Giorno per giorno – 18 Agosto 2018

Carissimi,
“Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli. E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì” (Mt 19, 13-15). Testardaggine dei discepoli. Gesù aveva loro insegnato poco prima che i bambini e chi è come loro rappresentano ciò che vi è di più importante nel Regno e che chi accoglie un bambino è come se accogliesse lui stesso (cf Mt 18, 2-5), ed ecco che, quando si tratta di porre la cosa in pratica, i discepoli fanno tutto il contrario. Come in molti altri casi. Potremmo dire che tutto questo rientra nella norma. E Lui ce lo ha fatto sapere in anticipo, perché non cadessimo troppo facilmente preda della frustrazione. Stasera, ci dicevamo che la traduzione proposta dalla liturgia è un po’ troppo sbrigativa. Viene sacrificata, infatti, l’insistenza di Gesù, che dice: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite!”. Non è semplicemente un permettere, c’è anche un severo ammonimento a non frapporsi come ostacolo al loro accesso a Lui. E c’è da chiedersi quanti di loro (e di quanti sono come loro), senza voce, senza diritti, senza autonomia, senza forma alcuna di potere, siano stati e siano di fatto impediti a sperimentare la grazia, il dono, la promessa, la benedizione,che promana da Gesù e dal suo significato, di cui [anche] noi cristiani dovrenno costituire il tramite e il canale. Le relazioni nuove del Regno, della società sognata da Dio, e di chi se ne vuole sacramento, fanno, necessariamente, perno su di loro. Diversamente, è il regno di Babilonia, egoismo, prepotenza e sopraffazione.

Oggi facciamo memoria del gesuita cileno Alberto Hurtado Cruchaga, profeta al servizio degli ultimi.

Alberto nacque in Cile, nella citta di Viña del Mar il 22 gennaio 1901 da Alberto Hurtado Larraín e Ana Cruchaga Tocornal. Rimasto orfano di padre all’età di quattro anni, crebbe, con un fratello minore, affidato alle cure della madre, in una situazione di persistente precarietà economica. L’impegno negli studì gli garantì tuttavia una serie di borse di studio che gli consentirono di arrivare sino all’università. Subito dopo la laurea in Legge, che conseguì nel 1923, studiando e lavorando per sostentare la famiglia, Alberto entrò nella Compagnia di Gesù, proseguendo i suoi studi, prima a Chillán, nel Cile centrale, poi in Argentina, in Spagna e infine a Lovanio, in Belgio, dove nel 1933 venne ordinato sacerdote. Rientrato in Cile nel 1936, trovò il Paese sotto il peso di una drammatica congiuntura politica ed economica, che aveva gettato sul lastrico migliaia di famiglie. Questo lo convinse a scendere sul piano dell’impegno sociale, fondando nel 1944 il Focolare di Cristo, un programma a sostegno dei più poveri, con interventi a livello abitativo, sanitario, scolastico e professionalizzante; e creando nel 1945 l’Azione sindacale ed economica cilena (ASICH). Ammalatosi di un tumore al pancreas, affrontato con serenità e coraggio, padre Hurtado si spense il 18 agosto 1952.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Ezechiele, cap.18, 1-10. 13b.30-32; Salmo 51; Vangelo di Matteo, cap.19, 13-15.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi alla lettura di un brano della conferenza tenuta da P. Alberto Hurtado nella “Concentración Nacional de Dirigentes del Apostolado económico-social” a Cochabamba, Bolivia, nel gennaio 1950. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Soluzioni al problema dell’ingiusta distribuzione dei beni. Il primo principio di soluzione risiede nella nostra fede: dobbiamo credere nella dignità dell’uomo e nella sua elevazione all’ordine soprannaturale. È un fatto triste, ma penso che dobbiamo affermarlo, per quanto doloroso sia: la fede nella dignità dei nostri fratelli, che abbiamo in quanto maggioranza dei cattolici, non è altro che una fredda accettazione intellettuale del principio, che però non si traduce nel nostro comportamento pratico di fronte a coloro che soffrono e molto meno ci provoca dolore nell’anima davanti all’ingiustizia di cui sono vittime. Noi soffriamo davanti al dolore dei nostri familiari, ma soffriamo per caso di fronte al dolore dei minatori trattati come bestie da soma, alla sofferenza di migliaia e migliaia di esseri che, come animali, dormono gettati per strada, in balia dell’inclemenza del tempo? Soffriamo forse davanti alle migliaia di disoccupati che si spostano da un punto all’altro senza altra risorsa di una borsa in spalla in cui portano tutta la loro ricchezza? Ci spezza l’anima, ci fa ammalare la malattia di quei milioni di malnutriti, di tubercolotici, focolai permanenti di infezione, perché non c’è nemmeno un ospedale che li riceva? Non è, al contrario, la comoda parola “esagerazione”, “prudenza”, “pazienza”, “rassegnazione”, la prima che affiora sulle labbra? Finché noi cattolici non prenderemo davvero sul serio il dogma del Corpo mistico di Cristo che ci fa vedere il Salvatore in ciascuno dei nostri fratelli, anche nel più malato, nel minatore istupidito che mastica coca, nel lavoratore che giace ubriaco, abbattuto fisicamente e moralmente dalla sua ignoranza, finché noi non vedremo in loro Cristo, il nostro problema non avrà soluzione. È necessaria la cooperazione intelligente dei tecnici che studino l’insieme socio-economico del momento in cui vive il paese e propongano misure efficaci. È giunto il tempo in cui la nostra azione economico-sociale deve smettere di contentarsi di ripetere le indicazioni generali tratte dalle encicliche pontificie e proporre soluzioni ben studiate suscettibili di immediata applicazione in campo economico e sociale. Sono profondamente convinto che se i cattolici proponessero un piano approfondito che miri al bene comune, esso troverebbe l’appoggio delle buone volontà che esistono in tutti i campi e questo piano si convertirebbe in realtà. (P. Alberto Hurtado, Cuerpo místico de Cristo. Distribución y uso de la riqueza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Agosto 2018ultima modifica: 2018-08-18T22:00:50+02:00da fraternidade
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