Giorno per giorno -13 Giugno 2022

Carissimi,
“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due” (Mt 5, 38-41). Certo, si diceva stasera, a noi non sarà mai capitato di cedere alla tentazione (che ai tempi dei tempi era una norma di legge, volta a contenere gli eccessi della vendetta) di questo “occhio per occhio, dente per dente” e ancora “mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido” (Es 21, 24-25). E, però, non giureremmo di aver sempre evitato di rispondere a villania con villania, a insulto con insulto, a broncio con broncio, a silenzio con silenzio, a indifferenza con indifferenza e così via, atteggiamenti più a misura nostra, che obbediscono però alla stessa logica di quelli previsti dall’antico dettato biblico. Ben lontani perciò dall’eroismo – padre Gunther si è limitato a definirlo coraggio – di chi ha fatto sua la parola di Gesù, l’unica in grado di segnare il passaggio dalla preistoria dell’homo homini lupus, sia pure con una certa moderazione, alla storia dell’uomo figlio di Dio, che si oppone al male, salvando l’altro, concepito non più come lupo concorrente, ma come fratello che sbaglia. Paradossale, ha aggiunto padre Gunther, che sia stato un induista come Gandhi a testimoniare, assimilandola all’ahimsa della sua eredità culturale, la logica nonviolenta del Sermone della montagna. Così irrisa da tanti che si dicono cristiani oggi. Tuttavia, non c’è verso, finché non l’avremo fatta nostra, personalmente e comunitariamente, pur necessariamente nella denuncia e nella lotta senza quartiere all’ingiustizia in tutte le sue forme (secondo la lezione di migliaia di martiri nella nostra America Latina), saremo solo, nella migliore delle ipotesi, dilettanti del Vangelo. Nella peggiore, ipocriti.

Oggi è memoria di Antonio di Padova, evangelizzatore e amico dei poveri.

Nato a Lisbona nel 1195, il giovane Fernando de Bulhões y Taveira de Azevedo entrò nell’Ordine dei Canonici regolari di S. Agostino, e fu ordinato sacerdote a ventiquattro anni. Dopo i primi anni nel convento di Lisbona, chiese ed ottenne di essere trasferito nel monastero della Santa Croce a Coimbra. Qui però, la nomina a priore di un monaco del tutto alieno alla vita ascetica e che, con uno stile di vita dissoluto, contribuì a sperperare in poco tempo le sostanze del monastero e, più ancora, a danneggiarne il buon nome, tanto da esser presto scomunicato da papa Onorio III, la comunità finì per spaccarsi in due: da un lato i sostenitori del priore e del suo stile, dall’altra quanti desideravano invece condurre un vita austera, modesta e tutta dedita a Dio. Tra questi, ovviamente, il giovane Fernando. Quando passarono da Coimbra i primi frati francescani diretti in Marocco, Fernando restò incantato dalla loro radicalità evangelica e intuì che quello sarebbe stato il suo cammino. Entrò così nell’ordine dei frati minori, cambiando il suo nome in quello di Antonio, e si imbarcó per il Marocco come missionario. Una malattia insorta durante il viaggio frustrò i suoi piani di recarsi ad annunciare il Vangelo alle popolazioni islamiche. Si recò allora in Italia, dove, dopo aver preso parte al Capitolo generale di Assisi, presente lo stesso Francesco d’Assisi, si stabilì. Qui si fece presto conoscere come grande oratore. La sua predicazione, che richiamava moltitudini immense, rifletteva una profonda conoscenza della Sacra Scrittura. Passò come un turbine, combattendo gli errori dottrinari del suo tempo, la corruzione e la rilassatezza del clero, l’arroganza e la prepotenza di ricchi e potenti contro la gente povera e semplice. Ammalatosi, morì il 13 giugno del 1231.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro dei Re, cap.21, 1-16; Salmo 5; Vangelo di Matteo, cap.5, 38-42.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo e Shaktismo.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di un “Sermone per la Domenica di Pentecoste” di Antonio di Padova. In tempi di perduranti manipolazioni della Parola di Dio e di fake-news, ci pare contenga un ammonimento adatto. È, cosi, questo, per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma solo foglie. “Una legge, dice Gregorio, si imponga al predicatore: metta in atto ciò che predica”. Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina. Gli apostoli “cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi” (At 2, 4). Beato dunque chi parla secondo il dettame di questo Spirito e non secondo l’inclinazione del suo animo. Vi sono infatti alcuni che parlano secondo il loro spirito, rubano le parole degli altri e le propalano come proprie. Di costoro e dei loro simili il Signore dice a Geremia: “Perciò, eccomi contro i profeti, oracolo del Signore, che muovono la lingua per dare oracoli. Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri, dice il Signore, che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine. Essi non gioveranno affatto a questo popolo. Parola del Signore” (Ger 23, 30-32). Parliamo quindi secondo quanto ci è dato dallo Spirito Santo, e supplichiamo umilmente che ci infonda la sua grazia per realizzare di nuovo il giorno di Pentecoste nella perfezione dei cinque sensi e nell’osservanza del decalogo. Preghiamolo che ci ricolmi di un potente spirito di contrizione e che accenda in noi le lingue di fuoco per la professione della fede, perché, ardenti e illuminati negli splendori dei santi, meritiamo di vedere Dio uno e trino. (Antonio di Padova, Sermone per la Domenica di Pentecoste, 16).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno -13 Giugno 2022ultima modifica: 2022-06-13T21:19:48+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo