Giorno per giorno – 10 Ottobre 2019

Carissimi,
“Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11, 13-15). Dayane e Carlos dicevano stasera che nutrono una fiducia illimitata nella Provvidenza e possono testimoniare del fatto che ogni loro preghiera viene puntualmente soddisfattta. Anche se qualche volta bisogna aspettare un po’. Per capire meglio cosa ci sia sotto la nostra richiesta, quale spirito ci muova. E cosa possa voler dire, quando ci sembra che il buon Dio decida negarci le cose pur buone che gli chiediamo, come è successo a dona Delfina, non ancora rassegnata alla morte della figlia. Che se ne stava lì silenziosa ad ascoltare la giovane coppia. C’è un desiderio, che va oltre ogni nostro desiderio, e che solo poco a poco apprendiamo a coltivare, abituati come siamo a chiedere a partire dal bisogno immediato. Proprio come c’è un Pane che, a volte in assenza del pane (o della salute, del lavoro, della pace non solo famigliare, e di quant’altro), il Padre non ci negherà mai, ed è la verità e la vita del Figlio che si dona a noi nel’Eucaristia, come suggerisce, questa volta timido, ancora Carlos. È il mistero di quel Pane che, alimentandoci, ci porta a desiderare più di ogni altra cosa, per poi viverla, la vita dello Spirito. Che è ciò che ci fa con Lui Pane (e pane) per la vita del mondo. Dentro e oltre ogni contingenza.

Tre sono le memorie che il nostro calendario ci propone oggi: Jules Monchanin (Swami Parama Arubi Anandam), precursore del dialogo tra cristianesimo e induismo; Michele Pellegrino, pastore e profeta di una Chiesa rinnovata, Daniele Comboni, missionario del Regno in Africa.

La vita di Jules Monchanin, nato a Fleurie, in Francia, il 10 aprile 1895, fu quella di un pioniere dell’incontro tra le religioni, vissuta fino al limite delle sue possibilità fisiche, psicologiche, intellettuali e culturali. Ordinato presbitero, nel 1938 si trasferì nell’India del Sud, dove si mise a disposizione della Chiesa di Tiruchirapalli. Dopo qualche anno, assieme a Henri Le Saux, fondò l’ashram della Trinità, assumendo il nome di Swami Parama Arubi Anandam (= Felicità dello Spirito Santo). Monchanin credette profondamente che la spiritualità hindu potesse arricchire e vivificare il cristianesimo. Fermamente convinto, fin dall’inizio del suo ministero sacerdotale che la missione del cristiano fosse quella di stabilire una relazione dialettica con il pensiero scientifico moderno e con le altre religioni, dedicò tutto se stesso a questo fine. Alla fine dell’agosto 1957 gli fu diagnosticato un tumore e gli fu suggerito di tornare in Francia per essere operato. Fu ricoverato all’ospedale Saint-Antoine di Parigi, stremato e ridotto a 42 kg di peso. Lo stato di avanzamento della malattia, rese impossibile operarlo, e Monchanin, il 10 ottobre 1957, dopo aver ricevuto il viatico, stese le braccia in forma di croce come estremo gesto di offerta e dopo alcune ore spirò dolcemente.

Michele Pellegrino era nato a Centallo (Cuneo) il 25 aprile 1903. Sacerdote a soli 22 anni nella diocesi di Fossano, fu professore di Letteratura cristiana antica e di Storia del cristianesimo all’Università di Torino, fino a quando, nel 1965, papa Paolo VI lo chiamò alla guida della Chiesa torinese. L’amore per la Parola di Dio e la profonda conoscenza dell’insegnamento dei Padri, ne fecero un pastore sensibilissimo, sollecito e coraggioso di fronte alle necessità e alle sfide inedite che via via si manifestavano nella comunità dei fedeli e nella società civile del tempo. Rassegnate le dimissioni, nel luglio del 1977, continuò negli anni successivi ad impegnarsi in Italia e all’estero sui temi dell’attuazione del Concilio, della povertà, della comunione, del dialogo interreligioso e della libertà nella comunità dei credenti in Cristo. Colpito da ictus cerebrale, l’8 gennaio 1982, paralizzato e reso afono, chiese di passare quanto gli restava da vivere tra gli ultimi degli ultimi, al Cottolengo. Lì si spese leggendo i Padri della Chiesa, sgranando senza sosta il rosario, visitando, sorridendo e benedicendo gli altri malati. Fino a che la morte lo colse la mattina del 10 ottobre del 1986.

