Giorno per giorno – 23 Giugno 2020

Carissimi,
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Mt 7, 12-14). Noi sappiamo qual è il nostro desiderio profondo: sentirci accolti, valorizzati, amati. Gesù ci invita a colmare questo desiderio negli altri. Facendo questo, avremo praticato tutto ciò che la Bibbia (la Legge e i Profeti) ha la pretesa di insegnarci. E non solo la Bibbia, ma anche molti altri cammini religiosi e filosofici hanno fatto di questo precetto la loro “regola d’oro”. Eppure, benché così semplice e persino ovvia, essa rappresenta la porta stretta e la via angusta, che solo pochi riescono davvero a imboccare. E la dimostrazione l’abbiamo davanti agli occhi, in un mondo da sempre – e sempre più – segnato da relazioni di intolleranza, esclusione, morte. L’egoismo – o il “fa agli altri ciò che non vorresti facessero a te” – è il virus che, eretto a sistema, uccide più di ogni altro, senza bisogno di inventarsi improbabili, se non proprio ridicole, cospirazioni e complotti (come sta avvenendo per la pandemia in corso), con cui si proietta fuori si sé la malattia mortale che ci si porta dentro. Diamo dunque ascolto a Gesù: scegliamo la vita e la salvezza.

Le memorie di questa giornata sono tutte all’insegna dell’ebraismo e della coraggiosa testimonianza al Dio dei Padri e alla Torah, suggellata con il martirio. Ricordiamo infatti: Rabbi Chanania ben Teradion, maestro e martire della repressione romana, in Eretz Israel; i Martiri ebrei della persecuzione di Rindfleish in Germania; Samuele e compagni, martiri del fanatismo religioso, a Trento.

Rabbi Chanania fu uno dei Dieci Rabbini Martiri, messi a morte durante la violenta persecuzione antigiudaica scatenata dall’imperatore Adriano, dopo la rivolta antiromana di Simone Ben Kochbá. Visse a Sichnin, nella Bassa Galilea. Ebbe due figli e due figlie. Uno di essi si associò ad una banda di ladri e fu condannato a morte, l’altro fu invece uno studioso della Torah. Una delle figlie, alla sua morte, fu spedita dai Romani in un bordello, ma fu presto liberata dal cognato, Rabbi Meir, che ne aveva sposato la sorella Beruriah, una donna di cui il Talmud decanta la saggezza e la bontà. Uomo di straordinaria generosità con i poveri, Chanania fu condannato a morte per aver continuato a insegnare pubblicamente la Torah, nonostante l’esplicito divieto delle autorità romane. Fu bruciato vivo, avvolto nel rotolo della Legge (Sefer Torah), da cui non aveva voluto separarsi, il 27 Sivan dell’anno 135.

Tra le innumerevoli calunnie diffuse ad arte nel Medioevo per colpire gli ebrei vi erano quelle dell’omicidio rituale e quelle del sacrilegio delle ostie consacrate. Proprio in relazione a quest’ultimo addebito, si scatenarono nel 1298, nella Germania meridionale, terribili persecuzioni contro le comunità ebraiche. In questo giorno, a Röttingen, un cavaliere di nome Rindfleisch, che vantava di essere inviato da Dio, massacrò, con la sua banda di sgherri, tutti gli ebrei della città. Poi, attraversando la Franconia, la Baviera e l’Austria, saccheggiò e distrusse altre centoquaranta comunità, portando il numero delle vittime a circa centomila, tra donne, uomini, vecchi e bambini.

A Trento, il 23 giugno 1475, muoiono sul rogo, vittime dell’odio per la loro fede (che era poi la stessa fede di Gesù), il commerciante Samuele e altri trenta compagni, accusati dell’omicidio rituale del piccolo Simone, un bimbo il cui cadavere straziato era stato abbandonato a bella posta nei pressi di una casa ebraica qualche mese prima. Nei confronti del bambino ucciso da mano ignota si sarebbe sviluppato negli anni successivi, autorizzato dalla stessa chiesa, un vero e proprio culto in chiave anti-ebraica, cui pose fine soltanto l’intervento del papa Paolo VI negli anni 60.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2º Libro dei Re, cap.19, 9b-11. 14-21. 31-35a. 36; Salmo 48; Vangelo di Matteo, cap.7, 6. 12-14.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalle memorie dei martiri ebrei di questo giorno, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura una riflessione di Rabbi Shaul Rosenblatt, dal titolo “La bontà di Dio”. Ispirata al “Chovot Halevavot” (I doveri del cuore) di Rabbenu Bachya ibn Pequda, la troviamo nel sito dei “Maestri della Torà” ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Dio mi ama di un amore più profondo di quello mai provato da un genitore per il suo bimbo. Mi ama personalmente e individualmente. Io sono il Suo piccolo, dolce e prezioso bambino. Dio conosce ognuna delle mie necessità, delle mie battaglie e dei miei problemi. Egli sa come mi sento, cosa penso, cosa mi interessa e cosa mi preoccupa. Egli sa esattamente cosa ho in testa e lo sa costantemente. Dio non mi dimentica, neppure per un istante. Niente Gli sfugge. Egli pensa a me e ai miei problemi 24 ore su 24, sette giorni su sette. Dio ha il potere di fare qualunque cosa. Non c’è niente di ciò di cui ho bisogno che Dio non possa procurarmi. Non c’è niente di ciò che mi manca che Dio non possa darmi. Egli può risolvere ognuno dei miei problemi e può farlo immediatamente. Egli può anche impedire la nascita di qualsiasi nuovo problema. Nessun altro ha questo potere. Nessuna azione può compiersi indipendentemente da Dio. Niente, per minuscolo che sia, può accadere senza la Sua totale approvazione. Egli non cede questo Suo potere a nessuna altra forza. Egli mantiene il controllo continuamente. Dio ha fatto tanto per me fino a oggi. Mi ha dato la vita. Mi ha dato il libero arbitrio. Dio fa battere il mio cuore e circolare il sangue nelle mie vene. Mi dà aria da respirare e cibo da mangiare. Dio mi offre calore. Tutto ciò che possiamo immaginare, Dio l’ha già fatto. In passato, ha elargito una quantità infinita di un bene immenso. Di qualunque cosa io possa avere voglia o bisogno, è come chiedere a mio padre una monetina. Non ho nessun dubbio che Dio me la darà, perché mi ha già dato così tanto! Qualunque cosa io possa chiederGli è così piccola in confronto alla Sua bontà verso di me. Il Suo amore per me è senza condizioni: non dipende dalle mie azioni o dal mio stile di vita. Come ogni buon genitore, Dio mi ama, comunque e sempre. Anche quando inciampo e commetto un grosso errore, Egli mi ama ancora. Anche quando Lo ignoro completamente, mi ama ancora. Il Suo amore è con me, chiunque io sia e qualunque cosa io faccia. Malgrado tutti i miei difetti, posso sentirmi sicuro che Dio continua a sostenermi. Come ogni buon genitore, Dio mi dà sempre esattamente ciò di cui ho bisogno. La mia vita non sarà sempre precisamente come la intendo io. Può darsi che Dio non mi darà ciò che penso essere il mio bene. Ma mi darà sempre ciò che è veramente bene per me. Qualunque cosa succeda nella mia vita, è esattamente ciò che deve accadere per il mio bene. (Rabbi Shaul Rosenblatt, La bontà di Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Giugno 2020ultima modifica: 2020-06-23T22:18:37+02:00da fraternidade
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