Giorno per giorno – 09 maggio 2018

Carissimi,
“Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà” (Gv 16, 13-15). Gesù aveva detto subito prima di avere ancora molte cose da dire, ma che i suoi non avrebbero potuto “portarne il peso” (v.12). A cosa si riferisse non è specificato; forse intendeva il peso, in tutta la sua crudezza, dell’apparente sconfitta della croce e il mortificante comportamento degli stessi discepoli in tale occasione. Solo la venuta dello Spirito, dopo l’evento della risurrezione, avrebbe illuminato loro e ogni generazione futura circa la verità che Gesù è stato e ha rivelato, che è la stessa verità del Padre e non altra. Quella stessa dedizione incondizionata e quella volontà di liberazione e salvezza per tutti, che agisce nella storia e oltre la storia, lo Spirito ci aiuterà (certo con una fatica immane, considerate la nostra ottusità di mente e durezza di cuore) a discernerla ogni volta e ad attualizzarla nella nostra testimonianza, moltiplicando così la gloria che ne deriva al Figlio e al Padre, per i quali la gloria è un’umanità che viva, libera e felice, in amore fraterno, nella cura del creato.

Il calendario ci porta oggi le memorie di Nicolaus Ludwig von Zinzendorf, riformatore religioso e sociale e quella di Luis Dalle, vescovo, amico dei poveri in Perù.

Nicolaus Ludwig von Zinzendorf nacque a Dresda il 26 maggio 1700 da una nobile famiglia austriaca protestante. Rimasto a sei anni orfano del padre, fu educato dapprima dalla nonna, Henriette Catharine von Gersdorff, e dal suo padrino di battesimo, Philipp Jakob Spener, fondatore del movimento pietista. Studiò nell’ambiente pietista di Halle, sotto la guida di August Hermann Franke, fondatore delle famose scuole di carità. Laureatosi in Legge, nel 1719, viaggiò per qualche tempo attraverso la Francia e i Paesi Bassi, dove strinse amicizia con persone di altre confessioni religiose, inclusi cattolici. Cominciò allora a pensare alla possibilità di operare in vista dell’unione tra le chiese. Stabilitosi a Dresda, dove sposò Erdmute Dorothea Reuss, da cui avrebbe avuto dodici figli, otto dei quali morti in tenera età, lavorò per qualche anno in un ufficio governativo di affari giuridici. Subentrato come proprietario nella tenuta della nonna, a Berthelsdorf, decise di mettervi in pratica le idee pietiste di Spener. Nel maggio 1722, accolse un gruppo di Fratelli Boemi, mettendo a loro disposizione una parte del terreno, che ribattezzò Herrnhut (“Pascolo del Signore”), perché potessero liberamente praticare la loro fede. Ad essi seguirono altri dissidenti religiosi, e, più tardi, lui stesso vi si trasferì con la famiglia, come predicatore laico, redigendo nel 1727 regole comuni per la comunità che si era venuta a formare. Desideroso di dare ad essa un impulso missionario, prese gli ordini religiosi nel 1734 a Tubinga e nel 1737 fu nominato vescovo moravo dal predicatore della corte di Berlino. A partire da allora, missionari furono inviati in numerose regioni di Europa, America, Asia, Africa. Lo stesso von Zinzendorf si impegnò nella fondazione di comunità in Germania, Olanda, Inghilterra, Irlanda e America. Nel 1750 fissò la sua residenza a Londra, ma, cinque anni dopo, dovette far ritorno a Herrnhut, per alcune difficoltà finanziarie della comunità. In quel periodo fu colpito da gravi lutti familiari, compresa la perdita della moglie, nel 1756. Risposatosi nel 1757 con Anna Caritas Nitschmann, dopo solo tre anni, colto da una grave malattia, morì il 9 maggio 1760. La Chiesa Morava conta oggi 700.000 fedeli, la maggior parte dei quali vive nel Terzo Mondo (200.000 nella sola Tanzania).

