Giorno per giorno – 17 Ottobre 2019

Carissimi,
“Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario” (Lc 11, 49-51). Stamattina, nella cappella del monastero, ci dicevamo che Dio manda profeti e apostoli ad ogni generazione, chiamando a conversione. Che non è la conversione a una qualche religione, ma la conversione alla logica del Regno, ove tutti hanno vita e vita in abbondanza. E, pertanto, profeti e apostoli non sono, solo o anzitutto, quanti, consapevoli della rivelazione portata da Gesù, la propongono come progetto da accogliere liberamente all’umanità nella sua formulazione religiosa (anche se, sperabilmente, non nella forma della colonizzazione culturale, come a volte è accaduto e accade), ma tutti coloro che con la loro stessa presenza, fatta di sofferenza, oppressione, esclusione, piccolezza, impotenza, insignificanza, ripetono la presenza salvifica (perché capace di convertire) del Crocifisso nella storia. Coloro per i quali vale ancora oggi ciò che il profeta Isaia diceva del Servo sofferente: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità” (Is 53, 3. 5). Noi non vorremo essere, vero?, di quelli che erigono chiese e altari, o si spendono in novene, in onore dei martiri di altri tempi, e tacciono, o addirittura ne diventano complici, di fronte alla morte per fame, malattia, miseria, annegamento o cos’altro, cui un Sistema iniquo condanna moltitudini di persone. Ce ne sarà chiesto conto: tu cosa hai fatto, detto, pensato?

Oggi la chiesa fa memoria di Ignazio d’Antiochia, pastore, padre della Chiesa e martire, e di Madre Antonia Brenner, “angelo del carcere di Tijuana”.

Forse di famiglia pagana e convertito piuttosto tardi al cristianesimo, Ignazio conobbe personalmente gli apostoli Pietro e Paolo. Tra il 70 e il 107 d.C., fu vescovo di Antiochia, succedendo a Pietro e ad Evodio. Di quest’ultimo, parlando agli antiocheni, avrebbe detto: “Ricordatevi del beato Evodio, vostro pastore, il quale per primo vi ha governato, dopo gli apostoli. Mostriamoci degni figli di un tale padre”. Mentre era Vescovo ad Antiochia, l’imperatore Traiano diede inizio alla sua persecuzione. Arrestato e condannato, Ignazio fu condotto in catene da Antiochia a Roma, con un viaggio lunghissimo e assai penoso, durante il quale scrisse sette lettere, dirette a varie chiese, che costituiscono documenti preziosi sulla Chiesa primitiva e sui suoi fondamenti teologici. Scrivendo ai Romani, che temeva potessero intervenire in suo favore per evitargli il martirio scrisse: “Lasciatemi essere il nutrimento delle belve, dalle quali mi sarà dato di godere Dio. lo sono frumento di Dio”. E, giunto a Roma, intorno all’anno 107, il vescovo di Antiochia fu davvero triturato dalle belve del circo, dando testimonianza a Cristo che aveva appassionatamente amato.

Madre Antonia era nata Mary Clarke, a Los Angeles, il 1º Dicembre 1926, nella famiglia cattolico-irlandese di Kathleen Mary Clarke e di Joseph Clarke, facoltoso uomo d’affari. Benché cresciuta nell’ambiente esclusivo di Beverly Hills (California), fin da giovanissima fu educata a prendersi a cuore coloro che vivevano in situazioni di bisogno e a coinvolgersi in programi di aiuto come l’invio di medicinali in zone povere dell’Africa, India, Corea, Filippine, Sudamerica, o fornire assistenza alle organizzazioni sindacali dei contadini. Sposata e divorziata due volte (Brenner è il cognome del secondo marito), ebbe sette figli. Secondo quanto ella stessa raccontò in seguito, nel 1969, sognò di essere prigioniera al Calvario, prossima a subire la sua condanna a morte, quando Gesù le apparve e si offrì di prenderne il posto. Lei lo toccò sulla guancia, e gli disse che non lo avrebbe mai lasciato, qualunque cosa le potesse accadere. L’anno successivo, maturò la decisione di dedicare la sua vita alla Chiesa, in parte a causa di quel sogno. A cinquant’anni scelse di servire Cristo nei carcerati, trasferendosi armi (spirituali) e bagagli nel penitenziario di La Mesa a Tijuana (Messico), dove occuperà una stanzetta, quasi prigioniera tra i prigionieri, finché la salute glielo permetterà, dispensando aiuti materiali e assistenza spirituale ai detenuti, ma anche alle guardie. Nel 1997, incoraggiata dal suo vescovo, iniziò il processo per la formazione di una comunità che condividesse la sua missione, che si concluse con il riconoscimento nel 2003, delle “Serve dell’undicesima ora”. Madre Antonia è scomparsa il 17 ottobre 2013, all’età di 86 anni.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.3, 21-30; Salmo 130; Vangelo di Luca, cap.11, 47-54.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali dei popoli indigeni.

