Giorno per giorno – 08 Giugno 2018

Carissimi,
“Vennero i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua” (Gv 19, 32-34). Solennità del Sacro Cuore di Gesù. Il rischio di cadere in un devozionismo senza radici nella vita reale esiste sempre. Con effetti devastanti in ordine alla testimonianza del Regno. Soprattutto in tempi come questi, in cui il Sistema del dominio (col vangelo diremmo il “principe del mondo”) sembra estendere la sua influenza ovunque e affermarsi incontrastato, piegando alla sua logica quanti da tempo hanno abbandonato (o non hanno mai avuto) la fede radicata nell’annunzio di Gesù di Nazareth, ma anche molti di coloro che quella fede, mai sufficientemente maturata, purtroppo, dicono di professare. Abbiamo ancora negli occhi le immagini allucinanti e vergognose del cosiddetto rosario alle frontiere che, lo scorso ottobre, ha riunito un milione di polacchi in una crociata anti-migranti. Solo per dire quanto le devozioni, sacre e profane, si possano prestare (è successo sempre del resto, dai tempi di Costantino, e succede con tutte le religioni e ideologie) alla manipolazione di forze oscure interessate alla tutela di ben altri interessi, dietro lo schermo, in questo caso, dello scontro di civiltà. E i fedeli, più o meno teleguidati, convinti di proteggere il loro immaginario dio e, soprattutto, i loro piccoli interessi di bottega, sempre a cascarci. Sacro Cuore di Gesù. L’importante è “stare” al Vangelo, per leggere in quel cuore il racconto di un Dio che, precedendoci, ci viene incontro (viene incontro a tutti), gratuitamente si dona e incessantemente perdona. Convinto che, un giorno o l’altro, anche noi, che lo eliminiamo dalle nostre vite, o che indifferenti assistiamo alla sua morte nella morte che il Sistema commina a milioni di altri, alla fine ci convertiremo al suo cuore. E la storia comincerà a cambiare. Perché “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (v. 37).

Dunque, oggi, la Chiesa cattolica celebra la Festa del Sacro Cuore di Gesù, che, istituita su base locale nel 1765 da Clemente XIII, fu estesa da Pio IX, nel 1856, a tutta la Chiesa. Scrive Karl Rahner nel suo saggio dal titolo “Ecco quel cuore”: “Il termine cuore non significa già amore. Questo centro intimo e corporeo dell’essere umano personale, che confina col mistero assoluto, secondo la sacra Scrittura può essere anche perverso e costituire l’abisso insondabile, nel quale sprofonda il peccatore, che si rifiuta d’amare. Il cuore può restare vuoto di amore e può essere molto periferico ciò che si potrebbe chiamare ancora amore. L’uomo apprende per la prima volta che il più intimo della realtà umana è l’amore […] soltanto quando egli arriva a conoscere il Cuore del Signore. ‘Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini’: questa non è un proposizione analitica derivata dal concetto di cuore, ma la conseguenza sconvolgente della esperienza della storia della salvezza”.

I testi proposti alla nostra riflessione dalla liturgia della Festività odierna sono tratti da:
Profezia di Osea, cap.11, 1.3-4.8c-9; Salmo (Isaia 12, 2-6); Lettera agli Efesini, cap.3, 8-12. 14-19; Vangelo di Giovanni, cap.19, 31-37.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Il calendario eecumenico ci ricorda oggi le figure di Matta el Meskin (Matteo il Povero), monaco copto e maestro spirituale; August Hermann Francke, teologo, pedagogo e filantropo pietista; e Mohammed, profeta dell’Islam.

