Giorno per giorno – 22 Giugno 2019

Carissimi,
“Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6, 24). E invece, c’è chi ci riesce, a coniugare Dio e ricchezza. Ci hanno costruito su addirittura una teologia, in qualche modo oscena, che nulla ha di evangelico e tutto di blasfemo, dato che che fomenta e dichiara santo l’egoismo. Monetario e spirituale. Noi si ha sotto gli occhi un certo numero di esempi di persone che, perdute all’inseguimento di un, il più delle volte, impossibile successo e arricchimento, non esitano, in vista di quello che è stato loro insegnato essere la prova provata della benedizione di Dio, a trascurare e calpestare gli altri, nei loro bisogni e nei loro diritti, in tal modo concretamente negandosi, perciò, all’Altro che le ha chiamate invece al servizio e all’amore solidale. Che il buon Dio ci mantenga sul cammino dell’Evangelo di Gesù di Nazareth.

Le Chiese cattolica e anglicana fanno oggi memoria di Albano, martire in Britannia, durante la persecuzione di Settimio Severo, e di John Fisher, pastore, umanista e martire in Inghilterra, sotto il regno di Enrico VIII.

Le prime comunità cristiane furono impiantate nella Britannia Romana sul finire del II secolo e fu la scoperta della loro esistenza che scatenò la persecuzione da parte dell’imperatore Settimio Severo (192-211) all’inizio del III secolo. Albano, in quel tempo, era ufficiale in forza all’esercito romano e abitava nella città-fortezza di Verolamium che sorgeva nei pressi del fiume Ver. Un giorno un vecchio prete, sfuggendo la persecuzione, bussò alla sua porta chiedendo rifugio. Qualcosa del comportamento dell’uomo spinse Albano ad accettare di nasconderlo. Lo rifocillò e cominciò a chiedergli ragione della sua condizione. Il prete gli parlò a lungo della sua fede nel Signore Gesù e il soldato ne restò talmente affascinato da chiedergli di essere battezzato. Nel frattempo, il governatore, scoperto il rifugio del fuggitivo, ne ordinò l’arresto. Appresa la notizia, Albano convinse il prete a restarsene nascosto e a cedergli le vesti. Si presentò così ai soldati, dicendo: Sono io quello che cercate. Seguirono il processo, la condanna e l’esecuzione. Sul luogo del supplizio fu eretto un monumento, che, qualche decennio più tardi fu visitato da San Germano di Auxerre. Le invasioni di angli e sassoni nel V secolo distrussero l’organizzazione romana e dispersero le comunità cristiane. In seguito alla nuova evangelizzazione della Britannia, nel VI secolo, sul luogo del martirio di Albano fu edificata una chiesa e la città di Verolamium prese il suo nome, Saint Albans.

John Fisher era nato a Beverly, nello Yorkshire, nel 1469, figlio di Robert, ricco mercante, e di sua moglie Agnes. Dopo gli studi brillanti all’Università di Cambridge, era stato ordinato prete nel 1491. Nel 1494 incontrò per la prima volta Lady Margaret Beaufort, madre di Enrico VIII e ne divenne confessore e consigliere. Nominato vescovo di Rochester nel 1504, guidò per trent’anni quella che era la più povera delle diocesi, prodigandosi nel ministero della predicazione, edificando il clero con il suo stile di vita, favorendone inoltre un’adeguata formazione. Amico dell’umanista Erasmo di Rotterdam e di Thomas More, si preoccupò con essi di contrastare il diffondersi delle dottrine luterane, ma, sempre e solo, con la forza della ragione e della persuasione. Nel 1527 scoppiò il conflitto con la corona. Il desiderio del re di vedere dichiarato nullo il matrimonio con Caterina d’Aragona, che non gli aveva dato figli maschi, e di passare a nuove nozze con Anna Bolena, si scontrò con il diniego del papa e quello, tra gli altri, di un uomo del prestigio di Fisher, che Enrico avrebbe voluto dalla sua parte. Nel 1534 il re fece approvare dal Parlamento la Legge di Successione, con cui si dichiarava nullo il matrimonio con Caterina e legittimo quello con la Bolena, i cui figli entravano pertanto nella linea di successione. Fisher e More rifiutarono di sottoscriverlo. Nella primavera di quello stesso anno entrambi vennero incarcerati nella Torre di Londra. Il 20 maggio 1535, papa Paolo III giocò la carta della nomina a cardinale di Fisher, sperando così di salvargli la vita. Ma ottenne solo che il re, infuriato, premesse per la rapida conclusione del processo e la relativa condanna. Vennero approvate nel contempo la Legge di Supremazia e il nuovo Statuto sul Tradimento, che riconosceva come traditori quanti si pronunciassero contro i titoli del re e non lo riconoscessero capo supremo della Chiesa d’Inghilterra. John Fisher non si piegò. Nel processo celebrato il 17 giugno 1535 venne condannato a morte come traditore. Benché anziano e prossimo alla fine per un male incurabile, fu decapitato la mattina del 22 giugno 1535. Il corpo fu lasciato esposto nudo, per l’intera giornata, sul luogo dell’esecuzione, mentre la testa fu messa in mostra sul Ponte di Londra e vi restò fino al 6 luglio, quando fu gettata nel Tamigi, per lasciare posto a quella dell’amico Thomas More.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2ª Lettera ai Corinzi, cap.12, 1-10; Salmo 34; Vangelo di Matteo, cap.6,24-34.

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura un brano di John Fisher, tratta dal suo opuscolo, scritto in prigionia e destinato alla sorella religiosa, che ha per titolo “The Ways to Perfect Religion” (London: Art & Book company; St. Louis: B. Herder), che è possibile trovare in rete. E che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
O mio benedetto Salvatore Signore Gesù, Tu chiedi il mio amore, Tu desideri avere il mio cuore, e per amor mio Tu mi darai di nuovo il tuo amore. O mio dolce Signore, cosa trovi in esso di desiderabile e straordinario? Se il mio povero cuore avesse tanto valore quanto tutti i cuori di uomini e donne di ogni tempo, ed essi fossero riuniti tutti in un solo; e se esso fosse così prezioso e nobile quanto il valore e la nobiltà di tutti gli ordini degli angeli; se contenesse inoltre ogni tesoro fisico e spirituale presente sotto e oltre ogni cielo, sarebbe tuttavia solo un piccolo dono da offrire a un così grande Signore, per avere nuovamente da Lui il Suo più delicato e prezioso amore. A maggior ragione, il mio amore e il mio cuore, cattivo, sventurato e miserabile, come è ora, non è che un dono piccolo e insignificante. Tuttavia, così com’è, dato che a Te piace averlo e la Tua bontà me lo chiede, dicendo: Praebe mihi cor tuum; vale a dire: “Dammi il tuo cuore” – io lo dono liberamente a Te, e umilissimamente imploro la Tua bontà e misericordia di accettarlo, e di ordinarmi così mediante la Tua grazia, affinché io non possa accogliere in esso nessun amore contrario al Tuo piacere, ma che possa invece sempre custodire il fuoco del Tuo amore, tenendo lontano da esso ogni altro amore contrario che possa in qualche modo dispiacerti. (John Fisher, The Ways to Perfect Religion ).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Giugno 2019ultima modifica: 2019-06-22T22:57:46+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo