Giorno per giorno – 28 Settembre 2019

Carissimi,
“Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini” (Lc 9, 43-44). Non contento di quel che ci aveva detto nel vangelo di ieri (cf Lc 9, 22), preoccupato forse che noi lo si sia già troppo facilmente dimenticato, Gesù lo ripete ancora oggi, e lo farà di nuovo, affinché noi ci si ricordi il mistero che è al centro della nostra fede, il suo libero consegnarsi nelle mani degli uomini

Il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di un martire dei nostri tempi, il Pastore Mohammad Bagher Yusefi, delle Assemblee di Dio dell’Iran, e di Giovanni Paolo I, papa umile.

Nato nel 1962 in una famiglia musulmana, Mohammad Yusefi era diventato cristiano ancora giovane, impegnandosi da subito, in una realtà oggettivamente difficile e ostile, ad annunciare e testimoniare la Buona Notizia di Gesù. Quando divenne pastore della sua Chiesa, colpì tutti per la sua mitezza e umiltà e la gente prese a chiamarlo Ravanbakhsh, che in persiano significa “colui che dà animo”. La mattina del 28 settembre 1996, uscì di casa alle sei, per recarsi alla preghiera. Non vi fece più ritorno. Lo ritrovarono morto in una foresta nei pressi della sua città, Sari, capitale della provincia iraniana di Mazandaran. Mohammad Yusefi, oltre ai suoi due figli, Ramsina (9 anni) e Stephen (7 anni), aveva cresciuto due figli del Rev. Mehdi Dibaj, un altro pastore cristiano, imprigionato per nove anni e ucciso, poco dopo la scarcerazione, in circostanze analoghe, per essersi rifiutato di rinnegare la fede cristiana. La moglie di Mohammad, Akhtar, anch’essa di origine musulmana, era divenuta cristiana ai tempi del Rev. Hossein Soodmand, martirizzato nel 1990. Si tratta, dunque, di una piccola chiesa martire, che speriamo sappia produrre frutti di perdono, speranza e riconciliazione per tutti.

Albino Luciani era nato il 17 ottobre 1912, a Forno di Canale (oggi, Canale d’Agordo), in provincia di Belluno, da Giovanni Luciani e Bortola Tancon. Entrato in seminario nel 1923, fu ordinato prete nel 1935. Il 15 dicembre 1958, Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Vittorio Veneto, consacrandolo il 27 dicembre dello stesso anno. Prese parte a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II. Eletto patriarca di Venezia, vi fece il suo ingresso l’8 febbraio 1970. il 26 agosto 1978, nel secondo giorno del conclave che seguì alla morte di Paolo VI, fu eletto papa, con voto quasi unanime, e scelse il nome di Giovanni Paolo I. Morì il 28 settembre 1978, dopo soli trentatre giorni di pontificato. Un periodo breve, brevissimo, ma sufficiente per sorprendere quanti, dal personaggio che conoscevano, non s’aspettavano probabilmente grosse innovazioni. Tra i temi che intendeva porre all’ordine del giorno del suo ministero c’erano quelli della ripresa coraggiosa del cammino ecumenico, della valorizzazione della collegialità dei vescovi, della presenza della donna nella società civile e nella vita ecclesiale, della denuncia decisa dello scandalo della povertà nel mondo, della riforma della curia romana. Ebbe solo il tempo di offrirci uno stile un po’ diverso di essere papa, semplice, accogliente, umile. Per non far torto al motto che aveva scelto: “Humilitas”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Zaccaria, cap.2, 5-9. 14-15a; Ger 31, 10-13; Vangelo di Luca, cap.9, 43b-45.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Noi si è saputo da poco della scomparsa, avvenuta oggi, all’età di 102 anni, a Santiago del Cile, del gesuita José Aldunate Lyon, teologo, professore di morale, preteoperaio e coraggioso difensore dei diritti umani, durante la dittatura di Pinochet. Scegliamo, cosí di congedarci, offrendovi in lettura il brano di un suo articolo, apparso con il titolo “La opción preferencial por los pobres” nella Revista Reflexión y Liberación – Chile – del marzo 2015. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
A Medellín, i vescovi latinoamericani si sono riuniti dopo il Concilio Vaticano II e hanno tradotto il messaggio fondamentale del Concilio per l’ America Latina. Lo hanno espresso nello slogan “opzione per i poveri”. Dieci anni dopo, la Conferenza di Puebla ha riaffermato, precisandola, “l’opzione preferenziale per i poveri”. Sono trascorsi 30 anni e nel continente è cresciuta la distanza tra ricchi e poveri. Che cosa è successo? Come spiegare l’inefficacia di questa parola d’ordine? Avanzo qualche spiegazione: in primo luogo, le conferenze di Medellín e Puebla hanno riunito i vescovi. I vescovi non sono “la chiesa”, i laici sono parte integrante e principale della chiesa. Era importante che fossero coinvolti nella questione economica. In secondo luogo, i vescovi si muovono generalmente sul piano dottrinale. Nel caso della povertà, era importante che si scendesse al livello della realtà pratica e al livello della politica. Non quello che si dice, ma quello che si fa… Siamo caduti sotto la critica di Marx a Feuerbach: “fino ad oggi i filosofi (teologi) sono stati impegnati a spiegare il mondo, varrebbe la pena che lo trasformassero”. Ci è mancata la prassi. […] Vediamo la portata che dovrebbe avere questa opzione per i poveri per essere coerente, prasseologica, e tradursi in fatti, anche politici. Il proprietario o l’imprenditore cattolico può sentirsi confortato dal riconoscimento della legittimità dei suoi diritti di proprietario e padrone di una fortuna. La chiesa ammette il diritto alla proprietà come legittimo, ma avanza un’ipoteca, deve servire al bene comune, il bene di tutti, in particolare dei poveri. Qui sta l’opzione preferenziale per i poveri. Questa ipoteca è stata troppo spesso interpretata come un dovere di carità concepito come facoltativo. Questa falsa interpretazione è stata fin troppo reale nel nostro Cile. Abbiamo visto molta carità nel nostro paese, ma ciò non ha impedito il perdurare della povertà e, d’altra parte, l’aumento delle fortune multimilionarie. […] La saggezza ci insegnerà a combinare l’iniziativa del liberalismo con la struttura equa del socialismo. In breve, il Concilio Vaticano II ci dice che il nostro compito è quello di affrontare la povertà del mondo. La Teologia della liberazione americana ci dice che la nostra opzione preferenziale deve essere il povero. Tutte queste affermazioni resteranno musica celeste, se non ci confrontiamo con la “prassi”, se non ci disponiamo a tradurle in realtà. (P. José Aldunate, S.J., La opción preferencial por los pobres).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Settembre 2019ultima modifica: 2019-09-28T22:10:03+02:00da fraternidade
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