Giorno per giorno – 24 Giugno 2018

Carissimi,
“All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: No, si chiamerà Giovanni. Le dissero: Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami così. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: Giovanni è il suo nome” (Lc 1, 59-63). Stamattina, aprendo la sua omelia, padre Geraldo se ne è uscito dicendo che Giovanni è il nostro più vero nome, designa infatti la relazione che Dio ha sempre e comunque con noi. Tutti, nessuno escluso. Significa, infatti, il “Signore è benigno”, cioè, ci vuole bene, ci ama e ci chiama. I nomi che ci affibbiano e i cognomi che portiamo, le parentele, la classe, la patria, la cultura, la religione cui apparteniamo contano niente in confronto. L’unica cosa che conta è che con me, con te, con lui, con lei, con tutti, il “Signore è benigno”. E non da adesso, dal tempo dei tempi. Di più, potremmo dire che ci ha attesi, ciascuno, con impazienza: “dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome” (Is 49, 1). Sapeva già tutto di noi, ciò che avremmo combinato di buono, ma anche di cattivo, e non per questo ha smesso di amarci: “Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno” (Sal 139, 16). E ancora: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre… mi hai fatto come un prodigio” (Sal 139, 13-14). Importante è dunque la valorizzazione di ciò che siamo, per questo vincolo indissolubile che ci lega a Lui. Il nostro compito consisterà poi nello scoprire la missione che ci ha affidato, la nostra vocazione profonda, che c’è e resta sempre, anche se a lungo ci si possa essere persi per altre strade. Anzi, a volte, sarà stato, proprio quel perderci a indicarci il cammino, la maniera nostra peculiare di essere precursori, nel nostro piccolo, del Signore Gesù. E fare così onore al nostro nome: Giovanni.

Questa domenica coincide con la solennità del Natale di Giovanni il Precursore. L’unico santo (assieme alla madre di Gesù), di cui si celebri la natività, oltre che il giorno natalizio alla vita del cielo. La sua vicenda ci è nota attraverso le pagine dei Vangeli sinottici e di quello di Giovanni. Il racconto della nascita nel Vangelo di Luca è ricco si simbolismi, che sottolineano la straordinarietà del personaggio in ordine alla figura di Cristo.

Figlio della vecchiaia e della sterilità del sacerdote Zaccaria e di Elisabetta, Giovanni (il cui nome significa Dio è benigno) è cugino di Gesù. Ritiratosi nel deserto di Giuda (dove, forse, viene a contatto con la comunità essena di Qumran), vi inizia il suo ministero profetico, annunciando la prossimità del regno, l’imminenza del giudizio, e invitando al battesimo e alla conversione. Il messia delle sue attese è il giudice che battezza con il fuoco e con lo Spirito Santo, e separa il grano dalla paglia. Gesù entra nella sua cerchia ed è da lui battezzato. Giovanni riconosce in lui l’agnello di Dio e da qui inizia la missione autonoma di Gesù e la chiamata dei primi discepoli. Arrestato per ordine di Erode Antipa a causa dei ripetuti rimproveri mossi pubblicamente da lui nei confronti della condotta immorale del sovrano, Giovanni è imprigionato. Dal carcere, colto da qualche dubbio sulla messianicità di Gesù, così diversa da quella che aveva predetto, invia messaggeri al maestro di Nazareth per essere da lui rassicurato (Mt 11, 2-6). La risposta fornitagli gli chiarisce il carattere della visione messianica di Gesù. Giovanni viene, poco dopo, fatto decapitare da Erode, dietro richiesta della moglie Erodiade e della figlia di lei, Salomé.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.49, 1-6; Salmo 139; Atti degli Apostoli, cap.13, 22-26; Vangelo di Luca, cap.1, 57-66.80.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

Oggi il calendario ci porta anche la memoria di Vincent Lebbe, apostolo tra i cinesi. Ricordiamo anche p. Silvano Fausti, maestro spirituale.

Vincent Lebbe era nato a Gand, in Belgio, nel 1877 e aveva maturato la sua vocazione a missionario in Cina prestissimo, addirittura a undici anni. In Cina, di fatto, ci arrivò a tempo di record, subito dopo essere stato ordinato prete nella Congregazione della Missione (Lazzaristi), assumendo il nome di Lei-Ming-Yuan e propugnando, da subito, un metodo di evangelizzazione nel più assoluto rispetto della cultura locale, lontano da ogni imposizione di schemi di vita europei. Invece della sottana da prete, prese a vestirsi come un comune manovale cinese, compreso il tradizionale codino. Sosteneva inoltre la necessità di sviluppare una chiesa interamente cinese, con clero e vescovi autoctoni, fuori da ogni dipendenza dalla cultura e dominazione europea e per questo subì, con grande dignità e senso dell’obbedienza, ogni tipo di irrisione, umiliazioni, denigrazioni e continui trasferimenti. La sua attività, in ogni caso non conobbe sosta. Fondò il quotidiano Ichepao e alcuni altri periodici. Istituì la Société des Auxiliaires des Missions, i Piccoli Fratelli di San Giovanni Battista e le Piccole Sorelle di Santa Teresa, esponendo i principi della sua attività missionaria in Annales de la Mission. Quando si rese conto che era giunto il momento di un nuovo e decisivo passo, si recò a Roma e chiese udienza al papa Pio XI, ottenendo la nomina dei primi sei vescovi cinesi. Gli altri, i vescovi europei, gridarono al tradimento, ma non poterono farci nulla. Lui, ormai naturalizzato cinese, tornato in patria, quella scelta da lui, si dimise dalla Congregazione della Missione e entrò in quella da lui fondata. Stremato dalla fatica di tante iniziative, morì a Nanchino il 24 giugno 1940. Il governo cinese, dichiarando un giorno di lutto, volle onorare in Lei-Ming-Yuan (Tuono-che suona- a distanza), un grande cristiano e un grande patriota.

Silvano Fausti, gesuita bresciano e biblista, noto per i suoi corsi di lectio divina e la guida di esercizi spirituali, oltre che per aver dato vita con un gruppo di confratelli, alla fine degli anno Settanta, nella periferia di Milano, alla Comunità di Villapizzone, in cui vivono sei nuclei famigliari e una comunità di gesuiti, all’insegna della condivisione evangelica. Nato in Val Trompia il 2 gennaio 1940, Fausti era entrato nella Compagnia di Gesù il 5 gennaio 1960 ed era stato ordinato presbitero il 28 giugno 1968. Per 15 anni fu confessore del Card. Martini. Determinante, nella scelta di farsi gesuita, era stato l’esempio di suo zio, Giovanni Fausti, missionario della Compagnia di Gesù in Albania, fucilato il 22 febbraio 1946 sotto la dittatura di Enver Hoxha, assieme ad altri 37 albanesi. Beatificati tutti il 5 novembre 2016. P. Silvano è morto, dopo una lunga malattia, il 24 giugno 2015.

Prendendo spunto dal ricordo di P. Silvano Fausti, scegliamo di congedarci, offrendovi una pagina tratta dal suo libro “L’idiozia. Debolezza di Dio e salvezza dell’uomo” (Ancora). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Oggi, più che mai, tutto il mondo è paese. La terra è un’unica patria, con destino unico. C’è libero movimento di capitali, lavoro e prodotti. Il mondo è unificato, sotto lo scettro dei mercati finanziari … e della mafia! C’è un “regime globalitario”, la cui anima segreta è il dio profitto. Non è questa la bestia apocalittica, il cui numero di codice, senza il quale non si accede al mercato, è marchiato sulla fronte e sulla mano di tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi (Ap 13,16-18)? “Che fare?”, si chiedevano i primi credenti per salvarsi da questa situazione (At 2,37-40). Cosa proporre per la salvezza di questa nostra epoca? Un campo immenso è aperto alla fantasia, all’intelligenza e all’inventiva di tutti, per cercare e trovare, sperimentare e attuare modelli di vita solidale, adeguati alla situazione nuova. Non basta ripetere formule passate o principi che sono anche giusti, ma che non si sanno articolare con la complessità del reale. Ci deve essere un ripensamento che coinvolge tutti i livelli del pensare e dell’agire. Il tramonto delle ideologie rende più facile e necessario tale compito. Senza prospettive l’uomo regredisce e si rintana nell’animalità pura, tanto più distruttiva quanto più ricca di mezzi. “ Senza visioni i popoli muoiono!” Oggi il mondo è un solo popolo con un solo linguaggio. Come a Babele, qualunque cosa ci si proponga, non è impossibile realizzarla (Gen 1,16). Quale sarà il progetto? Il caos o la Pentecoste, l’orgia del potere o la festa della fraternità, il dominio della Bestia da tutti adorata, o il corpo del Figlio nella sua statura piena? Oggi è possibile una cosa e il suo contrario: distruggere tutto o vivere da fratelli, l’Anticristo o il Cristo totale. O, forse, il secondo viene necessariamente solo dopo il primo? Qualunque siano le scelte di altri – saranno probabilmente quelle di sempre! – il cristiano è chiamato a “rinascere dall’alto”. Deve, nella forza dello Spirito, fare giustizia agli oppressi, spezzare il dominio dell’idolo, rimettere al suo posto l’uomo, nella sua dignità di figlio di Dio, partendo dall’ultimo. Questo deve avere i diritti e le opportunità che ho io, suo fratello, qualunque sia la sua nazione, razza o condizione. Bisogna che tutti gli uomini di buona volontà collaborino per affrontare seriamente il complesso problema dei debiti del Terzo Mondo, ridisegnando le regole di un convivere planetario fondato sulla centralità della persona e della comunità. […] Il segno che si sta lavorando all’altezza della posta in gioco sarà quello di porre al centro della nostra programmazione colui che è escluso. Il povero, il piccolo, il vecchio e l’emarginato sono il Signore che viene a noi per il suo giudizio – che è il nostro stesso nei loro confronti (cf Mt 25,31-46). (Silvano Fausti, L’idiozia. Debolezza di Dio e salvezza dell’uomo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Giugno 2018ultima modifica: 2018-06-24T22:23:33+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo