Giorno per giorno – 31 Dicembre 2020

Carissimi,
“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 9-12). La prima parola del Vangelo di Giovanni è la parola che la liturgia ci propone in quest’ultimo giorno dell’anno civile e, forse, varrebbe la pena di rileggere con serietà come e quanto essa abbia inciso e incida nel cammino di testimonianza che, un po’ scherzosamente, potremmo dire di aver avuto l’avventatezza di intraprendere. La Parola originaria, che dice la comunione dell’amore trinitario, aveva scelto, creando, di dirsi e riversarsi al di fuori di sé, dando spazio all’altro – l’umano nel mondo – , consegnato alla sua libertà, non senza, però, un modello a cui ispirarsi, nel servizio e dono dell’uno all’altro e all’altro ancora, senza sosta. Non le è bastato. Nel tempo, ha voluto divenire storia nella storia dell’uomo Gesù, figlio, così, di Dio. Questo, perché non ci fossero più equivoci a riguardo di Dio, presentato, da quasi subito, secondo una suggestione attiva ovunque, come un despota geloso del dominio che esercita, invece che Padre e principio della dedizione incondizionata, che ha a cuore (e ci invita ad avere a cuore) solo la libertà e la felicità di tutti i suoi figli (e perciò nostri fratelli). Eppure, questa rivelazione, apportata o confermata da Gesù, continua a incontrare resistenze nella pratica concreta delle relazioni umane, da parte anche, e spesso soprattutto, di coloro che si richiamano all’eredità cristiana, che diventano così espressione di quelle tenebre che caratterizzano il Sistema-mondo, organizzato sulla base della divisione, della competizione, dell’inimicizia, in vista del dominio sugli altri. Noi, come la mettiamo con le nostre scelte ideali e con le nostre pratiche quotidiane? Quanto la Parola di Dio le determina? Vigilia di un anno nuovo, che ci chiede novità di vita. In tempi turbolenti.

Questo è il Settimo giorno dell’Ottava di Natale. Noi facciamo anche memoria di Melania la giovane, penitente, e di John Wycliff, riformatore.

Melania era nata a Roma, nel 383, nella famiglia facoltosa di Valerio Publicola e di Albina Ceionia. Benché desiderasse consacrarsi a Dio, fu costretta, quattordicenne a sposare il cugino Piniano. Dal matrimonio nacquero due figli, morti entrambi poco dopo la nascita. Fu dopo questi luttuosi avvenimenti che la ragazza riuscì a convincere il marito e la madre, rimasta nel frattempo vedova, a optare per la vita monastica. Vincendo l’opposizione dei familiari, i giovani sposi mandarono liberi i loro ottomila schiavi e vendettero le loro numerosissime proprietà, fornendo, con il ricavato dalla vendita, aiuto a poveri, infermi, ex-schiavi, pellegrini, nonché a numerose chiese e monasteri sparsi un po’ ovunque. Dopo un soggiorno presso il vescovo Paolino di Nola, imparentato con la famiglia, la comitiva si spostò in Sicilia e poi in Africa, a Tagaste, dove Melania divenne amica di S. Agostino. Recatisi in Egitto, vi conobbero l’esperienza dei padri del deserto, dopo di che viaggiarono alla volta della Terra Santa. A Gerusalemme incontrò la cugina Paola e S. Girolamo che aveva dato vita alla comunità femminile, in cui essa viveva. Anche Melania fondò un monastero femminile e, più tardi, uno maschile. Nella regola delle Comunità, redatta da lei stessa, cercò di attenuare in qualche misura la severità e l’ascesi mutuata dal modello egiziano. Melania sopravvisse alla morte della madre, avvenuta nel 431, e a quella del marito, nel 432. Entrambi furono sepolti sul Monte degli Olivi. Nel 439, con la cugina Paola, si recò a celebrare il Natale a Betlemme, dove si ammalò. Il 31 dicembre, dopo aver partecipato all’Eucaristia, passò il resto del giorno ricevendo visite. Al calar della notte disse le sue ultime parole: “Ciò che Dio vuole, così sia fatto”. E spirò.

John Wycliff era nato nel 1324 a Hipswell, nei pressi di Richmond, nello Yorkshire (Inghilterra). Poco si sa della sua giovinezza, salvo il fatto che studiò a Oxford, subendo l’influenza di teologi come Guglielmo di Ockham, Giovanni Duns Scoto, e Roberto Grossatesta. Soltanto nel 1372 ricevette tuttavia il titolo di dottore in teologia. Nel 1377 fondò i Poveri Predicatori (chiamati in seguito Lollardi), che, come i “barba” valdesi, vivevano in povertà e si dedicavano all’evangelizzazione, utilizzando la Bibbia tradotta per la prima volta in inglese dallo stesso Wycliff. Insegnavano nelle piazze dei mercati, nelle vie delle grandi città, o nei villaggi di campagna. Visitavano i vecchi, gli ammalati, i poveri, e annunciavano loro la buona notizia della grazia di Dio. Tra loro c’erano alcuni studenti boemi, che in seguito, tornati in patria, tradussero gli scritti di Wycliff nella loro lingua, influenzando notevolmente il pensiero di Jan Hus, promotore della riforma della Chiesa in quel Paese. Sospettato di eresia, Wycliff fu più volte processato per le sue dottrine sulla chiesa e sui sacramenti e per le sue denunce della corruzione del clero e del potere di Roma. Ma la protezione di cui godeva negli ambienti di corte gli evitarono condanne e incarceramenti. Ritenuto da alcuni ispiratore, sia pure indirettamente, della Rivolta Contadina del 1381, preferì ritirarsi nella sua parrocchia di Lutterworth, nella contea del Leicestershire, dove, colpito da un infarto durante la messa, il 28 dicembre 1384, morì tre giorni dopo. La sua condanna per eresia fu pronunciata postuma dal Concilio di Costanza nel 1415. Nel 1428, dietro pressioni di papa Martino V, il suo corpo fu riesumato e bruciato sul rogo e le ceneri sparse nel fiume Swift.

I testi che la litugia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap.2, 18-21; Salmo 96; Vangelo di Giovanni, cap.1, 1-18.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto, anche per questa ultima sera dell’anno. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una preghiera di John Henry Newman, scritta, quando era ancora giovane, in un momento di malattia e di lontananza da casa. Ci sembra adatta a questi nostri tempi. Suona come un augurio ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Guidami Tu, Luce gentile, / attraverso il buio che mi circonda, / sii Tu a condurmi! / La notte è oscura e sono lontano da casa, / sii Tu a condurmi! / Sostieni i miei piedi vacillanti: / io non chiedo di vedere / ciò che mi attende all’orizzonte, un passo solo mi sarà sufficiente. // Non mi sono mai sentito come mi sento ora, / né ho pregato che fossi Tu a condurmi. / Amavo scegliere e scrutare il mio cammino; / ma ora sii Tu a condurmi! / Amavo il giorno abbagliante, e malgrado la paura, / il mio cuore era schiavo dell’orgoglio; / non ricordare gli anni ormai passati. // Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, / e certo mi condurrà ancora, / landa dopo landa, palude dopo palude, / oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà; / e con l’apparire del mattino / rivedrò il sorriso di quei volti angelici / che da tanto tempo amo / e per poco avevo perduto. // (John Henry Newman, Lead, Kindly Light).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 31 Dicembre 2020ultima modifica: 2020-12-31T22:01:09+01:00da fraternidade
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