Giorno per giorno – 12 Marzo 2021

Carissimi,
“Allora si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: Qual è il primo di tutti i comandamenti?” (Mc 12, 28-31). Abbiamo udito la risposta di Gesù che si apre con quella che era la professione di fede sua e del suo popolo: “Ascolta, Israele”. Stamattina, ci dicevamo che forse il primo comando che ci è rivolto è proprio questo: l’ascolto. Se ci mettiamo davvero in ascolto di Dio, di quanto egli ha detto e fatto nella Bibbia, ciò che segue “amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza… e il prossimo tuo come te stesso” (v. 30-31) ne è come il portato inevitabile, innestato sull’originaria passione d’amore di Dio per le sue creature. Ma noi, siamo capaci di questo ascolto e perciò di questo indiscriminato amore? Ci è venuta in mente la domanda che Gesù pone per tre volte a Pietro, dopo la risurrezione: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?” (Gv 21, 15 ss). La domanda, la possiamo sentire rivolta anche a noi, e se la risposta è, sperabilmente, positiva, la riprova non può che darsi nel prendersi cura degli altri: “Pasci i miei agnelli”. Le due facce dello stesso comandamento: amore di Dio, amore del prossimo. Senza quest’ultimo, il primo è una menzogna.

Tre sono le nostre memorie di oggi: Massimiliano, martire a Teveste, Simeone il Nuovo Teologo, mistico, e Rutilio Grande, martire in El Salvador.

Il giovane cristiano Massimiliano era figlio di un esattore militare, Fabio Vittore, di stanza a Cesarea, alla fine del III secolo. Secondo le leggi del tempo, egli era tenuto a seguire la professione del padre, ma, benché dichiarato idoneo a compiere il servizio militare, si rifiutò in nome della sua fede. Il 12 marzo 295 fu chiamato in giudizio davanti al proconsole Dione per essere interrogato circa le ragioni del suo rifiuto. Si limitò a dichiarare: “Sono cristiano: non mi è lecito fare il soldato”. Quando Dione gli ricordò che numerosi erano i soldati cristiani al servizio degli imperatori Diocleziano e Massimiano e dei cesari Costanzo e Massimo, Massimiliano rispose semplicemente: “Essi sapranno che cosa convenga loro. Io però sono cristiano e non posso comportarmi male”. Fu condannato alla pena di morte per decapitazione. Ascoltata la sentenza, il giovane disse: “Grazie a Dio” e chiese al padre di donare al suo carnefice la veste nuova che egli gli aveva preparato per il servizio militare. Aveva ventun’anni, tre mesi e diciotto giorni. Il resoconto dell’interrogatorio e della esecuzione del giovane martire, redatto poco dopo gli avvenimenti descritti, è pervenuto fino a noi negli Acta Maximiliani.

Simeone era nato a Galate, in Asia Minore, nel 949. Inviato a Costantinopoli, per compiervi gli studi, visse al palazzo imperiale fino a vent’anni, quando decise di lasciare tutto per entrare in monastero, dove ebbe come padre spirituale Simone il Pio. Nel 977 divenne sacerdote e in seguito igumeno del monastero di san Mama. Si diede da fare per riportare i monaci al primitivo fervore, ma tutto ciò che ottenne fu che essi si ribellarono e lo costrinsero a dimettersi. Malvisto anche dall’altro clero per la sua radicalità e per il suo zelo (sosteneva tra l’altro che i veri mistici possono guidare le coscienze e amministrare i sacramenti pur non essendo sacerdoti), fu esiliato sulla riva asiatica del Bosforo. Richiamato a corte, sulla spinta del favore popolare, preferì ritirarsi con vecchi e nuovi discepoli nel monastero di santa Marina, dedicandosi alla loro guida fino alla morte attraverso scritti spirituali e liturgici di grandissimo valore. Morì, come aveva predetto, 12 marzo 1022. Fu chiamato il Nuovo Teologo perché considerato un rinnovatore della vita mistica.

Rutilio Grande era nato nel 1928 in una povera famiglia nella cittadina di El Paisnal in Salvador. Entrato diciassettenne nella Compagnia di Gesù, fu ordinato sacerdote nel 1959. Nella metà degli anni sessanta, sull’onda della svolta conciliare della Chiesa, padre Grande maturò una nuova comprensione della sua vocazione: quella che era la ricerca della perfezione personale divenne l’esigenza della dedizione e del sacrificio di sé per il bene degli altri. Tornato nel 1965 da uno stage di studi all’estero, fu destinato al seminario di san Salvador come direttore dei progetti di azione sociale. Per nove anni educò i seminaristi alla convivenza con i poveri e alla condivisione delle loro lotte e delle loro attese, testimoniando così una chiesa che custodisce e ridesta negli oppressi il senso della loro dignità e dei loro diritti come figli di Dio. Lasciato l´incarico in seminario, assunse la cura pastorale di Aguilares, una cittadina vicino al suo paese natale, dove fu sua cura insegnare a leggere la realtà alla luce della Parola di Dio. Il 13 febbraio 1977, durante una sua predica, aveva detto: “Sono convinto che presto la Bibbia e il Vangelo non potranno più attraversare i nostri confini. Ci lasceranno solo le copertine, perché ogni loro pagina è sovversiva. E credo che lo stesso Gesù, se volesse attraversare il confine di Chalatenango, non lo lascerebbero entrare. Accuserebbero l’Uomo-Dio, il prototipo dell’uomo, di essere un sobillatore, uno straniero ebreo, che confonde il popolo con idee strane ed esotiche contro la democrazia, cioè contro la minoranza dei ricchi, il clan dei Caini. Fratelli, senza dubbio, lo inchioderebbero nuovamente alla croce. E Dio mi proibisce di essere anch’io uno dei crocifissori”. Erano parole pericolose e non passarono ignorate. Il 12 marzo 1977, mentre si recava a celebrare l’Eucaristia, spararono a lui e ad altri due contadini che l’accompagnavano: Manuel Solórzano, di settantanni, e Nelson Rutilio Lemus, di sedici. Monsignor Romero ricorderà che il martirio di padre Rutilio segnò la sua “conversione” alla causa del popolo salvadoregno.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Osea, cap.14, 2-10; Salmo 81; Vangelo di Marco, cap.12, 28b-34.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

Lunedì 15, padre Augusto, nostro più che amico da sempre, entrerà in ospedale per essere sottoposto ad una delicata chirurgia. Noi l’accompagniamo già da ora con la nostra preghiera e chiediamo a voi la vostra, che sono, da lontano, la maniera che si ha per comunicargli la corrente di amicizia che lo circonda, espressione a sua volta della vita e della forza dello Spirito che si prende cura e a cuore di tutto e di tutti.

E, per stasera, è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Simeone il Nuovo Teologo, tratto dal libro “La visione della luce” (Edizioni Messaggero Padova). Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Colui che sente il cuore afflitto dalle offese e dalle ingiurie, da questo segno può riconoscere che porta ancora in seno l’antico serpente. Se, invece, custodisce il silenzio e risponde con umiltà, vuol dire che lo ha indebolito e che si è sciolto dalla sua morsa. Se parla con asprezza e arroganza rivivifica il serpente, il quale versa nel suo cuore veleno e lo rode interiormente. In questo modo il serpente si fortifica sempre di più e divora tenacemente i tentativi di ravvedimento della misera anima. L’uomo vive allora per il peccato ed è completamente morto alla giustizia. (Simeone il Nuovo Teologo, La visione della luce).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Marzo 2021ultima modifica: 2021-03-12T02:27:27+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo