Giorno per giorno -05 Maggio 2022

Carissimi,
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51). Non è un pane qualunque quello disceso dal cielo, è la stessa parola di Dio che costituisce l’alimento dei figli. Parola e pane dicono la stessa cosa: la carne concreta del Figlio, assimilando la quale si diventa come lui, che è vita data per la vita del mondo. Così, come diceva padre Carlos stamattina, credere alla Parola che è Gesù, cibarsi del suo corpo [nell’Eucaristia] è affermare che la verità di Dio e della nostra esistenza consiste nel dono di sé per la vita di tutti. Rendersi conto di questo ci può riempire solo di sgomento nel constatare di come spesso il messaggio del Vangelo sia stato travisato, facendo di esso uno strumento di divisione, di odio, di sopraffazione, invece che di riscatto, liberazione, comunione, tra le diverse componenti della specie umana e non solo. Siamo, dunque, chiamati anche noi ad essere “carne per la vita del mondo”. Mai, in nessun caso, per la sua morte, in ossequio agli idoli del Sistema. Almeno noi, attratti dal Padre fino a Gesù (cf v.44).

Oggi, le Comunità cristiane di questo Continente fanno memoria di Isaura Esperanza, “Chaguita”, catechista e martire in El Salvador, e di Barbara Ann Ford, religiosa statunitense, martire della solidarietà con il popolo guatemalteco.

Le poche notizie che abbiamo su Isaura Esperanza le sappiamo dal Martirologio latinoamericano. Chaguita, così la chiamavano, era catechista, faceva parte della Legione di Maria ed era membro della Commissione popolare di Villa Dolores, nella capitale salvadoregna. La sera del 5 maggio 1980, stava impastando la farina per preparare il pane, nella sua casa. All’improvviso entrarono quelli delle brigate di sicurezza, in civile, obbligando tutti a sdraiarsi per terra. Poi, furono su di lei e la crivellarono di colpi. Non contenti, quando già era morta, ne calpestarono il cadavere. E se ne andarono.

Barbara Ann Ford era una religiosa delle Suore della Carità di New York. Nata nel 1939, era giunta in Guatemala nel 1978, per lavorare con le popolazioni più povere e indifese del Paese. Negli ultimi tempi di vita, stava lavorando per impiantare a Lemoa, nel dipartimento del Quiché, un progetto di salute mentale, nel quale le vittime dei crimini di guerra, per lo più indigeni maya, potessero raccontare ciò che si erano portati dentro fino ad allora: le drammatiche esperienze vissute nei 36 anni di sanguinosa repressione, che aveva causato trasferimenti forzati in massa, sequestri, torture e il massacro di oltre 200.000 persone. Hermana Barbara aveva anche collaborato con Mons. Gerardi, assassinato il 26 aprile 1998, nella stesura del Rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Guatemala, che provava la responsabilità diretta dell’esercito per oltre il 90% degli omicidi compiuti in quegli anni. Il 5 maggio 2001, la religiosa si era recata nella Capitale per acquistare uno scaldabagno per la missione di Lemoa, quando fu avvicinata da sconosciuti che le spararono a bruciapelo e si impadronirono dell’auto, su cui viaggiava, abbandonandola, per altro a pochi metri di distanza dal luogo del delitto e fuggendo poi a piedi. In un primo momento la polizia tentò inutilmente di depistare le indagini, attribuendo il delitto a un fallito tentativo di furto.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.8, 26-40; Salmo 66; Vangelo di Giovanni, cap.6, 44-51.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Oggi sarebbe il compleanno di due filosofi che, in maniera diversa, hanno segnato profondamente l’avventura del pensiero e dell’azione del nostro tempo: Karl Marx, nato il 5 maggio 1818, e Søren Kierkegaard, nato il 5 maggio 1813. Ed è un brano di quest’ultimo, tratto dal suo “Vangelo delle sofferenze”, che, nel congedarci, vi proponiamo come nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Cosa mai si può incontrare sulla via che possa sbarrarla e renderla impraticabile? La tribolazione. Ma quando la tribolazione è la via, questa via è assolutamente praticabile. Il sofferente, se vuole, può rappresentarsi la tribolazione coi colori più foschi; questo poco importa – è eternamente certo che la tribolazione è la via, quindi è impossibile pensare che la tribolazione possa sbarrare la via. Anche da questo si può vedere che la tribolazione può portare a qualcosa. Infatti cosa potrebbe impedire alla via di portare a qualcosa, che altro se non la tribolazione? ma se questo non può essere di ostacolo sulla via, questa via deve eternamente portare a qualcosa. Strano che la via della tribolazione sia l’unica che non presenta inciampi, perché la tribolazione stessa prepara la via invece di sbarrarla. E non è questo un motivo di gioia? Infatti quale situazione più sconfortante di quando il viandante deve dire: qui non c’è più nessuna via! e quale più confortante di quando il viandante può sempre dire: qui c’è sempre una via! (Søren Kierkegaard, Vangelo delle sofferenze).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno -05 Maggio 2022ultima modifica: 2022-05-05T22:34:59+02:00da fraternidade
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