Jussef Scandar era nato a Benha, el Kaliobia (Egitto), il 20 settembre 1919. Laureatosi brillantemente in farmacia all’Università del Cairo, aveva intrapreso con successo la professione, garantendosi uno stile di vita ricco e invidiabile. Ma, a 29 anni, sentendo la chiamata del Signore che gli chiedeva tutto, lasciò ogni cosa ed entrò in uno dei monasteri più poveri dell’Egitto, Deir Amba Samuil, a Qualmun, dove vivevano ormai solo pochi monaci vecchi e malati. Fu allora che prese il nome di Matta el Meskin. Alla fine degli anni cinquanta, decise di compiere una scelta ancor più radicale, optando per la vita eremitica, nel deserto di Wadi El Rayan, dove, qualche anno più tardi cominciarono a raccogliersi attorno a lui giovani monaci desiderosi di vivere come lui la radicalità dell’evangelo. Nel 1969 la piccola comunità rispose positivamente all’invito del papa Cirillo VI che la voleva nel deserto di Wadi El Natroun, per dare nuovo vigore all’antico monastero di San Macario, abitato da soli sei monaci. In pochi anni il centro spirituale avrebbe conosciuto una sorprendente rinascita spirituale e materiale, arrivando ad ospitare oggi oltre cento monaci e richiamando dai luoghi più disparati pellegrini alla ricerca dell’Assoluto. Matta el Meskin è morto come oggi, l’8 giugno del 2006.

August Hermann Francke nacque a Lubecca (Germania) il 22 marzo 1663. Conseguito nel 1686 il dottorato in teologia all’università di Lipsia, vi divenne professore di ebraico due anni più tardi. Convertito assai presto alle idee di Philipp Jakob Spener, il fondatore del movimento pietista, creò, sull’esempio di quello, delle scuole per la spiegazione pratica e devozionale delle Sacre Scritture, aperte ai suoi concittadini. Osteggiato dall’ortodossia luterana, fu dimesso dall’insegnamento e esonerato dall’incarico di pastore. Accettò allora l’invito di Spener di insegnare lingue orientali nell’Università di Halle, e nel contempo assunse l’incarico di pastore in uno dei più miserabili sobborghi della città. L’impatto con la miseria del popolo, lo spinse a dedicare tutte le sue forze nella creazione di scuole per i figli dei mendicanti e diseredati, case di riposo per anziani e laboratori artigiani, seguiti da un orfanotrofio e infine dall’Istituto Biblico Canstein, dotato di una propria tipografia, che stampò e fece distribuire 80.000 Bibbie complete e 100.000 copie del Nuovo Testamento in soli sette anni. Nominato, nel 1715, pastore dell’importante chiesa di St. Ulrich e rettore dell’università di Halle, Francke morì l’8 giugno 1727. Le sue fondazioni, attive ancor oggi, furono decisive per lo sviluppo del missionariato luterano pietista del XVIII e XIX secolo.

Mohammed era nato alla Mecca verso il 570 d. C., figlio di Abdallah e di Amina. Rimasto orfano ancora bambino, fu accolto dal nonno paterno e in seguito adottato dallo zio Abd al-Muttalib, che lo introdusse nel mondo del commercio. Entrato al servizi della ricca vedova Khadija, accettò, successivamente, di sposarla. All’età di 35 anni, inquieto e insoddisfatto della vita che conduceva, Mohammed prese a rifugiarsi in una grotta del monte Hira vicino alla Mecca, dedicandosi alla meditazione. Dopo cinque anni di questa sua ricerca spirituale, la notte del 27 di Ramadan del 610 d.C. udì una voce che gli recitò e gli fece ripetere questa sura: “Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato, ha creato l’uomo da un grumo di sangue. Leggi, ché il tuo Signore è il Generosissimo, Colui che ha insegnato mediante il càlamo, che ha insegnato all’uomo quello che non sapeva” (Corano, XCVI, 1-5). Con questa rivelazione (cui seguirono le altre che costituiranno l’insieme del Corano), iniziava la missione profetica di Mohammed, che fu vista da subito come una minaccia dal potere economico che dominava la società meccana del tempo e come tale avversata duramente. Vedendosi abbandonato dal suo stesso clan hascimita, Mohammed decise di fuggire con i suoi discepoli a Yatrib (la futura Medina). Era l’anno 622, che divenne così il primo anno dell’era egiriana (da Hejira = espatrio). Fu redatto un Patto che, sottoscritto da tutti i gruppi presenti in città, dava vita alla Umma, la comunità politica dei credenti. Dopo una serie di battaglie ad esiti alterni, Mohammed e le sue truppe entrarono nel 630 alla Mecca, ponendo fine ai culti idolatrici che vi erano praticati. Stabilitosi nuovamente a Medina, Mohammed moriva, l’8 giugno 632, poche settimane dopo aver compiuto il suo ultimo pellegrinaggio alla Mecca. Qui aveva pressantemente invitato gli oltre centomila pellegrini presenti a non dimenticare i princípi da lui predicati: l’uguaglianza tra i popoli e le razze di tutto il mondo, il rispetto reciproco tra uomini e donne, la sollecitudine nei confronti dei subalterni, la fraternità tra i credenti, la pratica dei cinque pilastri dell’Islam (la testimonianza di fede nell’unico Dio, la preghiera, l’aiuto ai bisognosi, il digiuno solidale, il pellegrinaggio alla Mecca).

