Giorno per giorno – 07 Agosto 2017

Carissimi,
“Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare. Ma Gesù rispose: Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare. Gli risposero: Non abbiamo che cinque pani e due pesci!” (Mt 14, 15-17). Ecco la missione che ci deriva da ogni Eucaristia: “Date loro da mangiare!”. Già, ma noi abbiamo così poco, che basta a malapena per noi. Non è vero, anzi, questa percezione, se confermata ostinatamente, è già segno che si ha molto e che gli si è protervamente attaccati. I poveri che hanno poco per davvero scoprono presto che il poco basta e avanza anche per chi è improvvisamente sopraggiunto e reclama, quando reclama, la sua parte alla mensa comune. Ora, chi cristiano non è, può anche fare orecchie da mercante alla voce che nasce dalla coscienza di chi è semplicemente uomo – ed è l’invito dell’uomo Gesù: “Date loro da mangiare” -, ma chi si dichiara suo discepolo proprio non può. Deve spendersi tutto, porre tutto in comune, perché chi ha bisogno non sia spinto via a mani vuote. Dalla disponibilità e dall’esempio di pochi può succedere di tutto. Da chi si ciba consapevolmente di Colui che si è fatto per intero dono, ci si può attendere che veda trasformata la propria vita e, via via, quella della sua famiglia, comunità, chiesa, società. E, persino la storia del mondo. Ma, per restare a noi, noi come la mettiamo quanto a disponibilità e a condivisione?

Oggi è memoria di Rabindranath Thakur (anglicizzato in Tagore), filosofo, poeta e mistico indiano.

Nato a Calcutta, il 6 maggio 1861, figlio di una famiglia di riformatori religiosi e sociali, che in tutte le maniere cercava di liberare l’India dai pregiudizi millenari che opprimevano il popolo, Rabindranath fu mandato, diciassettenne, in Inghilterra, per compiervi gli studi di Diritto; vi rimase un anno e mezzo, studiando però letteratura e musica. Tornato in patria, partecipò ai movimenti per l’indipendenza della India, ma quando questi imboccarono la via della violenza, se ne allontanò. Si rivelò presto poeta, musicista, teatrologo, novelliere e filosofo, profondamente identificato con la natura, innamorato della sua gente e, soprattutto, aperto all’infinito. Una serie di lutti, assai dolorosi lo segnarono profondamente nei primi anni del nuovo secolo: nel 1902 gli morì la moglie ventinovenne, Mrnalini, che gli aveva dato cinque figli, nel 1904 fu la volta di una figlia, l’anno successivo del padre e infine, nel 1907, perse il figlio minore. Notevole fu nella sua formazione l’influsso del misticismo dei sufi islamici e dell’insegnamento di Gesù, oltre che naturalmente del pensiero upanishadico. Per lui, la via migliore all’unione completa con Dio consiste nel donarsi con gioia all’amore e al servizio degli altri. Nel suo capolavoro, Gitanjali, scrisse: “Dammi la forza, o Signore, di non rinnegare mai il povero, / di non piegare le ginocchia di fronte al l’insolenza dei potenti”: vorremmo fosse il nostro programma di vita. Premio Nobel per la letteratura nel 1913, morì il 7 agosto 1941, acclamato da Gandhi come il “grande maestro” e riconosciuto da tutti gli indiani come il “sole dell’India”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro dei Numeri, cap.11,4b-15; Salmo 81; Vangelo di Matteo, cap.14, 13-21.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del sangha buddhista.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi una poesia di Rabindranath Tagore, tratta dalla sua raccolta Gitanjali. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Se tu non parli /riempirò il mio cuore del tuo silenzio / e lo sopporterò. / Resterò qui fermo ad aspettare come la notte / nella sua veglia stellata / con il capo chino a terra / paziente. // Ma arriverà il mattino / le ombre della notte svaniranno / e la tua voce / in rivoli dorati inonderà il cielo. / Allora le tue parole / nel canto / prenderanno ali / da tutti i miei nidi di uccelli / e le tue melodie / spunteranno come fiori / su tutti gli alberi della mia foresta. // (Rabindranath Tagore, Gitanjali 19).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Agosto 2017ultima modifica: 2017-08-07T20:53:29+02:00da fraternidade
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