Giorno per giorno – 13 Settembre 2023

Carissimi,
“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno… Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli” (Lc 6, 20-23). Stasera, ci dicevamo che bisogna intenderci su “chi” riteniamo essere Gesù. Fuori, possono pensare quello che vogliono, ma se noi siamo qui, è perché lo crediamo Dio, il Dio invisibile, inconoscibile, irraggiungibile, che si è manifestato nella vita, nelle azioni, nelle parole, nei gesti, e riassuntivamente nella passione e morte di Gesù, che spiega tutto. Tutto, nella sua vita, è sotto il segno della cura, a partire dagli ultimi, non perché più degni per una qualche santità di vita, ma perché più bisognosi di aiuto. Poi, certo, avrà cura, a suo modo, anche di chi presume di non aver alcun bisogno, vuoi perché naviga nelle ricchezze, vuoi perché si ritiene giusto, carico di meriti. E la sua cura, in questi casi, sarà di carattere ruvido e spesso minaccioso, per riportare i poveretti, abbacinati dalla loro ricchezza o dalla presunzione della loro giustizia, alla consapevolezza della loro realtà di perduti, bisognosi di salvezza quanto e più degli altri. “Felici voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio!”. Questa è la carta d’identità di Dio, che equivale a quella con cui egli si era manifestato a Mosè: Ho visto la miseria del mio popolo, ho udito il suo clamore, sono sceso a liberarlo (cf Es 3, 7-8). Dio non resta insensibile alla povertà dei suoi figli, e scende, questa volta in prima persona, per farsene carico e porvi rimedio. Da allora sappiamo dove accade Dio e dove, invece lo si nega. Da allora sappiamo come agiscono i veri credenti, saziando gli affamati, asciugando le lacrime di chi piange, non fuggendo dalle persecuzioni di cui sono fatti oggetto a causa del suo nome (Gesù, Dio-salva). E come sono smascherati i falsi credenti, che si sono fatti idoli a se stessi, al servizio dei propri interessi, privilegi e potere.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Giovanni Crisostomo, pastore, padre della Chiesa, amico dei poveri. Noi ricordiamo anche il pastore e vescovo luterano Helmut Frenz, coraggioso difensore dei diritti umani e della dignità degli oppressi.

Giovanni, soprannominato Crisostomo (bocca d’oro) per la sua eloquenza, nacque nell’anno 345, ad Antiochia (nell’attuale Turchia), in una famiglia di alti funzionari. A ventitre anni, chiese di ricevere il battesimo e nel 374 cominciò a condurre vita eremitica sui monti circostanti la sua città natale. Le cattive condizioni di salute lo costrinsero, nel 386, a tornare alla sua città, dove fu ordinato presbitero. Tornatosi famoso per la profondità della sua predicazione, nel 398, fu eletto patriarca di Costantinopoli. La sua testimonianza e la sua fermezza evangelica gli crearono molti e potenti nemici tra gli stessi ecclesiastici. Molte accuse furono sollevate contro di lui in uno pseudo-concilio e Giovanni fu condannato all’esilio. In mezzo alle sofferenze riuscì tuttavia a mantenere sempre la pace. I suoi nemici, non soddisfatti, lo esiliarono in un luogo ancora più lontano, Pitius, agli estremi confini dell’impero. Mori sulla via dell’esilio il 14 settembre del 407.

