Giorno per giorno – 03 Marzo 2008

Carissimi,
“Con amore ho disegnato questo pianeta, / con cura, ho piantato qui il mio giardino. / Con gioia ho sognato un paradiso, / per la vita, dono di amore senza fine. // Pongo allora a te davanti / due cammini differenti: / Vita e morte, a te la scelta. / Sii sensato: scegli la vita! / Condividi il pane, cura le ferite! / Sii fraterno e vivrai. // Ho fatto l’uomo e la donna a mia immagine; / per amore e per l’amore li ho creati. / Col mio popolo ho celebrato un’alleanza. / Il cammino della giustizia gli ho insegnato. // Con tristezza vedo la vita disprezzata, / nei miei figli e in tutta la natura. / Mi rattristano tante vite abortite, / mi addolora la violenza e la povertà. // Lungo i margini di questa vita c’è molta gente, / che implora giustizia e dignità. / Rispettare, proteggere la vita, è ciò che ti chiedo; / va’, dunque! Trasforma la tua fede in carità”. È il canto della Campagna della Fraternità di quest’anno, l’iniziativa con cui i nostri vescovi, dal lontano 1964, propongono, ogni anno, alla chiesa brasiliana un tema specifico su cui riflettere, pregare e impegnarsi, durante la Quaresima, ma non solo. Per il 2008 il tema prescelto è quello della difesa della vita. Un tema che, per il nostro Paese, è di drammatica attualità, come rivelano le statistiche sulla mortalità infantile (per fame, malattia, miseria o violenza), e quelle sulle vittime del transito, del lavoro, della droga e dell’alcool, della violenza domestica e della criminalità, della repressione e della tortura, della malasanità, dello stato di abbandono in cui spesso sono lasciati gli anziani, dell’aborto clandestino e di quant’altro si riesce ad immaginare. A livello mondiale, il panorama è altrettanto, e anche più, desolante e tragico: l’interminabile conflitto israelo-palestinese, e le altre guerre o focolai di guerra, nei diversi Continenti, tutti e ovunque con il loro allucinante carico di crudeltà, così come il crearsi di nuove tensioni che sembrano preluderne di nuovi. Stasera, leggendo a casa di Nesona il racconto della guarigione del figlio del funzionario regio, ci dicevamo che spesso noi si va alla ricerca di miracoli per credere, Gesù invece ci conduce a riconoscere sotto che segno è, invariabilmente, l’agire di Dio – ed è il segno della cura, della sollecitudine, della premura per la vita di tutti – a cui ci chiede di uniformare il nostro agire. Se faremo questo, il nostro figlio vivrà. Cioè, anche questo nostro tempo avrà un futuro.

Oggi il nostro calemdario ci porta la memoria di Marino di Cesarea, martire. La sua vicenda ci è narrata dallo storico Eusebio.

Marino era soldato cristiano a Cesarea, in Palestina, alla fine del 3° secolo. Resosi vacante un posto di centurione, gli fu notificata la promozione ed egli era solo in attesa della cerimonia di investitura. Un collega, tuttavia, che ambiva a quell’incarico, lo denunciò al tribunale, perché, come cristiano, non aveva sacrificato all’imperatore (oggi si direbbe: aveva rifiutato di giurare fedeltà alla patria). Il giudice lo convocò e gli chiese quale fosse la sua religione. Il soldato rispose: “Sono cristiano”. Allora il giudice gli diede tre ore di tempo per riflettere e decidere quale fosse la sua identità: se soldato o cristiano. Dato che non era possibile essere contemporaneamente soldato e cristiano. Uscito dal tribunale, Marino incontrò il vescovo Teotecno e gli chiese: “Che debbo fare?”. Il vescovo lo prese per mano, lo portò in chiesa, poi, mostrandogli la spada che portava al fianco e il Vangelo collocato sull’altare, gli disse: “Tocca a te scegliere”. Marino senza esitazione scelse il Vangelo. “Sii dunque di Dio, gli disse allora Teotecno, sii con Dio e, forte nella grazia, consegui ciò che hai scelto. Va’ in pace!”. (Questa dovrebbe essere la funzione dei cappellani [presso i] militari!). Marino tornò in tribunale e, davanti al giudice, proclamò la sua fede “con coraggio ancora più grande”. Questo bastò perché fosse pronunciata, immediatamente, la condanna alla pena capitale e, subito dopo, eseguita la sentenza.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap. 65, 17-21; Salmo 30; Vangelo di Giovanni, cap.4,43-54.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le comunità del sangha buddhista.

Guarire noi stessi, per vivere e far vivere. Aprirci al dono. Al perdono. È un invito a cui non è sempre facile rispondere: lo troviamo riproposto in questo testo di don Tonino Bello che, nel congedarci, vi proponiamo come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La pace è dono. Anzi, è “per-dono”. Un dono “per”. Un dono moltiplicato. Un dono di Dio che, quando giunge al destinatario, deve portare anche il “con-dono” del fratello. E qui il discorso si fa concreto. Come possiamo dire parole di pace, se non sappiamo perdonare? Con quale coraggio pretendiamo che siano credibili le nostre scelte di pace a livello di massimi sistemi, quando nel nostro entroterra personale prevale la legge del taglione? Come possiamo rifiutare la “deterrenza” e respingere la logica del missile per missile, se nella nostra vita pratichiamo gli schemi dell’ “occhio per occhio e dente per dente”? Quali liberazioni pasquali vogliamo annunciare, se siamo protagonisti di stupide smanie di rivincita, di deprimenti vendette familiari, di squallide faide di Comune? Chi volete che ci ascolti quando facciamo comizi sulla pace, se nel nostro piccolo guscio domestico siamo schiavi dell’ideologia del nemico? Solo chi perdona può parlare di pace. E a nessuno è lecito teorizzare sulla non violenza o ragionare di dialogo tra popoli o maledire sinceramente la guerra, se non è disposto a quel disarmo unilaterale e incondizionato che si chiama “perdono”. (Don Tonino Bello).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Marzo 2008ultima modifica: 2008-03-03T23:59:00+01:00da fraternidade
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