn e bibite. Decisamente appassionante!

È tutto per stasera. A quest’ora confessiamo che la nostra anima è pienamente pacificata, per la serena certezza che stanotte si riuscirà finalmente a dormire. E comunque, nel congedarci, non ci dimentichiamo di proporvi come ultima lettura una citazione di William Temple, tratta dal suo “Readings in St. John’s Gospel “. Che è per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Nei giorni del suo ministero terreno, potevano parlare con Lui soltanto coloro che giungevano dove Lui si trovava: se era in Galilea, la gente non lo poteva trovare a Gerusalemme; se invece se ne stava a Gerusalemme, non avrebbero potuto trovarlo in Galilea. La sua Ascensione significa che Egli è perfettamente unito a Dio; noi siamo con Lui ovunque siamo presenti a Dio; e cioè dovunqe e sempre. Poiché Egli è “in Cielo”, è anche ovunque sulla terra; poiché Egli è asceso, Egli è qui adesso. La nostra devozione non deve trattenerci presso la tomba vuota; deve sollevare i nostri cuori fino in cielo, così che anche noi “in cuore e in mente ascendiamo là, dimorando con Lui ininterrottamente”: e deve altresì inviarci nel mondo per fare la sua volontà; e queste non sono due cose distinte, ma una sola. (William Temple, Readings in St. John’s Gospel).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Ottobre 2008ultima modifica: 2008-10-26T23:56:00+01:00da fraternidade
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