Giorno per giorno – 28 Maggio 2018

Carissimi,
“Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi. Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!” (Mc 10, 21-23). Stamattina, ci dicevamo che, se siamo tristi nella nostra sequela di Gesù, è perché, in realtà non ne abbiamo ancora incrociato per davvero lo sguardo, né percepito il suo amore, né ascoltato il suggerimento, né rinunciato ai nostri beni, condividendoli con i poveri. E, perciò, la nostra sequela è solo finzione. Chissà se il tipo del racconto che era corso incontro a Gesù per sapere cosa dovesse fare per entrare in una vita che valesse la pena, ci avrà poi ripensato. Chissà se ci ripenseremo noi.

Il calendario ci porta la memoria di Andrea, Folle in Cristo, e di Rabí‘a al-‘Adawíyya, mistica islamica, “testimone dell’amore di Dio”.

Secondo il suo agiografo, tale Niceforo, prete di Santa Sofia, a Costantinopoli, Andrea era uno schiavo originario della Scizia, che il suo stesso padrone aveva istruito per farne il suo segretario. Improvvisamente, però, il giovane cominciò a manifestare evidenti sintomi di follia, così il padrone lo fece rinchiudere e incatenare nei pressi della chiesa di Santa Anastasia, ma invano. Ebbe così inizio l’avventura del folle in Cristo più amato di Costantinopoli. Da quel momento, la sua vita sarà la simulazione di un degrado esteriore, volto a fargli occupare l’ultimo posto nel consesso umano. Gratificato di numerose visioni, affascinato dal futuro ultimo dell’uomo, Andrea, con la sua vita e con i suoi dialoghi, esprimeva la sua attesa del Regno e il giudizio che sovrasta la storia. Spesso, suo interlocutore era Epifanio, uomo di profonda saggezza, che fu in seguito patriarca di Costantinopoli (520-535). A differenza di Simone il Folle, che aveva vissuto un’esperienza analoga alla sua ad Emesa (l’attuale Homs, in Siria), Andrea non simulava la follia per smascherare i peccati di quanti incontrava, ma per manifestare l’esistenza di un mondo invisibile e di una sapienza “altra”. Questa è la ragione per cui è tanto amato dai monaci bizantini, che gli dedicarono una miriade di piccole chiese nei luoghi più impensabili. Nella Chiesa russa, la memoria di Andrea è legata alla festa della Protezione della Madre di Dio, che egli aveva profetizzato in una delle sue più celebri visioni.

Rabí‘a era nata in una povera famiglia della regione di Bassora, nell’attuale Iraq, all’inizio del VIII secolo. Ancora giovanissima, a causa di una carestia, era stata venduta schiava ad un ricco signore che tuttavia, impressionato dai doni spirituali di cui ella godeva, la rimandò libera. E, libera, lei volle restare, scegliendosi schiava del suo Signore. Così, a chi le faceva notare l’obbligatorietà del matrimonio, soleva rispondere: Hai ragione, il matrimonio è obbligatorio, almeno per chi è libero di scegliere. Ma io appartengo a Dio. È a Lui, dunque, che bisogna chiedere la mia mano. E nessuno sapeva come arrivare da Lui a chiedergliela. Rabí‘a visse per alcuni anni come eremita nel deserto, poi si stabilì a Bassora, dove condusse una vita in assoluta povertà, abitando in una capanna di giunchi in compagnia di una ancella, ‘Abdia, che fece conoscere ai contemporanei e ai posteri parole e vita della santa. Un giorno i suoi devoti le chiesero se amasse il Profeta. Lei rispose: Certo che lo amo, e molto, ma l’amore di Dio non mi lascia il tempo di amare il Profeta. Le domandarono allora: Odi Satana? Certo che lo odio, ma l’amore di Dio non mi permette di occupare il mio tempo ad odiarlo. Un giorno fu vista correre per la strada portando una torcia accesa in una mano e un secchio d’acqua nell’altra. Quando le chiesero dove corresse, ella rispose: “Voglio incendiare il paradiso e spegnere l’inferno perché i credenti adorino Dio non per la speranza nel paradiso o per la paura dell’inferno, ma solo per amore”. Già, liberi. Per amare. Morí nell’ 801, più che ottantenne, a Gerusalemme. Fu sepolta nei pressi della chiesa cristiana dell’Ascensione, sul Monte degli Ulivi.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Pietro, cap. 1,3-9; Salmo 111; Vangelo di Marco, cap. 10,17-27.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

Situazione sempre più tesa e per certi versi drammatica nel lungo braccio di ferro tra il governo golpista e i camionisti in sciopero dal 21 maggio scorso. Problemi seri in tutto il Paese, in cui la distribuzione dipende quasi totalmente dal trasporto stradale, per i rifornimenti di carburanti, alimenti, medicinali, con riflesso sull’attività di aeroporti, scuole, ospedali. Il tutto determinato da una politica folle del governo e della direzione della Petrobras sul mercato e sul prezzo dei carburanti, con aumenti imprevedibili, ormai a scadenza quotidiana. I dipendenti del settore petrolifero hanno annunciato anch’essi uno sciopero generale di settantadue ore. Da più parti si chiede l’uscita di scena del presidente golpista Temer, e le dimisioni di Pedro Parente, presidente della Petrobras. Ma ci sono gruppi che chiedono anche l’intervento delle forze armate (non solo per sbloccare la situazione, come è proposito del governo, che le ha già attivate). Vedremo come va a finire.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura un fioretto di Rabi’a al’Adawiyya, che troviamo in rete (http://aulia-e-hind.com) e che è così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Una volta Rabi’a digiunò per un’intera settimana, senza mangiare né dormire e pregando tutta notte. Le venne così molta fame. Giunse allora un visitatore a portarle una scodella di cibo. Lei lo accettò e andò a prendere una lampada. Quando tornò, scoprì che un gatto aveva rovesciato la ciotola di cibo. Si disse allora: “Prenderò una brocca d’acqua e romperò il digiuno bevendo”. Ma, mentre prendeva la brocca, la lampada si spense. Cercò di bere l’acqua al buio, ma la brocca le scivolò di mano e si ruppe. Si lamentò e sospirò così tanto che, come diceva il narratore, “c’era da temere che tutta la casa fosse stata consumata dal fuoco!”. “O Allah!” gridò allora, “cosa stai facendo a questa schiava indifesa?”. Udì allora una voce che diceva: “Se desideri che io ti conceda tutte le benedizioni mondane, togli dal tuo cuore la cura nei miei confronti, perché l’attenzione per Me e le benedizioni mondane non possano convivere in un solo cuore. Rabi’a, tu desideri una cosa ed io ne desidero un’altra. Il mio desiderio e il tuo desiderio non possono stare insieme in un solo cuore”. Ella disse allora, in seguito: “Dopo aver ascoltato questo monito, a tal punto ho separato il mio cuore dal mondo e ho ridotto i miei desideri, che ogni volta che ho pregato negli ultimi trent’anni ho pensato che fosse la mia ultima preghiera”. (Rabi’a al’Adawiyya).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Maggio 2018ultima modifica: 2018-05-28T22:17:23+02:00da fraternidade
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