Daniele Comboni era nato in una povera famiglia contadina, quarto degli otto figli di Domenica e Luigi Comboni, a Limone sul Garda (Brescia) il 15 marzo 1831. Durante gli studi a Verona aveva maturato la sua vocazione, che lo portò, completati gli studi di filosofia e teologia ad essere ordinato sacerdote nel 1854 e a partire, tre anni dopo, per la sua prima missione in Africa, con destinazione Khartoum, la capitale del Sudan. Da lì scrisse ai genitori: “Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa”. Tornato in Italia, elaborò nel 1864 un Piano per la rigenerazione dell’Africa, sintetizzabile nello slogan “Salvare l’Africa con l’Africa”, espressione della sua fiducia incrollabile nelle risorse umane e religiose delle popolazioni africane. Sull’onda di questa sfida, fondò, nel 1867 e nel 1872, l’Istituto maschile e l’Istituto femminile dei suoi missionari, che saranno conosciuti in seguito come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane. Nominato Vicario apostolico dell’Africa Centrale e consacrato vescovo nel 1877, dedicò i suoi ultimi anni con instancabile energia a battersi contro la piaga dello schiavismo e a consolidare l’attività missionaria con gli stessi africani. Il 10 ottobre 1881, a soli cinquant’anni, stroncato dalle fatiche e dalla malattia, moriva a Khartoum, tra la sua gente.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Malachia, cap.3, 13-20a; Salmo 1; Vangelo di Luca, cap.11, 5-13.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto, anche per stasera. E noi ci si congeda, offrendovi in lettura un brano della lettera pastorale “Camminare insieme”, che il Card. Michele Pellegrino diresse alla Chiesa di Torino. Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Qualsiasi valore venga proposto al cristiano dev’essere visto e presentato nella luce della fede e in ordine all’adempimento del precetto primario dell’amore. La fede ci presenta una visione integrale della vita, nella quale l’esistenza terrena, dono di Dio e valore da riconoscere e promuovere in me e negli altri con gene- roso impegno individuale e sociale, non è conclusa in se stessa, ma ordinata alla vita eterna. L’amore ha Dio come oggetto, o, meglio, come dialogante assolutamente primario; in Dio e per Dio amerò il mio prossimo, e se non amo il prossimo non amo Dio. Se si dimentica questo, si rischia di presentare dei valori contraffatti o comunque accettabili solo sul piano naturale (anche se in sé degni della massima considerazione), mentre il cristiano è chiamato a illuminarli e perseguirli secondo l’insegnamento della parola di Dio e valendosi dei sussidi offerti dalla grazia. L’attuazione di questi valori esige una conversione personale e comunitaria per realizzare una Chiesa più autentica, fedele alla parola di Dio e attenta alle esigenze degli uomini in mezzo ai quali vive, che sia segno del primato assoluto di Dio e del suo regno. D’altra parte, è la conversione personale che fa maturare contemporaneamente una crescita, nella stessa linea, della comunità, così da offrire una esplicita testimonianza di Chiesa, comunione di corresponsabili. Perciò rimane sempre fondamentale il dovere e la necessità dell’evangelizzazione, della preghiera, della liturgia vissuta autenticamente come riconoscimento del primato di Dio e come mezzo principe per attingere alle sorgenti della grazia, senza la quale non è possibile realizzare alcun valore veramente cristiano. (Michele Pellegrino, Camminare insieme n.6).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 10 Ottobre 2019ultima modifica: 2019-10-10T22:43:59+02:00da fraternidade
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