Giorno per giorno – 20 febbraio 2023

Carissimi,
“”Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera” (Mc 9, 29). Cosa aveva impedito ai discepoli, nell’assenza di Gesù, di scacciare lo spirito sordo e muto, se come dice lo stesso Gesù: “Tutto è possibile per chi crede” (v. 23)? Evidentemente, la loro (che è poi anche la nostra) mancanza di fede. Si può, dunque, essere discepoli, appartenere alla cerchia del Nazareno, oggi, diremmo, battezzati e cresimati, cristiani praticanti (come se si potesse essere cristiani non praticanti!!), e tuttavia mancare di fede. Di quella fede che ci apre al dialogo con Dio, al di là delle formule del catechismo e della partecipazione ai sacramenti, e ci fa capaci di ascoltare la sua parola, che è Gesù, per tradurla poi nel nostro quotidiano. Se guardiamo al nostro vissuto, dobbiamo constatare amaramente di quanto sia vera per noi l’incredulità che imputiamo agli altri, sicché la nostra prima preghiera dovrebbe ripetere quella del padre, di cui abbiamo letto nel racconto: “Aiutami nella mia incredulità” (v. 24). Pregando con insistenza, otterremo di aprirci davvero all’annuncio di Gesù, che ci vuole tutti figli e figlie dell’unico Padre, e cominceremo ad agire coerentemente, in grado di proporlo credibilemente agli altri, cospiratori in vista di una società libera dai demoni dell’odio, del disprezzo, dell’indifferenza, dell’inimicizia.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Frederick Douglass, profeta del riscatto degli afro-americani.

Frederick Augustus Washington Bailey nacque da una schiava, Hariet Bailey, il 14 febbraio 1818, nella piantagione che Aaron Anthony possedeva a Tuckahoe, nella Contea di Talbot (Maryland, Stati Uniti). Nel 1826, alla morte del padrone, passò in proprietà al genero di questi, Thomas Auld, che lo mandò per alcuni anni a Baltimora, a lavorare alle dipendenze del fratello Hugh, dalla cui moglie, Sophia, il ragazzo apprese di nascosto i primi rudimenti di lettura e scrittura. Tra il 1834 e il 1836 Frederick fu ceduto in affitto ad alcuni coltivatori del Maryland, dove sperimentò sulla propria pelle i metodi violenti con cui venivano trattati gli schiavi e dove cominciò a coscientizzare i suoi compagni sulle tematiche abolizioniste e ad insegnare loro clandestinamente a leggere. Nel 1836, fu mandato a lavorare nei cantieri navali di Baltimora. Qui, conobbe Anna Murray, una ex schiava, con il cui aiuto, nel 1838 riuscì a fuggire al Nord. Raggiunto poco dopo dalla donna, nel settembre dello stesso anno, la sposò. Dalla loro unione sarebbero nati cinque figli. Fu allora che cambiò il cognome, scegliendo Douglass, dal nome del protagonista di un romanzo di Walter Scott. A New Bedford, nel Massachusetts, Douglass cominciò a lavorare come operaio comune, divenendo nel contempo predicatore della Chiesa Metodista Africana di Zion. Entrato nell’associazione antischiavista, fu “scoperto” come valente oratore e cominciò a tenere discorsi in tutto il Nord. Nel 1845 uscì la sua prima autobiografia, che conobbe un successo straordinario. Attraverso questa, i suoi comizi, e il giornale che lanciò due anni dopo, “The North Star”, diede il più decisivo contributo al movimento abolizionista. Fu anche uno dei primi ad appoggiare il movimento per i diritti delle donne, fin dalla sua prima convenzione a Seneca Falls, New York. Nel 1872 divenne il primo afro-americano a concorrere come candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti, assieme a Victoria Woodhull, la prima donna a candidarsi alla presidenza per il Partito degli Uguali Diritti. Nel 1882 morì la moglie Anna e, due anni dopo, Douglass sposò Helen Pitts, una donna bianca che era stata sua segretaria. Morì il 20 febbraio 1895 a Washington.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Siracide, cap.1, 1-10; Salmo 93; Vangelo di Marco, cap.9, 14-29.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le religioni del subcontinente indiano: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

Come oggi, il 20 febbraio 1896, nasceva Henri de Lubac, gesuita, teologo, a lungo perseguitato dal Santo Ufficio, tenuto lontano dall’insegnamento, riabilitato da Giovanni XXIII, chiamato come perito conciliare al Vaticano II, creato cardinale da Giovanni Paolo II. Scrisse che “la chiesa non ci rivela mai in modo più degno il suo Signore di quanto non faccia nelle occasioni in cui ci offre di rivivere la sua passione”. Noi scegliamo di congedarci, lasciando la parola a lui, con una citazione tratta dal suo “Il dramma dell’umanesimo ateo” (Jaca Book), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I sentimenti di Nietzsche su Gesù sono rimasti sempre confusi. Lo stesso si deve dire dei suoi giudizi sul cristianesimo. In esso egli ha intravisto più che un ideale falso, un ideale svigorito e decaduto. Ecco, ad esempio, come egli si esprime: “È la nostra pietà, più severa e più raffinata, ad interdirci oggi di essere ancora cristiani”. Da questo si vede che Nietzsche l’ha con i cristiani del nostro tempo, con noi stessi. Il suo sferzante disprezzo ha di mira le nostre mediocrità, le nostre ipocrisie. Esso prende di mira le nostre debolezze ammantate di bei nomi. Ricordandoci la gioiosa e forte austerità del “cristianesimo primitivo”, svergogna il “nostro cristianesimo attuale”, talvolta effettivamente “dolciastro e nebuloso”. Gli si può dare completamente torto? Dobbiamo, contro di lui, prendere le difese di tutto ciò che “oggi porta il nome di cristiano”? Quando egli, per esempio, esclama, parlando di noi: “Bisognerebbe che essi mi cantassero dei canti migliori, perché io imparassi a credere al loro Salvatore! Bisognerebbe che i suoi discepoli avessero più aria da gente salvata!”, come oseremo noi indignarci? A quanti tra noi di fatto il cristianesimo appare “come qualche cosa di grande, qualche cosa di accrescente, al quale ci si possa dare completamente provandone gioia ed entusiasmo”? Gli infedeli che ci stanno accanto ogni giorno osservano sulle nostre fronti l’irraggiare di quella gioia che, venti secoli fa, rapiva gli spiriti eletti del mondo pagano? Abbiamo noi cuori di uomini risuscitati con il Cristo? Siamo noi in mezzo al secolo XX i testimoni delle Beatitudini? In breve, noi abbiamo riconosciuta la bestemmia nella terribile frase di Nietzsche ed in tutto il suo contesto: ma non ci obbliga forse essa a scoprire pure in noi ciò che ha potuto spingere Nietzsche ad una tale bestemmia? (H. De Lubac, Il dramma dell’umanesimo ateo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 febbraio 2023ultima modifica: 2023-02-20T22:43:53+01:00da fraternidade
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