Giorno per giorno – 19 Aprile 2018

Carissimi,
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51). Nel pomeriggio, alla chácara di recupero, dicevamo che questo unico versetto (certo, come anche altri!) rappresenta il nucleo fondante della nostra fede. In esso sono ripresi insieme il mistero dell’incarnazione e quello della passione e morte del Signore, inseriti in un unico progetto-finalità d’amore, che è la vita del mondo. Credendo nel quale, cibandosi del quale, assimilando il quale, assumendo il quale come nostra maniera d’essere, partecipiamo già da ora alla vita di Dio. La vita del mondo, non semplicemente la nostra, della nostra famiglia, paese, chiesa o religione. Prendere o lasciare. Esigenza di una vita che segni il passaggio (pasqua) ad una esistenza nel corpo del Risorto.

Il martirologio latinoamericano ci porta oggi la memoria di Joana Tum de Menchu, martire per la giustizia in Guatemala. Noi ricordiamo anche il Massacro dei Conversos di Lisbona.

Juana Tum de Menchu era catechista e parteira di una comunitá indigena del Quiché. Sposata a Vicente, anche lui catechista e leader di comunità, ebbe undici figli, di cui due morirono ancora piccoli, vittime della miseria e della fame; un altro, Patrocinio, sedicenne, anche lui catechista, fu sequestrato dall’esercito, il 9 settembre 1979, torturato brutalmente e ucciso. Il 31 gennaio del 1980 fu la volta di Vicente, bruciato con altri 36 compagni, nel rogo dell’Ambasciata di Spagna, da loro pacificamente occupata per denunciare all’opinione pubblica mondiale l’espropriazione arbitraria delle terre indigene e la repressione governativa. Juana fu sequestrata il 19 aprile 1980, violentata, torturata e lasciata poi morire dissanguata. Un altro figlio, Victor sarebbe stato ucciso dall’esercito, l’8 marzo 1983. Una figlia, Rigoberta Menchu, che ha saputo dar voce alla cultura, alla sofferenza e alla resistenza del suo popolo, è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, nel 1992.

Il 19 aprile 1506 scoppiarono a Lisbona, fomentati dalla predicazione di alcuni frati domenicani, una serie di tumulti contro i conversos (ebrei convertiti). Circa diecimila abitanti della città, cui si aggiunsero marinai tedeschi, olandesi e francesi, entrarono nel quartiere dove i conversos abitavano e massacrarono uomini, donne e bambini. Furono accesi numerosi roghi nella città e vi furono bruciati molti già morti ed altri ancora vivi. Il massacro ebbe fine solo il 23 aprile. Il numero delle vittime oscillò tra tre e quattro mila.

Oggi si celebra la Giornata Panamericana dell’Indio, votata dal 1° Congresso Indigenista inter-americano, riunito in Messico il 19 aprile 1940. Mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e l’azione dei governi per ciò che concerne la salvaguardia e la valorizzazione delle culture autoctone, la tutela delle terre tradizionalmente occupate dagli indigeni e la loro protezione contro gli atteggiamenti predatori, di cui da secoli sono vittima.

Il 19 aprile 2015 si spegneva Elio Toaff, già rabbino capo della comunità ebraica di Roma, “uomo di pace e di dialogo”, come lo ha definito papa Francesco. Vogliamo ricordarlo con le parole di Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane: “Piangiamo in lui la scomparsa di un uomo straordinario. Un punto di riferimento, un leader, una guida spirituale in grado di segnare il suo tempo e il tempo delle generazioni che ancora verranno. I gesti e gli insegnamenti che hanno caratterizzato il magistero e la lunga vita del rav Toaff rappresentano infatti uno dei momenti più alti nella storia, non solo dell’ebraismo italiano ma dell’umanità intera”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.8, 26-40; Salmo 66; Vangelo di Giovanni, cap.6, 44-51.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Prendendo spunto dal ricordo del Rabbino Elio Toaf, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura una pagina del maggior studioso di Talmud esistente, Rabbi Adin Steinsaltz. Tratta dal suo libro “Parole semplici” (Utet), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La speculazione teologica e filosofica più avanzata, oggi come oggi, non potrebbe fornire alla domanda: “Che cos’è Dio?” una risposta diversa da quella che sarebbe in grado di dare un neonato: “Dio è la totalità di ogni cosa”. I mistici dicono di Dio esattamente ciò che ogni bambino sa: secondo l’espressione dello Zohar: “Dio, Tu sei la pienezza di tutto”. Interpretare Dio come “pienezza di tutto” è abbastanza semplice, e non è un’immagine antropomorfica di Dio. Non è una figurazione che le persone possono visualizzare mentalmente: si tratta anzi di una modalità di comprensione del Divino che non deroga troppo dall’attributo dell’invisibilità. D’altra parte, è pur sempre una nozione molto astratta e difficile da esprimere con parole. I neonati sono di norma troppo giovani per poter esprimere compiutamente il loro credo e all’epoca in cui sarebbero in grado di farlo – ossia quando sviluppiamo la coscienza e il linguaggio – non possono ormai che percepire il mondo come una congerie di elementi disgiunti. Forse il bambino comprende per tempo l’unità e, se nessuno lo priva di questa fede elementare, egli continuerà a serbarla dovunque si troverà e per tutta la vita. Il segreto della fede non sta nell’attendersi miracoli o grandi esperienze mistiche, ma piuttosto nel serbare intatta dentro di noi la nozione che già possedevamo al momento della nascita. Anziché aggiungerne di nuove, dobbiamo alleggerirci di una quantità di cose superflue, parole e idee inutili. Se siamo in grado di giungere al nocciolo delle cose, e a sviluppare con ogni cura i punti più fondamentali delle nostre riflessioni sull’argomento, potremo renderci conto del fatto che Dio è sempre esistito dentro di noi. (Adin Steinsaltz, Parole semplici).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 19 Aprile 2018ultima modifica: 2018-04-19T22:37:32+02:00da fraternidade
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