Helmut Frenz era nato, il 4 febbraio 1933, nella città di Allenstein, in Germania (oggi, Olsztyn, in Polonia), nella famiglia di un impiegato pubblico di convinta fede nazista (che sarebbe rimasto cocciutamente tale anche dopo la fine della guerra). A dieci anni, durante un bombardamento, perse un occhio, ma ne acquistò, poi, uno in più, interiore. Durante gli studi secondari, ebbe come professore di storia un ex-internato nei campi di concentramento, che lo aiutò nel suo processo di maturazione. Decise di studiare teologia e si iscrisse all’Università di Bonn, dove insegnavano teologi famosi di quella Bekennende Kirche (Chiesa Confessante), che si era coraggiosamente opposta alla dittatura nazista. Ordinato pastore nel 1959, per sei anni svolse il suo ministero in Germania. Poi si recò in Cile come pastore della Chiesa Evangelica Luterana di Concepción, dove si dedicò prevalentemente alla pastorale carceraria e all’accompagnamento della popolazione povera di Hualpencillo. Eletto vescovo nel 1970, si trasferì a Santiago, dove fondò l’organizzazione ecumenica “Diaconía”. Nel settembre 1973, dopo il sanguinoso golpe che portò al potere il generale Pinochet, fondò la Commissione Nazionale di Aiuto ai Rifugiati (CONAR), istituzione che permise a circa 7000 rifugiati stranieri di lasciare il Cile. Assieme al card. Raúl Silva Henríquez, fondò poi il Comitato di Difesa dei Diritti Umani. Nel 1974, in segno di riconoscimento per il suo lavoro umanitario, l’Alto Comissario delle Nazioni Unite lo insignì con la più alta onorificenza dell’Onu, la medaglia Friedjof Nanssen. Nel 1975, Frenz fondò la “Fundación de Ayuda Social de las Iglesias Cristianas” (Fasic), un’organizzazione a carattere ecumenico, tra le maggiori attuanti nel campo dei diritti umani. A causa di questo suo impegno, il 3 ottobre 1975, fu espulso dal Cile. Rientrato in Germania, per oltre dieci anni ricoprì la carica di Segretario esecutivo di Amnesty International, preoccupandosi specialmente di denunciare le violazioni dei diritti umani in Cile e dell’accoglienza ai rifugiati che arrivavano da questo Paese. Nel 2007 Frenz fece ritorno in Cile, dove, il 30 luglio, l’allora presidente, Michelle Bachelet, gli concesse la nazionalità cilena. È scomparso ad Amburgo, il 13 settembre 2011. Richiesto tempo fa di una sua definizione di fede, disse: “È avere la certezza di una forza maggiore che mi accompagna e che ha organizzato qualcosa di molto speciale per ciascuno di noi. Io sono convinto di avere un angelo custode. Non lo vedo, ma lo sento. A volte mi avverte di non poter volare così rapido come vorrei… Questo mi dà la certezza di essere nelle mani del mio Creatore”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Colossesi, cap.3, 1-11; Salmo 145; Vangelo di Luca, cap.6, 20-26.

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale che ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

Sono giorni di tragici eventi [in]naturali: il ciclone nel Sud del Brasile, i nubifragi in Libia, il terremoto in Marocco, con migliaia di vittime e imponenti distruzioni. Ci è chiesto di attivarci in or-azione, preghiera che si fa intervento di aiuto.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Giovanni Crisostomo, tratto dal suo “Commento alla Prima Lettera a Timoteo, Omelia XII, 4”. Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
E ora dimmi tu: Da dove provengono le tue ricchezze? Da chi le hai ricevute? E colui che te le ha date, da chi le ha avute? Tu mi risponderai: Da suo nonno, da suo padre… Ma, pur risalendo di generazione in generazione, potrai mai dimostrare che tale possesso è giusto? Certo che non lo puoi! Bisogna dunque ritenere che questa tua ricchezza trae origine e affonda le sue radici in qualche atto di ingiustizia. Perché?Perché Dio all’inizio non ha fatto uno ricco e un altro povero, né al momento della creazione ha donato a uno molti tesori e a un altro ha tolto perfino la possibilità di trovarli; al contrario, egli ha distribuito a tutti la stessa terra da coltivare. Pertanto, se la terra è un possessocomune, come si spiega che tu ne hai molti e molti iugeri mentre il tuo vicino non ne ha neppure una zolla? Tu mi dirai: Ma è stato mio padre a lasciarmela. E io ti dico: E lui da chi l’ha ricevuta? Dai suoi antenati, tu mi rispondi. Ma, come ho già detto, è necessario che colui che intende risalire di generazione in generazione, giunga a scoprire la maniera in cui inizialmente ci si è procurato tale possesso. Giacobbe fu ricco, ma ricevette la sua ricompensa in seguito a tante fatiche. Del Signore è la terra e quanto essa contiene. Non mi spingerò a esaminare più accuratamente quest’argomento, ma [affronterò così la questione]: Ammesso pure che le tue ricchezze siano giuste ed esenti da ogni rapina; che tu non abbia colpa delle azioni ingiuste per le quali tuo padre si è arricchito; resta il fatto che tu possiedi ciò che è frutto di rapina, anche se tu personalmente non ti sei macchiato di simile colpa. Infatti, concesso anche che tuo padre non le abbia sottratte agli altri con forza, ma che l’oro da lui posseduto sia, [per così dire], zampillato dalla terra, forse che per questo le ricchezze sono buone? No. E tu dirai: Ma non per questo sono cattive. [E io ti rispondo]: Esse non sono cattive se non sono frutto di rapina e se vengono partecipate a quanti ne hanno bisogno; al contrario, esse sono cattive e insidiose, se non vengono messe a disposizione degli altri. (Giovanni Crisostomo, Commento alla Prima Lettera a Timoteo, Omelia XII, 4).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Settembre 2023ultima modifica: 2023-09-13T22:34:09+02:00da fraternidade
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