Giorno per giorno – 21 Giugno 2019

Carissimi,
“Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 19-21). No, anche volendo, o solo sognandolo, magari con una vincita alla lotteria, noi e la nostra gente non si avrebbe proprio modo di accumulare tesori, soprattutto in questi tempi di continui rincari dei prezzi, di salari fermi, di crescente disoccupazione. Stamattina, aggiungevamo ridendo che neppure di sognare ci è dato, dato che condizione minima per sognare una vincita sarebbe quella di comprare il biglietto. Gesù, ciò che chiede a noi in alternativa, è di “accumulare tesori in cielo”, dove “cielo” non è il paradiso, come abbiamo scoperto proprio all’inizio del Sermone del monte, dove, nella prima e fondamentale beatitudine, Gesù afferma che, dei poveri, è il “regno dei cieli” (dove “cieli” è usato come sinonimo dell’impronunciabile nome di Dio). Accumulare tesori è dunque investire la propria vita (porre il proprio cuore) nell’esistenza dei poveri, di cui Dio è Dio, condividendone le sofferenze, i sogni, le lotte, le organizzazioni, le vittorie. Nessun ladro potrà mai derubarci di tale ricchezza.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Luigi Gonzaga, gesuita al servizio degli ultimi, e di Sergio Ortiz, seminarista e martire per amore dei suoi fratelli, in Guatemala.

Luigi Gonzaga era nato a Castiglione delle Stiviere il 9 marzo 1568 dalla contessa Marta Tana di Santena e dal marchese Ferrante Gonzaga. Il padre tentò inutilmente di farne un soldato e di avviarlo alla vita di corte, prima a Castiglione, poi a Firenze, Mantova e, infine in Spagna. Il ragazzo aveva idee sufficientemente chiare e altri progetti per la testa. Sicché maturò presto la sua scelta. Dopo aver rinunciato ai diritti di primogenitura a favore del fratello Rodolfo, nel 1587, sfidando l’ira del padre, lasciò ogni cosa per entrare nella Compagnia di Gesù. Nei pochi anni che gli restarono da vivere, durante il noviziato, prima, e poi, e al Collegio Romano, prese sempre più coscienza della chiamata di Cristo al servizio dei più diseredati. Quando nel 1591 scoppiò un’epidemia di peste, non esitò a dedicare tutto il tempo disponibile ad alleviare le sofferenze dei poveri malati. In breve, tuttavia, la sua esile fibra cedette e Luigi Gonzaga morì appena ventitreenne il 21 giugno 1591.

Di Sergio Ortiz, le scarne notizie che abbiamo ce le fornisce il Martirologio latinoamericano. Seminarista, fu sequestrato nei pressi dell’Università Nazionale di San Carlos, a Città del Guatemala. Il cadavere fu ritrovato due giorni dopo, il 21 giugno 1984, con evidenti segni di tortura e un colpo di grazia alla tempia destra. L’omicidio di Sergio fu subito considerato un gesto repressivo ufficiale contro la Chiesa cattolica, davanti all’atteggiamento di denuncia da essa assunto nei confronti della situazione economica, politica e sociale del Guatemala. Come denuncerà il 14 luglio 1984, mons. Próspero Penados del Barrio, arcivescovo del Guatemala: “Vi sono gruppi di potere interessati al fatto che i poveri non si sollevino per esigere i loro diritti… Il fatto che qualche sacerdote si metta a servizio della promozione del contadino, che si proponga di coscientizzarlo, di additargli la sua condizione umana e la sua dignità, può essere male interpretato da chi non vuole che il guatemalteco si svegli ed esiga i suoi diritti come persona… La predicazione della Chiesa non è un messaggio astratto a esseri astratti, ma a esseri molto concreti, che affrontano problemi di emarginazione, disoccupazione e violenza”. Sergio rappresenta questa Chiesa concreta che ridesta il fratello oppresso e si pone decisamente dalla sua parte.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2ª Lettera ai Corinzi, cap.11, 18.21b-30; Salmo 34; Vangelo di Matteo, cap.6, 19-23.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto, dalla memoria del martirio di Sergio Ortiz, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura un brano del teologo della liberazione, nonché martire, Ignacio Ellacuría, tratto dal suo libro “Conversione della Chiesa al Regno di Dio” (Queriniana), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’opzione preferenziale per i poveri, nel caso in cui questi poveri sono in forma palese le masse oppresse, porta necessariamente a lottare per i loro fondamentali diritti. Puebla affermava: “I poveri, incoraggiati anche dalla Chiesa, hanno iniziato ad organizzarsi per un’esperienza integrale della loro fede e, conseguentemente, per reclamare i propri diritti” (n. 1137), riconoscendo così un’organizzazione dei poveri, incoraggiata ‘anche’ dalla Chiesa e, soprattutto, ponendo in stretta relazione il vissuto integrale della fede e la rivendicazione attiva dei propri diritti; i poveri si organizzano per vivere integralmente la propria fede e pertanto per rivendicare i loro diritti. Non è il momento per discutere le forme essenziali nelle quali la lotta per la giustizia risulta implicata nell’annuncio della fede, ma piuttosto di mostrare come l’incarnazione storica del popolo di Dio nelle lotte per la giustizia e la liberazione siano una caratteristica del vero popolo di Dio, laddove regni la ingiustizia e l’oppressione. Come si diventa Chiesa dei poveri, come si formula un’opzione preferenziale per i poveri se li si abbandona al loro stato o se non si contribuisce alla loro lotta per la giustizia e la liberazione, quando questa è già stata intrapresa? Non farlo equivarrebbe a provare coi fatti la falsità delle parole e l’ambiguità dell’opzione. (Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Giugno 2019ultima modifica: 2019-06-21T22:56:12+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo