Giorno per giorno – 28 Dicembre 2019

Carissimi,
“Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto” (Mt 2, 13-14). Una volta c’erano i sogni e gli angeli (o i demoni), oggi, per quanto tempo ancora non sappiamo, la carta stampata, o, comunque, i notiziari, internet e le reti sociali, a informare di ciò che succede nel mondo o che potrebbe accadere, diffondendo buone o terribili notizie, verità e menzogne, fomentando odi, intolleranze, violenze, o alimentando desideri e pratiche di pace, fraternità e giustizia. Il pericolo, oggi come allora è che non si prenda sul serio la minaccia che grava sulla vita del Bambino (che è la vita di ogni bambino, cioè di ogni figlio di Dio), e ci si limiti, come non fece invece Giuseppe, ad un’alzata di spalle, quasi si trattasse di qualcosa di improbabile, o di inevitabile, o che, in ogni caso, non ci riguardasse in prima persona. Ripetendo la scusa di Caino: Sono forse io il custode di mio fratello? E sì che lo sei, lo siamo noi tutti, al posto di Dio. Chiamati a proteggerne la vita, a non lasciarlo morire, quale ne sia il colore della pelle, la fede, il passaporto. A ritagliargli uno spazio in cui le forze del male non possano raggiungerlo. Tutti noi possiamo essere, nel poco o nel molto, il Giuseppe del racconto. Che è l’unico modo di non rendere inutile il Natale.

Oggi, Quarto Giorno dell’Ottava di Natale, si fa memoria del Martirio dei Santi Innocenti, figura delle vittime, di ogni tempo e luogo. Ricordiamo anche Egide Van Broeckhoven, gesuita, prete operaio.

La festa si basa sul racconto del Vangelo di Matteo, secondo cui il re Erode, per essere certo che morisse il bambino Gesù, ordinò che fossero uccisi tutti i bambini dai due anni in giù. L’origine della festa è molto antica. Ne fa menzione il calendario cartaginese nel IV secolo e, cent’anni più tardi, il Sacramentario Leoniano, a Roma. La liturgia tolosana la canta così: “Fratelli, in questo giorno la Chiesa piange con Rachele, davanti alla crudeltà degli uomini e al massacro ingiusto degli Innocenti. Ma Dio li ha presi tra le sue braccia; come una madre consola i suoi figli, li appoggia alla sua guancia, li accarezza sulle sue ginocchia, si china su di essi per insegnar loro a camminare. Anche se una madre arrivasse a dimenticare i suoi figli, Dio non li scorderà mai. Senza neppure saperlo, essi hanno dato la loro vita per Cristo, senza parlare, hanno proclamato il suo amore, e Dio ha fatto scendere su di loro la sua pace come un fiume, li ha disegnati sul palmo delle sue mani. Per sempre sono accanto all’Agnello e lo seguono ovunque vada e cantano senza fine: amen, alleluia”.

La mattina del 28 dicembre 1967, nella fabbrica metallurgica di Anderlecht, nei pressi di Bruxelles, moriva un giovane operaio, vittima di un incidente di lavoro. Era Egide Van Broeckhoven, di 34 anni. Lavoratore coscienzioso e eccellente compagno, era amato e stimato da tutti, colleghi e dirigenti. Non tutti, però, sapevano che Egide era sacerdote gesuita che, per opzione, aveva deciso di essere segno della presenza di Dio nell’ambiente operaio, asssieme ai più poveri. È dal suo diario che si sarebbe venuti a conoscenza della grandezza e profondità della sua vocazione e spiritualità. Nato ad Anversa il 22 dicembre 1933, rimase orfano di madre pochi giorni dopo il parto. A 17 anni entrò nella Compagnia di Gesù e fu ordinato sacerdote nel 1964. Decise di essere “prete operaio” in un ambiente proletario molto scristianizzato. Sentiva forte l’attrazione per la vita contemplativa, ma dopo una lunga riflessione, percepì l’urgenza di testimoniare Cristo nella società, conciliando l’intimità con Dio e la vicinanza ai fratelli. Per lui, principio e fine dell’apostolato era l’Amore: “Non dobbiamo, come prima cosa, proclamare la storia della salvezza, ma anzitutto, essere noi stessi un capitolo di questa storia”. Si trattava così, per lui, di predicare attraverso l’esempio più che pretendere di convincere con le parole. “Diventare messaggero dell’amore di Dio”. Il suo progetto di vita doveva così consistere nel vivere l’amicizia del Dio trinitario con gli uomini suoi fratelli: “amare Dio per gli uomini, amare gli uomini per Dio, amarsi gli uni gli altri”. Delicato, umile e rispettoso con tutti, totalmente consacrato a Dio, scrisse nel suo diario: “Il celibato è un’immersione nell’amore, non un rifiuto di amare: è tuffarsi nella sua sorgente”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap. 1,5-2,2; Salmo 124; Vangelo di Matteo, cap. 2,13-18.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano del teologo olandese Edward Schillebeeckx, tratto dal suo libro “Narrare il Vangelo” (Queriniana). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Quando la notizia di Gesù divenne nota, secondo la presentazione del vangelo di Matteo, avvenne qualcosa di straordinario: “Erode e con lui tutta Gerusalemme si spaventò” (Mt 2, 3). Il re si spaventa; la parola ‘paura’ usata nel Nuovo Testamento ha molte sfumature: si mise in agitazione, orrore e sgomento si impossessarono di lui; era confuso e intimorito, completamente fuori di sé, totalmente sconvolto. “E con lui tutta Gerusalemme”: questo si riferisce chiaramente a tutti coloro che, sotto il vigile occhio dei Romani, esercitavano un’autorità in Gerusalemme: sommi sacerdoti e dottori della Legge (Mt 2, 4). La nascita di Gesù, il primo Natale, viene qui evidentemente e francamente descritta come una minaccia per l’establishment, per il governo, per tutti coloro che esercitano un’autorità sugli uomini, per lo meno in contrasto con l’autorità di Dio , ossia un dominio che non porta gli uomini alla libertà. “L’apparizione della bontà e della filantropia di Dio” (Tt 3, 4). Il Natale diventa così l’inizio di un evento da cui ci si aspetta un ribaltamento della nostra storia e la distruzione di rapporti consolidati e dannosi per gli uomini. Sembra proprio che tutto ciò che era umanamente fornito di potenza senta molto chiaramente la minaccia che viene da Gesù. Tale Gesù svela l’uomo a se stesso e smaschera la sua coscienza, che proprio per questo si mette sulla difensiva o arriva alla conversione. (Edward Schillebeeckx, Narrare il Vangelo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Dicembre 2019ultima modifica: 2019-12-28T22:19:47+01:00da fraternidade
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