Luis Dalle, “Lucho”, era nato in Francia nel 1922, in una famiglia di quindici figli, di cui tre divennero preti, due religiosi e due religiose. Nel 1944, fu inviato nel campo di concentramento nazista di Buchenwald, da cui fu liberato ridotto in fin di vita. Fu un’esperienza tremenda, in cui sperimentò sulla propria pelle cosa significa essere privato di tutti i diritti umani. Missionario francese della Congregazione dei Sacri Cuori, nel 1947, fu inviato in Perù, dove svolse il suo ministero dapprima a Lima, e poi, a partire dal 1968, nel Sud Andino. Nel 1972 venne nominato vescovo della Prelazia di Ayaviri. Profondo conoscitore della realtà peruviana e ecclesiale, “Lucho” seppe inserirsi con molta semplicità tra le popolazioni indigene del Sud andino, valorizzandone la cultura e rivendicando i loro diritti e la loro dignità calpestati quotidianamente. Visse con passione i cambiamenti proposti da Medellín e Puebla, come lettura latinoamericana del Concilio Vaticano II. Morì a 60 anni, il 9 maggio, in un incidente stradale: il vecchio autobus, carico di contadini, su cui viaggiava, cadde in un precipizio. Morì anonimamente, come uno qualunque della sua gente, spogliato del suo anello pastorale, della camicia e dei sandali, corpo irriconoscibile, in paziente attesa con gli altri di essere riconosciuto, due giorni dopo, nell’obitorio di Arequipa. Ma Lui l’aveva riconosciuto da subito. Perché era in compagnia dei suoi poveri.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.17, 15.22 -18, 1; Salmo 148; Vangelo di Giovanni, cap.16, 12-15.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

Oggi, da voi, viene celebrata la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. La data prescelta ricorda il sacrificio della vittima forse più nota, Aldo Moro, ma il ricordo si estende a tutte le innumerevoli vittime indiscriminate dello stragismo nero – perfettamente coerente con i presupposti ideologici dei suoi autori e ispiratori – e a quelle per lo più “mirate” dell’odio demente delle Br e delle formazioni emule. Che, con la “appropriazione indebita” dei valori della Resistenza e dell’antifascismo, riuscì a pregiudicare, più di quanto non abbiano fatto i suoi avversari, lo sviluppo democratico del vostro Paese. La celebrazione intende restituire alle vittime lo spazio dovuto nella vita pubblica della Comunità, riflettendo sulla stagione drammatica di quegli anni, e insieme ricordando, certo, gli inimitabili esempi morali di alcuni, ma anche le vite semplici spese nel lavoro al servizio della famiglia e della collettività, e nel coltivare gli affetti dei più.

Il nove di maggio, noi si ricorda sempre, il compleanno di alcune persone che ci sono particolarmente care. Tra loro un amico prete, di cui ripetiamo spesso che, se la presenza fisica quasi scompare, tanto è minuto, tanto più corposa e viva è la Presenza che egli si porta dentro e manifesta. Di lui, nel congedarci vi proponiamo una pagina del suo “Ospitando libertà” (Centro ambrosiano). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Per Gesù c’è il sogno di una terra altra, che non è quella della sfilata dei carri armati, è quello della festa per le strade, dove ognuno ha il suo spazio, dove ognuno ha la sua voce, dove ognuno ha il suo gesto, dove ognuno può esprimersi, dove ognuno può lasciare spazio alla sua creatività, dove onorata è la fiducia, il rispetto, la gratuità. Gesù non incute terrore, non soffoca la creatività, la fa esplodere, è il re, ma nel nome del Signore, nel nome di un altro ordine, un altro ordine che alcuni chiamano disordine. Vedete, gli arroganti possono sì conquistare una terra, ma una terra di occupazione. I miti al contrario l’avranno come eredità, come dono insperato della loro mitezza, l’avranno in benedizione. Una terra che incontri ogni volta che incroci non personaggi ma donne e uomini, non il dominio ma la tenerezza, non l’esibizione ma la segretezza, non la competizione ma il dare il passo, non la condanna ma la misericordia, non l’interesse ma la gratuità, non la distanza ma la condivisione, non il grido che zittisce ma la stima che fa parlare, non l’ossessione dei confini ma lo sconfinamento, non il possesso della verità ma l’adorazione, non un regime da schiavi ma la terra dei liberi, non l’appiattimento ma il sussulto, non l’assenza dei sentimenti ma la passione. Incroci la bellezza dei miti del Vangelo. (Angelo Casati, Ospitando libertà).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 09 maggio 2018ultima modifica: 2018-05-09T22:54:03+02:00da fraternidade
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