“Dove gli uomini e le donne sono condannati a vivere in estrema povertà, i diritti umani sono violati. Unirsi per assicurare che questi diritti siano rispettati è nostro solenne dovere”. Sono le parole che Padre Joseph Wresinski volle incise nella pietra, al termine di una manifestazione che, convocata il 17 ottobre 1987, aveva riunito 100.000 persone a Parigi, nella Place du Trocadéro, dove il 10 Dicembre 1948 era stata solennemente firmata la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”. L’idea di fondo della manifestazione sarebbe stata ripresa in seguito dall’Onu che volle fare del 17 Ottobre la “Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà”. La finalità della celebrazione di questa giornata è quella di promuovere la consapevolezza della necessità di sradicare la povertà e la miseria in tutti i paesi del mondo, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Una necessità che è diventata il primo degli Obiettivi del Millennio, da raggiungere entro il 2015. Che noi abbiamo desolatamente già alla spalle.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, cedendo la parola a Padre Joseph Wresinski, con una citazione tratta dalla sua comunicazione scritta presentata sotto il titolo “I più poveri, motori dei diritti dell’uomo” agli Incontri organizzati dal Presidente della Repubblica e dal governo francese, il 30-31 maggio 1985, a Parigi. La troviamo nel sito a lui dedicato ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I Diritti dell’uomo formano un tutto i cui elementi sono legati in modo indissolubile: se un solo diritto è negato, tutti gli altri sono compromessi; per questa stessa ragione, la grande povertà, la miseria, la fame rappresentano le violazioni più riprovevoli di tutte; e, infine, così, i Diritti dell’uomo non sono affare solo degli Stati individuali, ma affare della comunità internazionale; della comunità degli Stati ma anche di quella degli uomini e dei popoli. I cittadini olandesi o francesi sarebbero considerati corresponsabili della realizzazione dei Diritti dell’uomo in Burkina Faso o in Belize. E questa corresponsabilità non si tradurrebbe in discorsi in favore delle libertà politiche, ma nella condivisione concreta dei propri beni materiali, della propria istruzione o della propria salute. Condivisione che i cittadini dei paesi ricchi dovrebbero allora pensare a mettere in pratica più intensamente fra di loro. Poiché nei paesi industriali, l’analfabetismo dei bambini nei quartieri più poveri, il rifiuto del diritto di allevare i propri figli alle famiglie più devastate dalla disoccupazione cronica, dalle espulsioni e dal rifiuto di accordare un tetto decente a delle famiglie senza garanzia di risorse, dovrebbero essere infine riconosciuti come altrettanti dinieghi dei Diritti dell’uomo. Proprio come sono dinieghi l’assenza di formazione professionale dei lavoratori più poveri e la dipendenza infamante che quasi tutti i nostri sistemi di aiuto sociale o di assistenza pubblica per le famiglie più totalmente sprovviste, provocano. (Padre Joseph Wresinski, I più poveri, motori dei diritti dell’uomo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Ottobre 2019ultima modifica: 2019-10-17T22:25:15+02:00da fraternidade
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