Oggi compie novantanni Gustavo Gutiérrez, teologo peruviano dell’ordine dei frati predicatori, fondatore della teologia della liberazione. Per l’occasione, papa Francesco gli ha inviato questo messaggio augurale: “In occasione del tuo novantesimo compleanno, ti scrivo per felicitarmi con te e assicurarti la mia preghiera in questo momento significativo della tua vita. Mi unisco alla tua azione di grazie a Dio, e ti ringrazio anche per il tuo contributo alla Chiesa e all’umanità attraverso il tuo servizio teologico e il tuo amore preferenziale per i poveri e gli emarginati della società. Grazie per tutte le tue fatiche e per il tuo modo di interpellare la coscienza di ciascuno, perché nessuno resti indifferente di fronte al dramma della povertà e dell’esclusione. Con questi sentimenti, ti incoraggio a proseguire nella tua preghiera e nel tuo servizio agli altri offrendo la testimonianza della gioia del Vangelo”. Sono anche i nostri ringraziamenti e auguri.

È tutto, per stasera e noi, prendendo spunto dalla festività odierna, noi ci si congeda, offrendovi in lettura, come già altre volte, in questa occasione, un brano di Hans Urs Von Balthasar, tratto dal suo “Il cuore del mondo” (Piemme). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non scandalizzatevi, voi tralci, alla vista della deformità del vostro ceppo e tronco. Non disprezzate la debolezza che vi rafforza. Poiché in me opera la morte, in voi la vita. Voi siete sazi, siete diventati già ricchi, siete arrivati a dominare senza di me! Fosse solo un dominio vero, potrei signoreggiare in voi! Ma mentre voi siete forti, io sono ancora debole; mentre vi pavoneggiate, io sono disprezzato; io soffro pur sempre la fame e la sete, la nudità e i flagelli, sono l’esiliato angariato dal lavoro, il maledetto che benedice, il perseguitato che sopporta in pazienza, il consolatore diffamato, la spazzatura del mondo, sono oggi ancora come sempre l’acqua di lavaggio in cui voi tutti vi lavate. E come disprezzate me, disprezzate anche i miei discepoli e inviati, perché anche in loro opera la stessa legge dell’impotenza, e poiché ogni vita ha principio nell’impotenza e perfino nella vergogna, ho assegnato loro il posto ultimo, come malfattori che vengono condannati a morte. Ma come io, crocifisso nella debolezza, vivo nella forza di Dio, così anche loro si dimostreranno vivi in me per la forza di Dio di fronte a voi. Giacché ecco, in essi ha cominciato a circolare la mia vita e a maturarli come i primi dei miei frutti. Come il cespo di fragole stende propaggini lunghe e dall’ altro capo si formano radici e in breve una nuova pianta, così anch’io ho moltiplicato il mio centro fecondo e ho formato altri nuovi centri fecondi nei cuori lontani. I miei figli diventano padri e dal sangue dei loro cuori nuove comunità fioriscono. Perché la mia grazia è sempre feconda, e il mio dono è la grazia di donare a sua volta. Nella generosità che dona e si spreca sta il mio tesoro, e mi possiede solo colui che mi distribuisce. lo sono appunto la Parola, e come si può possedere la Parola se non parlandola? (Hans Urs Von Balthasar, Il cuore del mondo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Giugno 2018ultima modifica: 2018-06-08T22:14:15+02:00da fraternidade
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