Giorno per giorno – 18 Febbraio 2020

Carissimi,
“I discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode! Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane” (Mc 8, 14-16). Anche questa volta, Arcelina, scuotendo la testa, è intervenuta dicendo: “Non capisco i discepoli, con tutto il pane che era avanzato, si portano dietro solo un pane…”. E, difatti, se il racconto del vangelo di oggi fosse la cronaca di un avvenimento, ci sarebbe ben poco da capire. Invece, grazie a Dio, non lo è. È un espediente narrativo dell’evangelista per richiamare la nostra attenzione e concentrazione sull’unico pane che conta, che è lo stesso Gesù (il dono di sé per la salvezza degli altri), antidoto ai pani di cui siamo sempre tentati di alimentarci, gonfiati dal lievito dei farisei (l’orgoglio spirituale) e degli erodiani (la brama di dominio). Gesù, dal canto suo, sa la resistenza che gli opponiamo. Per questo, continua a chiedere: “Ancora non capite?” (v, 21).

Il nostro calendario ecumenico ci porta oggi la memoria del Beato Angelico, iconografo; e quella di Martin Lutero, riformatore della Chiesa.

Guido di Pietro era nato a Vicchio di Mugello, intorno al 1390. Dopo aver fatto per un po’ il pittore a Firenze, decise di essere frate predicatore. Entrò perciò nel convento domenicano più a portata di mano, a Fiesole, cambiò il nome, prendendo quello di fra’ Giovanni da Fiesole, fu ordinato sacerdote, ma continuò anche a fare il pittore, dipingendo da allora Crocifissi, Madonne, Angeli e Santi. Lo fece tanto bene che la gente diceva che quel frate, in paradiso, doveva esserci di casa. E lo ribattezzarono Beato Angelico. Si spense a Roma, il 18 febbraio 1455 a Roma, nel convento di Santa Maria sopra Minerva, dove il suo corpo è ancora conservato.

Martin era nato a Eisleben, in Germania, il 10 novembre 1483, da Margarethe Ziegler e Hans Luther. Dopo aver studiato all’università di Erfurt, decise di dare una svolta radicale alla sua vita. Nel 1506, contro la volontà paterna, entrò nel convento agostiniano della stessa città, l’anno successivo, fu ordinato sacerdote e si diede ad approfondire con passione le Sacre Scritture, le lettere di Paolo, il pensiero di Agostino, le sentenze di Pietro Lombardo e la produzione di molti altri teologi e filosofi. Trasferito, nel 1512, al convento di Wittenberg, vi conseguì il dottorato in teologia, insegnando negli anni successivi esegesi biblica all’università. Nel 1517, sdegnato per le numerose deviazioni presenti nella vita della chiesa (nepotismo, amore del potere e della ricchezza, rilassatezza morale), ma soprattutto per lo scandaloso commercio delle indulgenze che aveva preso piede, rese pubblico un elenco di 95 tesi con cui ne contestava la dottrina. Nel 1518 venne chiamato a discolparsi davanti al legato pontificio, cardinale Caetano, durante la dieta di Augusta, rifiutando tuttavia di ritrattare le sue tesi. Nel 1520 il papa emanò la bolla Exurge Domine, con cui condannava 40 proposizioni di Lutero. Questi rispose con un opuscolo durissimo, precisando ulteriormente il suo pensiero in tre opere che posero le basi della Riforma: La cattività babilonese della Chiesa, Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca, e Sulla libertà del cristiano. Nel 1521, scomunicato e bandito dall’impero, si rifugiò a Wartburg, presso il principe Federico III di Sassonia, dove si impegnò nella traduzione tedesca della Bibbia. Nel 1525 sposò Catharina von Bora, da cui ebbe sei figli. La rapida diffusione del suo messaggio, lo portò, negli anni successivi, ad impegnarsi nella difesa della sua dottrina dalle interpretazioni più radicali ed estremistiche della riforma religiosa, sfociate, sul piano sociale, nella cosiddetta Guerra dei contadini. Per fronteggiare questa, Lutero non esitó, purtroppo. a chiedere ai principi tedeschi di schiacciare la ribellione nel sangue e restaurare l’ordine violato. Anche in relazione alla questione ebraica, c’è da registrare una grave macchia nella produzione del riformatore. Se, infatti, nei suoi primi scritti egli apparve sostanzialmente benevolo nei confronti degli ebrei (con la speranza, però, della loro conversione), negli ultimi scritti si mostrò sempre più aggressivo, con punte di volgarità e con aperta istigazione alla violenza e alle persecuzioni. Lutero morì nella sua città natale, il 18 febbraio 1546. Poco dopo la sua morte, fu ritrovato un appunto, da lui scritto pochi giorni prima di morire. Riassumeva in una frase quello che è considerato il suo testamento spirituale: “Wir sind Bettler. Das ist wahr”, ovvero: “Siamo mendicanti. Questo è vero”. Se la rottura dell’unità ecclesiale fu l’altissimo prezzo pagato dall’azione di riforma da lui avviata, bisogna tuttavia riconoscere che essa provocò anche nella Chiesa cattolica un salutare sussulto, in vista di una testimonianza più coerente e di un annuncio più credibile dell’Evangelo.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera di Giacomo, cap. 1,12-18; Salmo 94; Vangelo di Marco, cap. 8,14-21.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa nera.

É tutto, per stasera. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura una citazione di Martin Lutero, tratta dal suo “Libertà del cristiano. Lettera a Leone X” (Claudiana). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’anima non ha nessun’altra cosa, né in cielo né in terra, per cui viva e sia pia, libera e cristiana, se non il santo Vangelo, la Parola di Dio, predicata da Cristo, come egli stesso dice, Giov. 11: “Io sono la vita e la risurrezione, colui che crede in me vive in eterno”; e ancora, c. 14: “Io sono la via, la verità e la vita”; e Matteo 4: “L’uomo non vive soltanto del pane, ma di tutte le parole che escono dalla bocca di Dio”. Perciò dobbiamo essere certi che l’anima può fare a meno di ogni cosa, fuorché della Parola di Dio, e senza la Parola di Dio nessuna cosa le giova. Ma quando ha la Parola di Dio non ha bisogno di alcuna altra cosa; anzi ha nella Parola a sufficienza cibo, allegrezza, pace, luce, ingegno, giustizia, verità, sapienza, libertà, e ogni bene a esuberanza. Perciò leggiamo nel Salterio, particolarmente nel Salmo 119, che il profeta non brama nulla più della Parola di Dio. E nella Scrittura si considera come la più grave piaga e ira di Dio che Egli ritiri la sua parola d’in fra gli uomini; e per contro, come la più grande grazia, che Egli mandi la sua parola, come è scritto nel Salmo 107: “Egli ha mandato la sua parola e con essa li ha aiutati”. E Cristo non è venuto a compiere altro ufficio che di predicare la Parola di Dio. Così pure tutti gli apostoli, vescovi, preti, e tutto il clero sono stati chiamati e istituiti soltanto per il ministero della Parola, sebbene ora, purtroppo, le cose vadano diversamente. (Martin Lutero, Libertà del cristiano. Lettera a Leone X).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Febbraio 2020ultima modifica: 2020-02-18T22:41:30+01:00da fraternidade
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