Giorno per giorno – 01 Settembre 2017

Carissimi,
“Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono” (Mt 25, 1-5). Lo sposo, ci dicevamo stasera nelle chiesetta dell’Aparecida, arriva ad ogni momento, per celebrare le nozze del Regno [tra Dio e l’umanità]. Arriva sotto le spoglie di coloro che Gesù ci indica nella parabola del Giudizio finale (Mt 25, 31-46): affamati, assetati, stranieri, ignudi, malati, carcerati. A preparare, annunciare, celebrare questo incontro la Chiesa, nelle sue comunità e nei suoi fedeli (le dieci fanciulle scelte come testimoni) è stata costituita e inviata (“uscirono incontro allo sposo”). Solo che, quando concretamente, lo sposo si fa vicino, c’è chi si dà da fare, accende la lampada della sua fede, alimentandola con l’olio della carità, e c’è, invece, chi, di quell’olio, è privo, ripiegato su se stesso, pensando che la salvezza sia un affare privato, acquistabile a poco prezzo al mercato delle pie devozioni o di qualche dubbia identità che si rifaccia a tradizioni culturali, famigliari o folcloristiche. A costoro, che avranno cercato, magari all’ultimo momento, di rifornirsi di un olio adulterato, lo Sposo, non riconosciuto nell’identità dei suoi, non potrà, ogni volta, che dire: Non vi conosco. E chissà che un giorno imparino la lezione.

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Jesus Jiménez, martire del popolo crocifisso di El Salvador.

Jesus Jiménez, che gli amici chiamavano Chus, era un contadino, catechista e animatore di comunitá ad Aguilares. Era stato “scoperto” da padre Rutilio Grande, che aveva risvegliato in lui un amore profondo per il Signore e per i suoi fratelli e l’aveva designato, nel 1973, quando aveva ventisei anni, delegato della Parola. Lui aveva preso sul serio il suo ministero e, da subito, non si era dato pace. Era sempre in movimento, per visitare le sue comunitá, camminando a volte per ore, per raggiungere le località più isolate, aiutare a riflettere sul Vangelo, visitare gli infermi, portare l’Eucaristia. Dopo l’ondata di repressione violenta scatenata nel 1977, che costò la vita anche al padre Rutilio, prese l’abitudine di dormire fuori casa, anche per non mettere a repentaglio la vita della moglie e dei quattro figli. Una pattuglia della Guardia Nazionale lo fermò il pomeriggio del 1° settembre 1979, lo trascinò, mani e piedi legati, fino ai locali della parrocchia di El Paisnal, dove lo finì a colpi di arma da fuoco. Solo a notte, fu possibile alla moglie e ad altre donne recuperarne il corpo, per vegliarlo assieme alla comunità riunita in preghiera. Jesus aveva trentadue anni.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera ai Tessalonicesi, cap.4, 1-8; Salmo 97; Vangelo di Matteo, cap. 25, 1-13.

La preghiera del venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui e, prendendo spunto dalla memoria di Jesus Jiménez, vi offriamo in lettura una pagina del teologo salvadoregno jon Sobrino. Tratta dal suo libro “Tracce per una nuova spiritualità” (Queriniana), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La vita dei poveri e la sua difesa sono fondamentali nella rivelazione di Dio e nella risposta ad essa. A seconda di come si guardino, si tratta di un minimo o di un massimo. Non è tutto, ma è fondamentale. Ricordiamo dapprima perché non è tutto, dato che questo è ciò che viene considerato sommamente pericoloso per chi prosegue questo cammino. Non è tutto per i poveri stessi, perché anch’essi sono limitati e peccatori, anche se di quel peccato di debolezza che nel vangelo viene perdonato, misericordiosamente compreso e chiaramente distinto dal peccato fondamentale dell’oppressione; perché, liberati in qualche modo dalla loro povertà, possono trasformarsi in piccoli oppressori, e perché – in ogni caso – Dio vuole per loro la vita in pienezza, che vive anche della parola di Dio e non soltanto di pane. Non vi è dunque idealizzazione a priori della vita dei poveri, anche se bisogna aggiungere che sono anche loro, in moltissime occasioni, che – mancando di vita materiale – costituiscono i migliori esempi di spirito cristiano, di fede e di speranza, di dedizione e fortezza, di riconciliazione e perdono. Non lo è per tutti coloro che difendono la vita dei poveri, perché tale difesa, anche se estremamente necessaria, urgente, buona e giusta, è fatta anch’essa da uomini, e vi si può introdutte la hybris umana: nella sua realizzazione, ha bisogno di essere compiuta con lo spirito di Gesù, con lo spirito delle beatitudini, col carattere della gratuità; poiché la difesa della vita è lotta, e la lotta tende sempre a generare dei sottoprodotti negativi; perché la vita si estende ad altri livelli, che non sono il rigido livello della sopravvivenza. Di nuovo, non vi è idealizzazione a priori della difesa della vita dei poveri; anche se – ancora di nuovo – coloro che la compiono sono spesso migliori esempi di questa vita in pienezza, con fede e speranza, con preghiera e liturgia, che – si presume – vorrebbero mutilare. Deve comunque risultare chiaro che la volontà di Dio e la realtà dell’azione di Dio desiderano la vita dei poveri in un contesto di vita piena; la liberazione dei poveri in un contesto che culmina nell’allenza con essi; la liberazione di un popolo nel contesto del suo rendersi popolo di Dio, in cui ogni uomo può trovare l’altro come fratello e Dio come Padre. (Jon Sobrino, Tracce per una nuova spiritualità).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Settembre 2017ultima modifica: 2017-09-01T22:14:21+02:00da fraternidade
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