Giorno per giorno – 27 Dicembre 2019

Carissimi,
“Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette” (Gv 20, 6-8). I due, all’entrare nel sepolcro, videro le stesse cose, le bende per terra e il sudario a parte, ma di uno solo si dice che vide e credette, l’altro si limitò a constatare. Credere a cosa esattamente, non è specificato, ma, plausibilmente, alla risurrezione, senza però comprendere ancora, come è detto nel versetto che segue, il nesso che essa aveva con la Scrittura (cf v.10). Sulla testimonianza della tomba vuota e su quella di quanti affermano di aver incontrato il Crocifisso risorto, si basa la nostra fede e, se ne siamo resi capaci dalla sua grazia, la nostra testimonianza. Fede che accetta di giocare la vita su ciò che non si è visto né toccato con mano, ma che ci è stato raccontato essere stato visto e toccato da altri, come epilogo di una storia d’amore, che era cominciata con la fragile prova di un bambino in fasce, additato dagli angeli a dei semplici pastori come salvatore. Fede che fa salva la nostra libertà, sottratta ad ogni costrizione dovuta all’oggettiva materialità di un fatto, o alla incontrovertibilità di una dimostrazione e, in ogni caso, alla subordinazione alla logica del Sistema-mondo.

La chiesa celebra la memoria di Giovanni, apostolo ed evangelista. Assieme, noi ricordiamo le figure di quattro Padri Bianchi: Charles Deckers, Alain Dieulangard, Jean Chevillard, Christian Chessel, martiri in Algeria.

Giovanni era figlio di Zebedeo e di Salome, fratello di Giacomo, con cui doveva formare una coppia mica male se erano chiamati i “figli del tuono”. Discepolo, forse giovanissimo, di un altro Giovanni, il precursore, l’aveva lasciato per seguire colui che il Battista aveva additato come “l’agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo”. Non immune da qualche intemperanza (cf Lc 9,54) e da qualche ambizione di troppo (cf Mc 10,37), seppe però vivere nell’intimità del Maestro, apprendendo a decifrarne la Verità più profonda e condividendo con Maria gli ultimi istanti di vita di Gesù, ai piedi della croce. Una tradizione molto antica vuole che sia vissuto a lungo, fino alla fine del I secolo, a Efeso, contribuendo con la sua testimonianza e il suo insegnamento alla redazione del Quarto Vangelo e degli altri scritti neotestamentari che portano il suo nome. C’è chi vede nella figura del discepolo amato la sovrapposizione di due personaggi: il figlio di Zebedeo e un altro Giovanni, più giovane, forse appartenente ad una famiglia dell’aristocrazia sacerdotale di Gerusalemme, che avrebbe conosciuto Gesù e che sarebbe entrato a far parte della cerchia del primo, facendone sua la memoria e approfondendone la riflessione. È a costui che si dovrebbe forse la stesura dell’Apocalisse.

Charles Deckers era nato ad Anvers (Belgio), nel 1924, in una famiglia di nove figli. Arrivato in Algeria nel 1955, durante la guerra d’Indipendenza, nel 1956 aveva creato a Tizi-Ouzou “Lemâaouna” (Aiuto reciproco), un’associazione con lo scopo di visitare i prigionieri musulmani, insegnare il berbero e l’arabo, dare una mano ai poveri. Chi l’ha conosciuto ripete di lui : “Era un santo!”. Alain Dieulangrand, originario di St. Brieuc in Bretagna (Francia), dov’era nato nel 1919, era giunto in Algeria nel 1952. Avrebbe passato 44 anni della sua vita in Kabilia. Lo chiamavano “nonno”. Anche i musulmani ricorrevano a lui per confidargli i loro tormenti. Jean Chevillard, nato ad Angers (Francia) nel 1925, in una famiglia di 15 figli era stato ordinato prete nel 1950. In Algeria aveva creato numerosi centri di formazione professionale. Il giorno della sua morte aveva confidato ad alcuni amici: “So che morirò assassinato”. Christian Chessel, il più giovane del gruppo, era nato a Digne (Francia), nelle Alpi, nel 1958. Ingegnere del genio civile, fu mandato a Tizi-Ouzou nel 1993 e, l’anno successivo, fu nominato responsabile della comunità. Sognava di creare una grande biblioteca per i giovani della zona, ma non gliene hanno dato il tempo. La mattina del 27 dicembre 1994, una banda armata irruppe nella casa dei Padri Bianchi a Tizi Ouzou, a circa 60 chilometri da Algeri. Tre o forse quattro individui, arrivati a bordo di un furgone, si introdussero nel cortile, con l’obiettivo evidente di sequestrare i religiosi. Ostentando un documento della polizia, intimarono ai padri di seguirli “per discutere un problema”. Ammalato e con difficoltà a camminare, il P. Chevillard fu trascinato fuori a forza e ucciso freddamente. Subito dopo fu la volta degli altri tre sacerdoti. I tre padri che abitavano a Tizi Ouzou e il P. Deckers, arrivato il giorno prima da Algeri, avevano scelto di restare in Algeria, malgrado il pericolo a cui erano esposti. Molto attivi nell’aiuto sociale ai bisognosi, la loro vita quotidiana era divisa tra l’impegno di sostenere moralmente e materialmente la gente e la preghiera. Centinaia di persone, per lo più di fede islamica, seguirono il giorno dopo i funerali dei quattro imrabden irumyen, i santoni francesi. Come li chiamava la loro gente.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della memoria del Discepolo amato e sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap. 1,1-4; Salmo 97; Vangelo di Giovanni, cap. 20,2-8.

La preghiera del venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

È tutto, anche per stasera. Noi ci si congeda qui, proponendovi una citazione di Dietrich Bonhoeffer, tratta da una sua predica di Natale, che troviamo nel libro che ne raccoglie una serie di scritti sotto il titolo “Memoria e fedeltà” (Qiqajon). E che è, così per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“Dio potente”: così si chiama questo bambino. Il bambino nella mangiatoia non è nient’altri che Dio stesso. Nulla di piú grande può essere detto. Dio si é fatto bambino. Nel figlio di Maria abita il Dio onnipotente. Fermati un istante! Non parlare, non pensare più! Sosta dinanzi a questa parola! Dio è divenuto un bambino! Ecco, è povero come noi, misero e indifeso come noi, uomo di carne e sangue come noi, nostro fratello. E tuttavia è Dio, è forza. Dov’è dunque la divinità, dov’è la forza di questo bambino? Nell’amore divino grazie al quale si è fatto uguale a noi. La sua miseria nella mangiatoia, quella è la sua forza. Nella forza dell’amore egli colma l’abisso tra Dio e l’umanità, vince il peccato e la morte, perdonando il peccato e risvegliando dalla morte. Mettiti dunque in ginocchio dinanzi a questa misera mangiatoia, dinanzi a questo figlio di povera gente, e ripeti le balbettanti parole del profeta: “Dio potente”! Ed egli sarà il tuo Dio e la tua forza potente. (Dietrich Bonhoeffer, Memoria e fedeltà).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Dicembre 2019ultima modifica: 2019-12-27T22:18:23+01:00da fraternidade
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