Giorno per giorno – 23 Maggio 2017

Carissimi,
“E quando [il Paraclito] sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato” (Gv 16, 8-11). Ogni volta che ci imbattiamo in queste parole alquanto enigmatiche, che Giovanni inserisce nell’ultimo discorso di Gesù ai suoi, sentiamo il bisogno di fermarci, per cercare di coglierne il senso, e meno male che la liturgia ce le ripropone ogni anno di nuovo, perché sono parole che interpellano direttamente il nostro vissuto. Spesso noi perdiamo un po’ la cognizione di cosa sia il peccato, portati come siamo a uniformarci ai criteri altalenanti della morale corrente, e perciò di cosa sia, di volta in volta, la cosa giusta da fare, e di quale giudizio ci debba guidare rispetto alla realtà in cui viviamo. Le parole di Gesù, che ci addita l’azione dello Spirito nella nostra vita e nella vita della comunità, ci aiutano a capirlo. Egli, dice Gesù, al suo sopraggiungere, farà capire al mondo (qui inteso nel suo senso buono, di umanità) in cosa consiste il peccato: nel rifiutare l’agire del Figlio come rivelazione della verità di Dio e della vocazione dell’uomo; quale sia la giustizia che dobbiamo perseguire: assumere come guida della nostra vita la verità di colui che, nel dono che ha fatto di sé sulla croce, è stato riconosciuto come Figlio dal Padre e assunto per sempre con Lui; e quale sia il giudizio che dobbiamo portare sul mondo (qui inteso come sistema del dominio, che nega la dimensione fraterna, cristica, del convivio umano): un giudizio di condanna, che attende di avere la sua convalida nelle nostre scelte e nei nostri comportamenti concreti. Stasera, ci chiedevamo se noi lasciamo davvero allo Spirito libertà di azione e di ispirazione nei nostri confronti, o se preferiamo farci sordi ai suoi richiami, per operare scelte più comode e più in linea con il così fan tutti.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Girolamo Savonarola, riformatore della Chiesa.

Girolamo Savonarola era nato a Ferrara il 21 settembre 1452 da Niccolò e da Elena Bonaccorsi. Nel 1474, lasciata la città, piuttosto disgustato da come andavano le cose del mondo e della chiesa, si recò a Bologna e chiese di entrare tra i domenicani. Cominciò in quegli anni a scrivere il “De ruina ecclesiae”, in cui trattava apertamente lo stato di decadenza del clero e la necessità di una sua rigenerazione. Negli anni seguenti, Savonarola viaggiò, predicando, tra Firenze, Bologna, Ferrara, Genova e Brescia, fino a quando nel 1491 fu designato priore del Convento di san Marco a Firenze. Senza timore di andar controcorrente, riprese e approfondì le sue tematiche di sempre, denunciando la corruzione degli ambienti ecclesiastici dell’epoca e il paganesimo della corte pontificia, chiamando i suoi concittadini e la Chiesa tutta ad uno stile di vita più austero, che si distanziasse dall’esasperato edonismo, dai lussi e dagli sprechi, che caratterizzavano le classi più ricche. Con la fondazione della repubblica fiorentina, appoggiò una riforma della Costituzione in senso “demo-teocratico”, che vide l’abolizione del lusso e dell’usura, la creazione di un Monte di Pietà, per prestiti a basso interesse, l’introduzione di un’imposta sulle proprietà fondiarie, l’istituzione di un Consiglio Maggiore, con ampi poteri sul piano legislativo, giudiziario ed esecutivo. Entrato in conflitto col papa Alessandro VI, a cui il Savonarola rimproverava i costumi corrotti, fu diffidato, nel 1495, dal continuare la sua predicazione e dichiarato eretico. Gli antichi e nuovi avversari politici, al servizio dell’oligarchia o comunque insofferenti del suo rigorismo morale, giocando anche su taluni eccessi del “nuovo corso politico”, riuscirono a seminare il malcontento tra i Fiorentini che erano stati minacciati dal Papa di interdetto. Nel 1498 una folla di facinorosi diede l’assalto al convento di S. Marco. Savonarola venne catturato ed in seguito torturato e sottoposto a ben tre processi, con l’accusa di eresia ed impostura, alla presenza degli inviati papali. Il tutto si concluse con la condanna sua e di altri due confratelli, frate Domenico e frate Silvestro, ad essere impiccati ad una croce e bruciati: tale sentenza fu eseguita il 23 maggio di quello stesso anno nella Piazza della Signoria e le loro ceneri vennero sparse nell’Arno.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.16, 22-34; Salmo 138; Vangelo di Giovanni, cap.16, 5-11.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Girolamo Savonarola, tratto dalla sua “Predica sopra Michea”, tenuta il 27 giugno 1496. In esso prende spunto dal primo versetto del secondo capitolo della profezia che dice: “Guai a coloro che meditano ciò che è vano e e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell’alba lo compiono, perché in mano loro è il potere” (Mi 2, 1). Che non è poi così lontano da quanto succede ai nostri tempi. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
In che hai tu confidenza, Italia? La forza non viene dal corpo in quanto corpo, ma dalla virtù che vi è dentro. Italia, tu ti confidi in rocche, in squadre, in fortezze, in mura ed in tutte queste cose corporali, ed io ti dico che la forza non sta nel corpo in quanto corpo. Poni qui un po’ di fuoco e una casa piena di legna, chi avrà maggior forza, questo poco di fuoco o tutta quella legna? Certamente maggior virtù avrà il fuoco benché egli abbia una dimensione minore, è consumerà quella per la sua virtù. Italia, in che ti confidi tu, dunque? Dov’è la tua virtù? Io ti dico, Italia, intendimi bene. Che Dio t’ha tolta la virtù. L’Italia non ha più virtù. Italia, tu non hai la mano di Dio con te. Uno solo di quelli che farà venire Dio, ne fará tremare mille di quelli d’Italia, e cinque cinque mila, e dieci dieci mila. O cattivi di Firenze, in che vi confidate voi? In che avete la vostra speranza? Io vi dico che siete spacciati. Confidate pure in quello che volete, perché voi pensate cosa inutile. Tutti i vostri Consigli, le vostre rocche, le vostre squadre sono inutili, voi vi affaticate invano. Dio solo è quello che è utile. Voi lasciate la penitenza, voi lasciate il vostro remedio e vi applicate a cose inutili. Veh igitur qui cogitatis inutile. Io ve l’ho detto, guai a voi che pensate cose inutili. Italia, io te l’ho detto, non manca da me, ma da te, che non vuoi il rimedio. Tu ti confidi in cose inutili, il medico t’ha voluto dare la medicina che ti sarebbe stata utile, tu non l’hai voluta Rammaricati dunque di te. […] O cattivi, voi non dormite mai ne di giorno né di notte, anzi sempre pensate a fare male. Ve ne state nei vostri letti e pensate di lussuria, pensate a opprimere i poveri, e voi operate non a caso, ma per malizia, pensando di fare male e in che modo potete guastare le cose di Dio. E non vi basta fare il male e per malizia, ma anche velocemente, e appena viene la luce del mattino, andate ad adempiere e mettere ad effetto questo male. (Girolamo Savonarola, Predica sopra Michea).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Maggio 2017ultima modifica: 2017-05-23T23:14:36+02:00da fraternidade
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